Dragon’s Dogma II – Anteprima

La nuova creatura di Capcom è pronta a fare fuoco e fiamme.

Dragon’s Dogma II

Dragon’s Dogma II è senza ombra di dubbio uno dei prodotti più interessanti e ambiziosi che si sono affacciati sulla scena videoludica durante questo caldissimo periodo per il medium. Il Summer Game Fest, di cui vi ho già parlato ha portato una grandissima ventata d’aria fresca e tantissimo ottimismo e, sicuramente, la nuova creatura di Capcom ne è sicuramente uno degli alfieri più scintillanti e potenti.

D’altronde, e lo dico senza troppi giri di parole, il primo Dragon’s Dogma è una delle produzioni più affascinati, complete e appaganti del settore, ma allo stesso tempo è anche una delle più sottovalutate, anche e soprattutto a causa di alcune mancanze (anche pesanti) che ne hanno influenzato negativamente lo sviluppo e soprattutto la resa finale agli occhi del consumatore.

Per tal motivo, quando il fuoco del drago illuminato ha illuminato la scena e ha alzato definitivamente il sipario sul sequel del titolo uscito nel 2012 (con Dark Arisen, la gigantesca espansione, che ha limitato parecchi dei suoi difetti circa un anno dopo) il mio cuore, seppur in qualche modo rimasto ancora infilato tra gli artigli della titanica bestia, su quella spiaggia tanto bella quanto spaventosa, si è subito lasciato spazzare via dal boato dei ricordi e della nostalgia.

Dragon’s Dogma è un prodotto a cui sono fortemente legato. Del resto, è stato uno dei primi titoli che ho condiviso con la mia compagna, e allo stesso tempo uno dei prodotti che, per svariate ragioni, ho finito con il dimenticare in maniera troppa frettolosa. Proprio per questo motivo, questa sorta di “seconda chance” mi ha restituito una sensazione di affetto inspiegabile, un po’ come l’ abbraccio di un amico che non vedevi dai tempi delle scuole medie.

Considerando anche, poi, che Capcom, almeno sul piano dello sviluppo dei titoli, non sta sbagliando un colpo, beh, è chiaro che mi sento di dormire sonni piuttosto tranquilli. Sarà veramente così? È presto per dirlo ma, intanto, voglio provare a fare un’analisi squisitamente parziale sul gioco, basandomi sulle poche informazioni che al momento sono state fornite.

Dragon’s Dogma II: harder, better, stronger…larger!

Il primo Dragon’s Dogma aveva dalla sua una grandissima voglia di fare, che a volte ha sfociato nello spettro dello strafare. A livello narrativo e tematico, il lavoro di Capcom è risultato sin da subito encomiabile, per quanto mai veramente e completamente originale.

Affondando le sue radici nel fantasy più puro possibile, Dragon’s Dogma è riuscito a portare su schermo un racconto dai toni cupi e oscuri, fatti di morte, distruzione, profezie ingombranti e in generale tutti quei temi ritrovabili nei prodotti del genere, ma ha saputo comunque incastonarli molto bene all’interno di un mondo di gioco coerente e ben coeso, anche sul fronte videoludico.

Proprio per tal motivo, ne sono convinto, Capcom ha deciso di non stravolgere questo aspetto della produzione e, anzi, di utilizzarlo come base di partenza per quello che, potenzialmente, si prospetta un sequel più o meno diretto, o comunque fortemente legato all’universo narrativo creato ormai dieci anni fa.

È proprio da qui che voglio partire, voglio sottolineare questo aspetto che reputo molto importante, soprattutto per quelli che approcceranno il titolo in maniera vergine e incontaminata. No, non sto dicendo che sarà fondamentale avere conoscenza del primo capitolo e averlo spolpato a dovere per riuscire a catturare tutti i crismi narrativi e tematici del mondo di gioco di Dragon’s Dogma II, ma credo comunque che la scelta di lavorare in continuità sia comunque molto intelligente e, in qualche modo, la vedo come una sorta di omaggio e di ringraziamento a tutti quelli che sono rimasti fedeli all’Arisen e alla sua epopea.

Questo è un aspetto non da poco conto, anzi, anche perché, e lo dicevo anche prima, a livello narrativo Dragon’s Dogma è veramente ricchissimo e sfaccettato e, almeno da un primissimo approccio avuto finora, il secondo capitolo sembra avere tutte le carte in regola per sovrastare il suo predecessore.

