Remothered: Tormented Fathers – Provato in Early Access

Ammetto di aver iniziato la mia esperienza su Remothered: Tormented Fathers carico di speranze sulla bontà di quello che sarei andato a giocare, questo perché non capita spesso di ritrovarsi tra le mani un titolo ideato e realizzato da sviluppatori italiani

Sono infatti ormai 10 anni che Chris Darril, nato e cresciuto a Catania, modella e perfeziona il suo Remothered; la genesi di questo gioco è piuttosto complessa ma estremamente interessante e ricca di eventi che esemplificano la passione di cui l’autore ha imbevuto questo progetto, arrivando a rifiutare anche offerte consistenti per la sola proprietà intellettuale del titolo, pur di portare avanti quella che era la sua visione originale. Dopo diversi anni di lavoro in solitaria, Darril ha infine unito le forze a Stormind Games (team di sviluppo anch’esso italiano) ed è riuscito ad avvalersi della partecipazione al progetto di Nobuko Toda, compositrice tra un Halo e un Kingdom Hearts anche di buona parte di una certa saga che risponde al nome di Metal Gear; un bel curriculum insomma.

Fatte le dovute premesse dunque, vediamo se le mie aspettative sono state soddisfatte.

Remothered: Tormented Fathers si presenta come un omaggio a diversi esponenti di un certo genere horror, quello psicologico, traendo le sue ispirazioni sia dal medium videoludico che da quello cinematografico: ecco allora che è possibile scorgere fra le pieghe dell’esperienza alcune tematiche e atmosfere di Silent Hill (che rivive con forza in una particolare sequenza) e laddove i corridoi e i saloni della magione portano inevitabilmente alla mente Clock Tower, la nostra protagonista, in veste di sosia spudorata di Jodie Foster, è un continuo rimando al Silenzio degli Innocenti.

Senza anticipare troppo della vicenda, poiché gran parte del fascino dell’esperienza si poggia proprio sulla narrazione, l’incipit vede la nostra protagonista, la Dott.ssa Reed, far visita a un vecchio paziente del suo istituto, il Dr. Felton, per ottenere risposte sulla sparizione di una giovane ragazza, figlia di quest’ultimo, avvenuta ormai diverso tempo prima. Scacciata in malo modo dal padrone di casa, deciderà di intrufolarsi di nascosto all’interno della magione nel tentativo di fare chiarezza sull’accaduto, mossa da una misteriosa determinazione che sarà anche uno degli elementi più intriganti della trama; gli obbiettivi della Dott.ssa Reed saranno infatti il primo mistero con cui avremo a che fare, e più di una volta ci troveremo a chiederci quanto la nostra protagonista sia legata ai terribili avvenimenti della storia.

Chi ama il filone si troverà a casa fin dalle prime schermate, e per tutta la durata di questi 2/3 di avventura si immergerà nella complessa e oscura vicenda che circonda la famiglia Felton, il vicino monastero e la scomparsa della giovane Celeste, cadendo in una spasmodica attesa quando inevitabilmente la natura della versione in early access concluderà l’esperienza prima del tempo, lasciando non pochi punti oscuri e domande irrisolte.

A fronte di un reparto narrativo così curato, Remothered si veste di un comparto tecnico altalenante, con ambientazioni evocative coadiuvate da un ottimo sistema di illuminazione (lecito aspettarselo, visto l’utilizzo dell’Unreal Engine 4) che si scontrano con una realizzazione dei modelli e una gamma di animazioni non proprio entusiasmanti, caratteristiche che tradiscono la natura indie del titolo, pur non intaccandone eccessivamente la qualità complessiva. Dove la battaglia viene un po’ persa invece è sul versante della varietà, con una magione si ben realizzata e in grado di incutere tensione, ma che per forza di cose non regala troppe sorprese durante la sua esplorazione (seppur con qualche rara eccezione).

Tuttavia, è il gameplay la componente più controversa del titolo, quella che più di ogni altra evade dal giudizio oggettivo per tuffarsi prepotentemente nel mare delle opinioni personali. Dovendo analizzare il tutto con occhio spietatamente critico infatti, Remothered non solo non propone nulla di nuovo, ma basa la sua esperienza su meccanismi ormai piuttosto vecchiotti e abusati, che rischiano di tenerlo ben lontano dal favore del grande pubblico. Ci ritroviamo infatti nei panni di una protagonista che seppur in grado di brandire diverse armi di fortuna, sarà incapace di far davvero fronte ai suoi avversari, costretta a una perenne fuga in ambienti tutto sommato ristretti, trovando la salvezza sotto ai soliti due divani e armadi, la cui posizione è saggio tenere bene a mente fin dalle prime battute dell’avventura.

Seppur vero che gli sviluppatori hanno provato a variare la formula con l’aggiunta dei diversivi, che ci permettono di attirare o bloccare temporaneamente i nemici in alcune stanze, alla lunga le meccaniche cominciano a cigolare, complice un backtracking onnipresente nella ricerca dei vari oggetti necessari alla risoluzione degli enigmi. Questi ultimi in particolare sono spesso ben realizzati, ma in alcuni casi presentano situazioni e tempistiche davvero criptiche e illogiche, che cozzano violentemente col resto dell’esperienza.

Una menzione importante va fatta infine per l’audio, che come spesso accade in questo genere di titoli riveste un ruolo importante per l’economia del gameplay. Il silenzio della magione infatti sarà continuamente spezzato dai passi e dalle cantilene dei nostri inseguitori, fondamentali per farsi un’idea sulla loro posizione. Il problema è che spesso sarà molto difficile decifrare la direzione dei suoni, rendendo confusionaria la locazione dei nemici, portandoci a desiderare ardentemente una qualche interfaccia a schermo che ci aiuti nell’operazione, purtroppo totalmente assente. I suoni saranno anche la principale causa dei nostri spaventi, il vero fattore in grado di tenere l’ansia costantemente alle stelle durante l’esplorazione, in quanto l’essere notati scaturirà in un picco sonoro di tutto rispetto, che specie se si stanno indossando delle cuffie, spezzerà la concentrazione facendoci saltare sul divano per diversi centimetri.

Una lunga lista di difetti insomma, che sembrano poter minare la produzione fuori da ogni ragionevole dubbio, eppure Remothered riesce nonostante tutto a convincere, merito di un’alchimia che strega, a patto di godere del titolo in piccole dosi, scansando così il tedio a cui molti meccanismi rischiano di portare in caso di sessioni prolungate. Il sottoscritto poi non può nemmeno considerarsi un amante del genere “corri e nasconditi”, e il fatto che il gioco sia riuscito a catturare il mio interesse anche in maniera squisitamente soggettiva è una testimonianza del funzionamento del prodotto. Mi ha lasciato con una sincera curiosità di proseguire l’avventura, curiosità che sicuramente mi porterò dietro fino all’uscita definitiva del titolo, prevista su Steam per il 30 Gennaio.

Un giudizio più completo e definitivo comunque, lo si potrà dare solamente in sede di recensione, ma il mio consiglio è di dargli una chance, poiché potrebbe stupirvi anche se non masticate esattamente il filone d’intrattenimento a cui appartiene. Inutile dire che per gli appassionati invece, due passi nei tacchi della Dott.ssa Reed sono quasi obbligati, dato che probabilmente calzeranno loro a pennello.

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