Sonic Racing Crossworlds Provato – Gamescom 2025
Sonic Racing Crossworlds provato gamescom 2025 con SEGA che scatena il suo multiverso in pista.
Essere l’erede di Sonic & All-Stars Racing Transformed è, al tempo stesso, una benedizione e una maledizione.
È una benedizione perché significa poggiare sulle spalle di uno dei migliori kart-racer mai concepiti, un capolavoro di Sumo Digital che nel 2012 ebbe il coraggio non solo di sfidare Mario Kart sul suo stesso terreno, ma di farlo con un’identità, una profondità e un’ambizione quasi commoventi.
Ma è anche una maledizione, perché quel gioco è diventato un fantasma ingombrante, un metro di paragone assoluto che ha finito per mettere in ombra persino il suo successore spirituale, il più contenuto Team Sonic Racing.
Quest’ultimo, con la sua lodevole ma divisiva meccanica di squadra e un roster confinato al solo universo del porcospino blu, lasciò in molti la sensazione di un passo indietro, di un’occasione mancata.
Ecco perché l’annuncio di Sonic Racing Crossworlds ha un peso specifico diverso. Non è solo il nome di un nuovo gioco, è una dichiarazione d’intenti.
È un’abiura del recente passato e un ritorno urlato a quella formula che fece la fortuna di Transformed: il crossover. Anzi, il titolo suggerisce qualcosa di ancora più grande, non solo “All-Stars”, ma “Cross-worlds”, mondi che si incrociano.
Una promessa che fa volare la fantasia verso scenari fino a ieri impensabili, un calderone in cui potrebbero finire le strade al neon di Kamurocho di Yakuza, i palazzi cognitivi di Persona, le evoluzioni sui pattini di Jet Set Radio e la follia di Super Monkey Ball.

La domanda che aleggiava nell’aria, dunque, non era se il gioco sarebbe stato un crossover, ma quanto sarebbe stato coraggioso.
Avremmo assistito a un omaggio contenuto o a un vero e proprio, folle, “Super Smash Bros.” su quattro ruote firmato SEGA?
La posta in gioco era la capacità di dimostrare che quel capolavoro del 2012 non era stato un caso fortuito, ma il frutto di una filosofia di design che poteva essere replicata e, addirittura, superata.
Era necessario un segnale forte, una prova tangibile che andasse oltre il semplice fan service di un roster allargato. Serviva la conferma che il cuore pulsante del gioco, il modello di guida, fosse ancora lì, intatto e affilato come un tempo.
E la demo che abbiamo potuto provare qui alla Gamescom, in un angolo dello stand SEGA che sembrava un tempio dedicato alla velocità, ha sciolto molti di questi dubbi, confermando che le fondamenta poggiano non solo su un roster potenzialmente esplosivo, ma su un gameplay che ha ancora qualcosa di nuovo e incredibilmente potente da dire.
Sonic Racing Crossworlds PROVATO | GAMESCOM 2025
Ero partito prevenuto, lo ammetto. Perché parlare di un “Mario Kart-killer” sembra sempre una bestemmia. Eppure dopo una mezz’ora pad alla mano, devo dirlo senza paura: mi sono divertito più qui che con Mario Kart World. La differenza è sottile, ma sostanziale: Crossworlds dà l’impressione che finalmente si stia correndo davvero.
Niente minigiochi infilati per allungare il brodo, ma circuiti da imparare, scorciatoie da memorizzare, traiettorie da padroneggiare. Il senso della gara torna centrale.
In Sonic Racing Crossworlds la chiave sta nei portali. Dopo il primo giro, la pista si divide: destra o sinistra, a seconda della direzione che prendi, voti per il mondo successivo. E la magia è che non c’è alcuno stacco: niente caricamenti, niente interruzioni. Si viaggia da un circuito all’altro in tempo reale, mentre la corsa continua senza rallentare.
Al terzo giro, invece, si torna al tracciato originale, ma modificato: nuove rampe, più turbo, piattaforme aggiunte. Una trovata semplice, eppure geniale, perché rende i tre giri mai identici. Ogni giro è un’esperienza a sé, e la tensione resta viva fino all’ultimo.