Dragon’s Dogma II

Mi è bastato fondamentalmente poco per capirlo. La ricchezza delle ambientazioni, il fascino delle creature, le molteplici razze ed etnie che popolano le gigantesche tanto le sfarzose città quanto gli enormi e floreali boschi sono la prova di un lavoro potenzialmente smisurato, capace di ampliare a dismisura quello che è un mondo di gioco già di per sé ricco di cose da vedere e da vivere e che qui sembra avere assunto dimensioni a dir poco smisurate.

Il dialogo, il saper ascoltare gli altri, il saper comprendere le necessità altrui, del resto, sono stati dei punti fondamentali anche del primo capitolo e in questo Dragon’s Dogma 2 sembrano destinati ad avere un ruolo ancor più importante e centrale. L’avevo fiutato, lo ammetto, ma poi gli sviluppatori hanno in qualche modo confermato la mia ipotesi, e ne sono veramente molto contento.

Dragon’s Dogma II strizza l’occhio in maniera convinta a produzioni come The Witcher 3: Wild Hunt. Il nuovo modo di approcciarsi agli altri, infatti, è più vicino a quanto visto nella meravigliosa fatica di CD Projekt RED di quanto si possa credere, con il giocatore che ha nelle sue mani il destino non soltanto del suo avatar e delle pedine, ma anche, potenzialmente, dello stesso mondo di gioco in generale.

Rapporti con i personaggi, quest, eventualmente romance e via dicendo, tutto dovrebbe essere gestito in modo autonomo, con un sistema di scelte e con la presenza di azioni che possono influenzare il gigantesco mondo di gioco in cui è ambientata quella che si preannuncia una vera e propria epopea, che sembra rifarsi con forza anche a produzioni letterarie importanti e imponenti nella gestione di un world building ambizioso e ricco di fascino.

Dragon’s Dogma II: è una questione di… Magia!

Anche ludicamente parlando (e menomale!) Capcom sembra volersi affidare con convinzione alle ottime basi gettate con il primo Dragon’s Dogma. Il nuovo titolo, di primo acchito, sembra infatti molto simile al suo predecessore per quanto concerne la gestione degli scontri e delle pedine, così come nel feedback e nella tipologia di attacchi e nel sistema di difesa.

Dragon’s Dogma II si conferma quindi un RPG occidentale di stampo squisitamente action, in cui gli scontri rappresentano il cuore pulsante di un corpo affascinante e mai veramente ammirato a dovere. Partendo dalle classi, che dovrebbero ancora una volta essere tre (Mago, cavaliere, ladro), con tutte le “build” e le combinazioni disponibili, ovviamente, finendo proprio con le dinamiche dei combattimenti, il tutto sembra molto in linea con il precedente capitolo, ma ampliato, rifinito e migliorato sotto praticamente ogni aspetto.

Non ci vuole molto, ad esempio, ad accorgersi dell’assenza quasi totale di quella legnosità di fondo che sporcava il feeling degli scontri del primo capitolo, che qui lascia spazio a una dinamica dei combattimenti che all’apparenza sembra nettamente più fluida e meno pesante.

L’ho avvertito chiaramente sia guardando gli scontri con i nemici “semplici”, ma più numerosi, sia negli spettacolari duelli con i giganteschi e minacciosi boss. Anche in questo caso ho avvertito con forza l’ispirazione presa dal mondo ricreato da CD Projekt RED per le avventure di Geralt, con un enfasi apparentemente maggiore proprio nella gestione sia narrativa che ludica dei boss e dei nemici speciali.

Ho avuto la sensazione che in questo Dragon’s Dogma II avremmo un bel po’ di cose da vedere e da fare per quanto riguarda proprio i nemici più importanti e per tal motivo ho apprezzato parecchio la scelta di Capcom di ampliare pesantemente anche la varietà delle mappe e delle aree in cui gli scontri avvengono effettivamente.

Maggior varietà significa anche approcci diversi, e questo è un altro aspetto su cui Capcom sembra puntare parecchio. Gli sviluppatori hanno sottolineato che tutta l’intelligenza artificiale dietro ai combattimenti è stata fortemente potenziate, e dunque mi aspetto di vedere nemici tendenzialmente più agguerriti, più intelligenti e più cattivi.

