Wo Long: Fallen Dynasty – Provato

Abbiamo provato la Demo pubblica di Wo Long: Fallen Dynasty. Ecco il nostro giudizio parziale sul nuovo lavoro di Team Ninja.

Wo Long: Fallen Dynasty è certamente uno dei prodotti più interessanti del panorama videoludico “che verrà”. Il nuovo lavoro dei ragazzi di Team Ninja, che hanno salutato in maniera se vogliamo coraggiosa una “macchina dai soldi facili” come Nioh, sembra avere tutte le carte in regola per poter rappresentare un importante passo in avanti per la software house, chiamata proprio a compiere quello step successivo tanto atteso e fondamentalmente missato con Nioh 2. Per farlo, però, il famoso team nipponico, forte anche dell’apprezzamento di una grossa fetta del pubblico e di un sistema ludico funzionale, ha deciso di puntare su una linea in forte continuità col “passato”, pur senza disdegnare l’inserimento di diverse novità decisamente interessanti. Sin dai suoi primi passi, infatti, Wo Long: Fallen Dynasty non ha mai disdegnato di essere un prodotto molto in linea con quello che è stato Nioh, ma a un occhio più attento e dopo un contatto più “intimo” risulta piuttosto facile andare a scovare quelli che sono quei punti di rottura, quelle zone in cui Team Ninja ha lavorato per rendere la prossima esperienza ludica diversa rispetto al passato. Dopo aver provato la demo di gioco, sia su Xbox Series X sia su PS5 (con qualche crash di troppo sulla console di Microsoft), ci siamo fatti un’idea più precisa sulla produzione, per quanto, chiaramente, il nuovo titolo distribuito in Europa da Koei Tecmo sia ancora in piena fase di sviluppo.

Lo diciamo subito: siamo morti una marea di volte, e tra qualche bug e alcune incertezze di troppo, lo abbiamo amato alla follia e non vediamo l’ora di tornare a macinare sangue e distruzione in compagnia della nostra fidata bestia sacra.

Sembra Nioh ma non lo è, serve a darti…adrenalina!

Il primo impatto avuto con Wo Long, una volta avviata la demo di gioco, è stato, come dicevamo in apertura, molto familiare. Da appassionato e videogiocatore con oltre 300 ore di gioco all’attivo sul primo e sul secondo Nioh, infatti, chi vi scrive si è subito sentito un po’ a casa, proprio a riconferma di quanto la nuova produzione del team nipponico sembra abbia lavorato sul nuovo progetto senza mai “dimenticare” ciò che ha saputo fare finora.

Wo Long: Fallen Dynasty

Wo Long: Fallen Dynasty sembra infatti un prodotto in fortissima continuità con il passato recente della software house, e lo si capisce sin da subito, partendo, banalmente, dai menù di gioco fino a quello che chiaramente ci interessa maggiormente, ossia il gameplay. Pad alla mano, però, per quanto molte soluzioni richiamino con forza anche a livello estetico i sopracitati lavori, Wo Long: Fallen Dynasty sembra avere una sua forte identità, che palesa la voglia di mettere in piedi una struttura ludica sì già ben oliata, ma anche aperta a nuove idee, che si riversano nell’ossatura generale del nuovo action-gdr in salsa Soulslike in maniera apparentemente convincente. In primis, va detto che la mappatura dei comandi di gioco è rimasta fondamentalmente immutata, con alcune aggiunte decisamente molto interessanti.

Wo Long Fallen Dynasty

Il focus principale in termini di novità è senza dubbio l’introduzione della schivata, che si attiva, al pari della possibilità di deflettere i colpi nemici, con la pressione del tasto B. Un po’ come visto in Sekiro, titolo a cui abbiamo la sensazione che Team Ninja si sia ispirata non poco per questo Wo Long, premendo B al momento giusto è possibile esporre l’avversario a un colpo critico, che nella maggior parte dei casi significa morte istantanea. Il tasto B, come dicevamo poco sopra, è pensato anche per deflettere gli attacchi nemici, cosa che contribuisce in maniera sensibile a rendere la difesa di questi ultimi a dir poco vacillante. Con la pressione del tasto, unita a quella di un comando direzionale, è possibile mandare a vuoto il colpo nemico ed esporlo così a un movimento che in qualche modo lo rende inerme, dando la possibilità al giocatore di attaccare in maniera più concreta.

Per quanto fondamentalmente derivativo, questo sistema ci ha incuriositi, tanto da renderlo una dinamica di cui abbiamo deliberatamente abusato durante gli scontri, specialmente con i nemici più coriacei, la cui “postura” è un fattore chiave da tenere in considerazione per poter portare al termine lo scontro in maniera vittoriosa.

