Mega Man 11 – Provato
Sono passati ben trentun anni dall’uscita del primo Mega Man, conosciuto in patria come Rock Man, e di capitoli dedicati al celebre androide blu ne sono stati sviluppati a iosa. Seppur con i suoi alti e bassi, assolutamente giustificabili per una serie così longeva, siamo arrivati all’undicesima iterazione del filone principale, prevista per il prossimo 2 ottobre su PC, PlayStation 4, Xbox One e Nintendo Switch.
Siamo stati di recente negli uffici di Digital Bros. per provare una build recente del gioco che ci ha permesso di testare con mano quello che ci aspetterà in questa nuova avventura.
Ve lo anticipiamo già: Mega Man 11 vi farà arrabbiare, e tanto. I quattro livelli che abbiamo provato sono stati fonte di ingiurie pesantissime nei confronti delle più importanti entità religiose da cui si potesse attingere. E dire che lo abbiamo provato in modalità casual, ovvero il livello di difficoltà consigliato a chi non gioca da tantissimo alla serie. Il gioco mette a disposizione, infatti, ben tre livelli di difficoltà con cui cominciare, più uno ancora più estremo che verrà sbloccato solo a gioco terminato. La difficoltà incide sulla quantità di danni che Mega Man può ricevere, sul numero di checkpoint disponibili e sulla quantità di oggetti che è possibile trovare in giro per il livello.
Mega Man 11 si presenta esteticamente molto rinnovato rispetto agli ultimi due capitoli usciti durante la passata generazione, proponendo per la prima volta una grafica 2.5, con personaggi poligonali 3D su sfondi bidimensionali. A livello di gameplay, invece, le meccaniche sono identiche a quelle riproposte sin dal primo capitolo nel lontano 1987. All’inizio del gioco, infatti, sarà possibile scegliere in totale libertà l’ordine dei livelli per avanzare nell’avventura, semplicemente selezionando il volto del boss che andremo ad affrontare al termine di ciascuno stage. La selezione dei livelli è un fattore che non va sottovalutato, perchè storicamente Mega Man ci ha insegnato che ciascun boss ha delle debolezze verso determinati poteri di altri boss, quindi finire gli stage con un ordine ben preciso potrebbe essere un fattore determinante per proseguire con più tranquillità e naturalezza. Ricordiamo infatti che uno degli aspetti che sempre caratterizzato Mega Man è infatti la sua possibilità di acquisire i poteri di tutti i boss che lui sconfigge per poi utilizzarli a piacimento nei livelli successivi.
Come nei capitoli passati , anche qui Mega Man dovrà attraversare i vari quadri sparando ai nemici, schivando l’impossibile e saltando sulle varie piattaforme cercando di stare attento a non cadere. Le novità derivano tutte dall’utilizzo dei due Gears, due poteri che permettono al nostro robottino preferito di rallentare il tempo o di raddoppiare i danni. Soprattutto la meccanica del tempo è l’elemento su cui si basa la perfetta esecuzione per terminare un livello subendo meno danni possibile e far fronte ai vari grattacapi che si incontreranno durante l’attraversamento delle aree di gioco. Ovviamente non è abusabile: se usata per troppo tempo, rischia di mandare Mega Man in sovraccarico e bisognerà aspettare un po’ di tempo prima di poter riutilizzare i Gears.
Sebbene l’introduzione dei Gears sia una caratteristica interessante del gameplay, dobbiamo ammettere che il level design non contribuisce a renderla funzionale al meglio, visto che spesso pare non ci sia una logica su come siano posizionati i nemici, così come il tempismo di alcuni ostacoli da schivare. A volte, solo la fortuna di arrivare nel giusto momento in una determinata schermata vi permetterà di superarla in maniera adeguata. Questa è la principale fonte di stress e rabbia di cui vi anticipavamo prima, un problema che a memoria non accadeva nei capitoli precedenti della serie. A questo si aggiunga il fatto che alcune hitbox di alcuni elementi a schermo sono completamente sballati, facendovi sbagliare dei salti che comporteranno alla vostra morte (e ricordiamo che perdere tutte le vite a disposizione, significa ricominciare il livello daccapo).
Nonostante tutto, Mega Man resta Mega Man, e la soddisfazione di battere i boss dopo tanti tentativi e studio dei pattern è tangibile. Sebbene la frequenza di furiosi attacchi di ira, il gioco diverte e invoglia la prosecuzione, soprattutto nella curiosità di scoprire nuovi poteri e le loro applicazioni. Resta da capire se ciò basterà a Mega Man 11 per affermarsi nel 2018: il mondo dei platform a scorrimento è stato alimentato da indie di tutto rispetto, che forse osano addirittura di più anche in termini di direzione artistica, oltre che di gameplay.
Mega Man 11 non ci ha pienamente convinto, principalmente per problemi di level design. Ma non fasciamoci la testa prima di sbatterla: il giudizio definitivo va fatto, come sempre, solo in sede di recensione, quindi non ci resta che aspettare ancora qualche settimana per scoprire il verdetto.