Dragon’s Dogma II

Avete paura? Non temete, perché, lo ormai sappiamo tutti, l’Arisen (sarà ancora lui il protagonista?) non è solo. In Dragon’s Dogma II, e vorrei ben vedere, torna anche l’ottima dinamica delle Pedine, che reputo una delle trovate più geniali e intriganti della storia videoludica recente.

Capcom ha fatto sapere di averle rese ancor più intelligenti, potenti e soprattutto autonome, e scusate se è poco. Se ben ricordate, anche nel primo Dragon’s Dogma queste erano ben lontane dai classici “comprimari inutili” tipici di molti videogiochi simili e, anzi, riuscivano anche spesso a risolvere la situazione in maniera quasi totalmente autonoma. Inutile dirvi, quindi, quanto è importante, a questo punto, scegliere bene i compagni di viaggio, anche in base alla scelta della propria classe.

Combinare bene, completare il party con i tasselli mancanti, era fondamentale dieci anni fa e credo lo sarà anche stavolta, anche perché alcune dinamiche di alcune classi sembrano aver ricevuto qualche scossone in più. Mi viene da pensare subito al Mago, personaggio in cui ho avvertito le modifiche più sensibili e su cui penso che Capcom si sia concentrata maggiormente.

Già da un primo sguardo, trovo abbastanza evidente quanto i maghi siano diventati ancor più fighi e potenzialmente devastanti, e lo si avverte nelle sequenze in cui i dardi di fuoco del personaggio in questione bersagliano senza pietà i nemici o nella creazione di grosse catene infuocate da cui sembra impossibile sfuggire.

Insomma, ludicamente parlando, Dragon’s Dogma II, è il caso di dirlo, sembra promettere veramente fiamme e fuoco. E proprio parlando di fuoco, voglio spendere due paroline anche su quello che sembra essere il comparto tecnico della produzione.

Bellezza e fascino senza età

Non ci vuole molto per capire che Dragon’s Dogma II sia un prodotto fortemente ambizioso anche sul piano tecnico, anche senza voler ambire a vette qualitative altissime o a traguardi fondamentalmente a cui l’azienda, forse, nemmeno vuole arrivare.

Dragon’s Dogma II si mostra comunque in ottima forma, e sono proprio le fiamme a risultare il primo tassello di un percorso di sviluppo decisamente più ambizioso che in passato. I particellari del primo Dragon’s Dogma erano veramente brutti, devo ammetterlo, così come ora sono veramente ben fatti e fanno respirare seriamente aria di next-gen.

Molto buona, nel complesso, mi è sembrata anche la modellazione poligonale degli esseri “umani”, quindi del protagonista, degli NPC e delle pedine. Il primo capitolo era un po’ povero in termini di qualità costruttiva, sembrava anche non al passo coi tempi con le console di riferimento dell’epoca, e per quanto ora di certo non fa certamente gridare al miracolo ho trovato che Capcom abbia lavorato duramente per migliorare e migliorarsi.

Dragon’s Dogma II

Quello che mi ha lasciato senza fiato, però, è il setting in generale. La vena sempre più fantasy che avvolge il gioco è entusiasmante, quella scelta di colori più accesi e morbidi fanno da teatro perfetto per un palcoscenico che sembra essere stato allestito a dovere.

Anche in questo aspetto ci ho rivisto un po’ di The Witcher 3 e in particolare alcune peculiarità tipiche del meraviglioso DLC Blood & Wine, soprattutto nella scelta di colori violenti che quasi cozzano con il resto delle cose. Non vedo l’ora, sinceramente, di lasciarmi immergere nel fascino di questo nuovo viaggio e, per quanto lontano, sono già pronto e non vedo l’ora di potervene riparlare nel corso dei prossimi mesi.


Dragon’s Dogma II ha tutte le carte in regola per risultare un prodotto potenzialmente encomiabile per il genere di appartenenza. Capcom sembra aver lavorato molto bene e nei punti giusti, quelli nevralgici, e il risultato sembrerebbe essere molto interessante. È presto per dirlo, certò, ma se le buone sensazioni avute verranno confermate nei prossimi mesi allora potremmo veramente gioire e non poco. Io, nel mio piccolo, lo sto già facendo.

Vai alla scheda di Dragon’s Dogma II
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