Wo Long

Sangue chiama sangue

A tal proposito, è doveroso soffermarci anche sulla difficoltà generale delle battaglie, che abbiamo trovato tarata verso l’alto sin dai primissimi scontri. Per quanto l’abilità di schivare può agevolare non poco gli scontri, l’aggressività dei nemici, unita al loro attaccare spesso in gruppi da due o tre avversari, ci ha messo in difficoltà più di una volta, grazie proprio a una sorta di “compromesso” tra attacco e difesa a cui il giocatore deve sottoporsi.

La potenza offensiva del proprio avatar si scontra con una sorta di “debolezza” fisica, che abbiamo inteso come la volontà di rendere un po’ ogni scontro una sorta di duello all’ultimo sangue, tanto per gli avversari quanto per il giocatore. Ciò si evince in particolar modo osservando il numero di danni inflitti, ma anche quelli subiti, che rimangono fondamentalmente elevati e impattanti anche potenziando le statistiche del personaggio, cosa che avviene attraverso un sistema in realtà molto classico, ma comunque interessante. In giro per le mappe di gioco, infatti, è possibile issare lo stendardo del proprio casato, che funge da “falò”, ossia da checkpoint, ma anche da tramite con cui aumentare le statistiche del proprio personaggio.

Wo Long

Sotto questo aspetto, la scelta è caduta su una sorta di diagramma a forma di stella, con cinque statistiche aumentabili che vanno a prendere il posto delle più classiche (e numerose) viste in passato con Nioh e Nioh 2, una scelta che abbiamo certamente apprezzato e che pensiamo possa dare al gioco una validissima possibilità di personalizzazione in termini di build. La scelta delle statistiche da aumentare si lega giocoforza anche a quella del “punto di partenza” in cui il giocatore è chiamato a scegliere il proprio stile di combattimento, o per essere più precisi il tipo di approccio agli scontri che si vuole adottare, attraverso la selezione di una delle Cinque Fasi, un forte richiamo all’arte al Wu Xing, un tipico concetto della cultura cinese che svaria dalla medicina moderna fino alle arti marziali e che, in maniera più “banale” sta a indicare i cinque elementi sacri: metallo, acqua, fuoco, terra e legno.

Wo Long: Fallen Dynasty

La scelta della Fase incide su diversi fattori, che modificano tra le altre cose anche le statistiche iniziali del personaggio e la propria Bestia Sacra, che risulta fondamentale in alcuni scontri. Durante le battaglie, infatti, dopo aver riempito la barra apposita è possibile proprio richiamare il possente animale che, per quanto rimanga poco sul campo di battaglia, riesce comunque a fare quasi sempre la differenza. Va detto, inoltre, che il progresso dell’avatar passa non soltanto per quello della scelta della Fase, ma anche per il nuovo sistema di Morale, che va in qualche modo a riprendere il discorso di malus e bonus in base alle morti e ai nemici potenti sconfitti. Wo Long

Varietà e solidità: le due fasi del combattimento di Wo Long

Ogni Fase incide su più parametri dell’avatar creato dal giocatore, una scelta che va a rendere anche più semplice la progressione, poiché aumentando diversi fattori è possibile creare build via via sempre più intriganti, per quanto comunque abbiamo avuto la sensazione che alcune combinazioni possano risultare più efficaci di altre. In questo contesto, è doveroso menzionare quelle che sono le armi che il giocatore può utilizzare, che ci sono risultate decisamente intriganti da un punto di vista estetico e anche, in diverse occasioni, pratico. A differenza di Nioh, va detto che in Wo Long scompare il sistema legato alla postura, il che pone maggiormente l’accento sulla selezione dell’arma ideale per il proprio stile di gioco. Dalle più veloci e frenetiche katana fino alla sciabola, passando per le possenti Nodachi, gli attacchi si muovono in maniera armoniosa e se vogliamo più “pesante” rispetto a Nioh, cosa che rende, in qualche modo, gli scontri per certi versi più “tattici” e compassati, ma anche allo stesso tempo ugualmente frenetici e dinamici, in alcuni casi forse ancor di più.

Wo Long: Fallen Dynasty

Le armi sono equipaggiabili, come sempre, in due slot, sia quelle principali sia quelle secondarie, ed è possibile switcharle il ogni momento. Alternarle in battaglia è spesso e volentieri una chiave fondamentale per portare a casa la pelle, in un mondo spaventosamente ostico e minaccioso. Per quanto varie, però, le armi sembrano offrire in taluni casi poca varietà, forse anche per la volontà di tenere più “rigido” il sistema di combattimento, che fa di Wo Long, come detto poco sopra, un titolo più se volgiamo simile a Sekiro, in cui la parata, la schivata e l’approccio più tattico la fanno da padroni.