Ho provato sia le Coppe del Grand Prix sia le Prove a Tempo. Le prime sono strutturate in maniera classica: tre percorsi più una “gara finale”. E qui Sega si è inventata una chicca niente male: l’ultima corsa è una sorta di super-gara in cui ogni giro è tratto da uno dei tracciati già affrontati nella coppa. In pratica, una sintesi del torneo, con punti extra al vincitore per permettere ribaltoni clamorosi in classifica.
È una scelta che ho apprezzato tantissimo perché dà peso alla finale, trasformandola in un vero climax narrativo oltre che competitivo.
Il sistema di difficoltà ricorda quello di Mario Kart, con le classiche 50cc, 100cc, 150cc. Io ho provato la 100cc e devo ammettere che la sfida è stata bella tosta: per vincere ho dovuto impegnarmi sul serio. Aggiungiamo poi un dettaglio inatteso: ogni personaggio può avere dei “rivali”, con linee di dialogo personalizzate.
Non le solite frasette generiche, ma provocazioni pensate ad hoc. Giocando con Sonic, il mio rivale era Big the Cat, e le battute erano cucite sul loro rapporto, precise, contestuali. Una finezza che non cambia il gameplay, ma contribuisce a dare colore al contorno.
Sul piano tecnico, ho giocato la demo su PS5 Pro: il gioco gira fluido, 60 fps granitici, e visivamente è già molto più pulito e leggibile rispetto al test che Sega aveva mostrato a inizio anno. Lì lo avevo trovato caotico, a tratti confusionario. Qui invece tutto è chiaro, ordinato, con colori brillanti e scorciatoie facili da leggere.
Evidentemente i feedback della community sono stati ascoltati, e il risultato è una resa grafica che restituisce piacere visivo e leggibilità, due ingredienti fondamentali per un racing arcade.
E poi c’è la personalizzazione, che è la vera ossatura di Crossworlds. Il roster è enorme, una sessantina di veicoli, e ognuno può essere modificato scegliendo tre componenti principali (un po’ come in Mario Kart 8). Ma non è tutto: oltre ai pezzi che alterano velocità, tenuta e accelerazione, entrano in gioco anche le abilità intrinseche dei personaggi.

Significa che già alla partenza ci sono decine e decine di combinazioni possibili. E a complicare ulteriormente la faccenda ci sono i kit, una sorta di perk system diviso in tre slot che permette di raffinare lo stile di guida.
Durante l’hands-on, io ho scelto il bonus legato ai trick in aria. In pratica, muovendo l’analogico destro, puoi eseguire acrobazie durante i salti. Più trick fai, più turbo ottieni all’atterraggio. Con il perk che velocizzava l’animazione, mi sono trovato a inanellare una combo di acrobazie che mi davano spinta extra a ogni rampa.
Altri kit permettono di driftare più velocemente, ottenere più oggetti rari o aumentare la probabilità di trovare certi power-up. Le possibilità sono tantissime, e la sensazione è che questa meccanica, una volta padroneggiata, possa davvero spostare gli equilibri tra giocatori esperti.
Ho intravisto anche una modalità multiplayer aggiuntiva, una sorta di mix tra mini-giochi e attività alternative. Non l’ho potuta provare – era bloccata nella demo – ma sembra confermare la volontà di Sega di arricchire l’offerta con contenuti collaterali.

Sonic Racing Crossworlds è molto più di un clone riuscito. È un progetto che osa, che sfrutta la follia del crossover per offrire un’esperienza fresca e sorprendentemente competitiva. Forse, e lo dico piano, quest’anno Sonic ha davvero trovato il modo di correre più veloce del suo storico rivale baffuto.