Wo LongSaltiamo insieme

In apertura, vi abbiamo detto che Wo Long sembra ispirarsi con forza più a Sekiro che ai vecchi Nioh, e se escludiamo il combattimento più crudo, non ci vuole poi molto per caprine il motivo. Gli aspetti più eclatanti di tutto ciò sono senza dubbio l’esplorazione e la verticalità data alle mappe di gioco che, pur all’apparenza più “ristrette”, sembrano ora offrire possibilità nettamente diverse al giocatore. L’area di gioco provata nella demo ha palesato un level design molto più complesso che sembra aver tratto forte ispirazione dal lavoro di From nella concezione di un level design molto interessante e ben strutturato, che ci ha dato l’impressione di essere uno degli aspetti su cui il team ha lavorato maggiormente durante lo sviluppo del gioco. A tal proposito, si è rivelata fondamentale la dinamica del salto, una delle aggiunte più impattanti e centrali di tutta la produzione.

Grazie a questa nuova possibilità offerta al giocatore, infatti, si apre un vero e proprio mondo di soluzioni, tanto in battaglia quanto e soprattutto sotto il profilo della libertà d’esplorazione, che abbiamo “avvertito” sulla nostra pelle in maniera sensibile sin dalle prime battute. Grazie al salto sembra possibile raggiungere praticamente ogni zona nel campo visibile del giocatore, tanto verso l’alto quanto verso il basso, un particolare che ha evidenziato in maniera ancor più evidente il grande lavoro svolto nella concezione di un mondo di gioco ricco di segreti e in cui è possibile muoversi con grande libertà e dinamicità.

Wo Long

La profondità e la verticalità delle mappe si scontrano con decisione con una “pochezza” in termini di pixel sinceramente inaspettata, e anche in termini di stabilità generale il gioco ci è sembrato parecchio deficitario. Partendo dalla solita gestione oscena della telecamera e finendo per, in generale, un frame-rate anche in modalità prestazioni (si possono scegliere due preset grafici) che ci ha dato accesso ai 120fps su Xbox Series X, abbiamo dovuto constatare la presenza di diversi momenti “oscuri” in cui, al netto di una mole grafica tutt’altro che esorbitante, Wo Long ha comunque faticato a rimanere coi “piedi per terra”.

Certo, la build provata è ancora molto lontana dalla forma finale, ma siamo comunque ben consci che l’ossatura generale sarà comunque questa, e siamo sinceramente dispiaciuti nel dover appurare la presenza di un comparto tecnico così “datato” e che palesa in maniera fin troppo evidente lo sviluppo cross-generazionale del titolo. Ed è un peccato, anche perché a livello artistico il gioco (pur rimanendo molto simile a Nioh sotto questo aspetto) offre degli scorci veramente splendidi e intriganti, ma che, appunto, vengono compromessi da una veste tecnica che non sembra all’altezza della situazione. Rimanendo in tema di comparto audiovisivo, in chiusura, non possiamo non spendere due parole per l’ottimo doppiaggio cinese e soprattutto per l’editor di creazione di personaggio. Se il primo era già una piccola certezza, il secondo aspetto ci ha destato una bellissima impressione, con tante possibilità di personalizzazione che richiamano e ampliano il già ottimo lavoro svolto con Nioh 2.

Wo Long: Fallen Dynasty


Se avete amato Nioh e Nioh 2, Wo Long potrebbe seriamente risultare il vostro personalissimo nirvana videoludico. Il nuovo lavoro di Team Ninja riprende l’ottima ossatura ludica dei suoi più recenti lavori e li amplia con l’aggiunta di nuove interessanti feature, quali il salto, il sistema morale e una gestione più centrale della schivata, che diventa uno strumento fondamentale per poter avere la meglio in un mondo ostile e ricco di pericoli, disseminati praticamente a ogni angolo delle mappe. Quest’ultime, poi, sono l’emblema di una gestione rinnovata del level design che, proprio grazie al salto, offre possibilità tutte nuove ai giocatori, che sembrano ancora una volta chiamati a farsi largo a colpi di fendenti, jutsu e bestie sacre. In definitiva, il primo contatto è decisamente positivo, il sistema di combattimento più “lento” ci è piaciuto, così come la gestione dei ritmi degli scambi e l’utilizzo di schivata e deflessioni, ma ovviamente bisogna ancora capire come questo sistema possa venir su col passare del tempo. E, infine, il comparto tecnico: lo abbiamo trovato seriamente sottotono, ed è un peccato, perché l’ispirazione artistica sembra veramente tanta roba.

Vai alla scheda di Wo Long: Fallen Dynasty
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