10 CRPG che dovresti provare assolutamente

10 giochi di ruolo classici che vanno giocati almeno una volta nella vita.

Baldur’s Gate 3, attualmente ancora in early access ma pronto al lancio definitivo (salvo ulteriori rinvii, of course) il prossimo mese di agosto, ha riportato le luci della ribalta su un genere di giochi che ha letteralmente accompagnato il medium videoludico fin dai suoi albori. Sto parlando dei “Giochi di Ruolo per Computer” o, per usare uno di quegli acronimi che tanto vanno tra i giovani d’oggi, i CRPG: Computer Role Playing Games.

CRPG

Da non confondere con un altro sottogenere di giochi di ruolo, i JRPG (che non vi sto a spiegare cosa sono perché ne parliamo abbondantemente QUI), i CRPG sono molto spesso, ma non esclusivamente, prodotti da case di sviluppo occidentali e ideati secondo uno standard narrativo, di tematiche e di caratterizzazione dei personaggi molto più vicino al nostro tipo di narrazione fantastica, piuttosto che a quello che va per la maggiore in oriente. E altrettanto spesso, soprattutto in passato, sono anche basati sulle meccaniche e i regolamenti di molti giochi di ruolo “da tavolo” quali Gurps, Pathfinder o, neanche a dirlo, il Re di tutti i Re delle serate a ruolare duro e ignorante: Dungeons & Dragons.

In questo articolo vorrei parlarvi di quelli che secondo me, non solo videogiocatore ma anche giocatore di ruolo a partire già dalla fine degli anni ’80, sono stati i titoli più significativi in assoluto per questo sottogenere.

Piccolo disclaimer: alcuni di questi giochi sono davvero datati. Grafica e sonoro al giorno d’oggi potrebbero apparire veramente troppo grezzi agli occhi di chi, come gamer, è nato e cresciuto con le ultime generazioni di console o con le schede grafiche performanti, e anche un veterano appassionato a volte ha un brutto contraccolpo in stile “me lo ricordavo diverso a 13 anni!

Quello che conta davvero in questa lista è quanto un gioco è dettagliato, immersivo e con solide idee e meccaniche. E fidatevi, tanti dei giochi “vecchi” in lista, su questi punti sono anche oggi avanti anni luce rispetto a giochi moderni e iperblasonati, migliori senz’altro come realizzazione tecnica e anche gameplay ma, senza troppi giri di parole, del giocare di ruolo veramente ti danno solo una vaga, vaghissima, idea…

Ma bando alle ciance: prendete dadi, manuali, pizza ipercondita, birra e brutte intenzioni, che si parte per questa grande avventura!

Serie Pool of Radiance

pool of radiance

Era il 1988, quando su Commodore 64 faceva la sua prima comparsa Pool of Radiance, quello che all’epoca non era percepito come un gioco, ma come un vero e proprio miracolo. La SSI, acronimo di Strategic Simulation Inc. con sede a Mountain View in California, aveva creato la controparte videoludica di una campagna di Advanced Dungeons & Dragons, ambientata nientemeno che nei Forgotten Realms (probabilmente il setting più famoso e amato ancora oggi se parliamo di D&D). Immenso, dettagliato, ricco di png, side quest, linee di dialogo e libertà d’azione, Pool of Radiance fu sviluppato basandosi realmente sul regolamento allora utilizzato per le partite al tavolo di AD&D, tanto che il gioco poteva fregiarsi del titolo di “Prodotto Ufficiale Advanced Dungeons & Dragons” con tanto di benestare della TSR, allora proprietaria del marchio.

pool of radiance

Realizzato con un game engine proprietario di SSI, il cosiddetto “Gold Box” (utilizzato poi anche per lo sviluppo di altri rpg su licenza e no) Pool of Radiance a partire dall’anno successivo, il 1989, venne convertito e pubblicato su quasi tutti gli home computer dell’epoca, compresi Amiga 500 e Atari ST, ma ne fu anche realizzata una versione per NES nel 1992.

Pool of Radiance però fu soltanto il primo capitolo di una vera e propria serie, proseguita con Curse of the Azure Bonds (1989) e Secret of the Silver Blades (1990), per poi terminare con l’immenso Pool of Darkness nel 1991, permettendo ai giocatori di importare da un titolo all’altro i propri personaggi ed equipaggiamenti.

L’accoppiata Gold Box Engine e Advanced Dungeons & Dragons funzionava talmente bene che, parallelamente alla saga di Pool of Radiance, SSI pubblicò anche altre serie basate sul gioco di ruolo di TSR, ovvero The Savage Frontier Series e Dragonlance, oltre che svariati altri titoli “mono capitolo”.


Serie Eye of the Beholder

Eye of the Beholder

I primi anni ’90 erano una vera Età dell’oro per i videogiocatori amanti di Dungeons & Dragons. Non contenta di sfornare, con cadenza praticamente annuale, titoloni come quelli della “Serie Gold Box” (vedi sopra), SSI nel 1991 se ne esce con un gioco destinato, letteralmente, a fare la storia: Eye of the Beholder.

Ambientato anch’esso nei Forgotten Realms, Eye of the Beholder proponeva, in salsa ufficiale AD&D, la formula vista nel 1987 con Dungeon Master, ovviamente migliorandola sia in termini di tecnica che di giocabilità. Esplorare in prima persona, con un’illusione di 3D, le fogne di Waterdeep è stata all’epoca una delle avventure più emozionanti della mia (al tempo acerba) carriera videoludica. E il bello è che, al netto dell’avanzamento tecnologico e di gameplay, lo rimane anche adesso!

All’originale Eye of the Beholder si aggiunsero altri due capitoli: Eye of the Beholder II: The Legend of Darkmoon del 1991/92 (si, erano davvero implacabili in SSI…) e Eye of the Beholder III: Assault on Myth Drannor, titolo conclusivo (e meno riuscito) della serie, uscito nel 1993.

Anche in questo caso, i personaggi potevano essere importati e le regole erano quelle ufficiali. A mio avviso da provare senza se e senza ma, se vi reputate amanti degli RPG!


Darklands

Darklands

Darklands è un gioco che va capito. Una volta che ne hai compreso le meccaniche, ci macinerai ore e ore senza nemmeno accorgertene.

Sviluppato e distribuito nel 1992 da MicroProse per MS-DOS, Darklands ci catapulta nel Sacro Romano Impero del quindicesimo secolo. Dopo aver creato il nostro gruppo di “eroi”, con un sistema estremamente dettagliato, che tiene di conto delle esperienze di vita che decideremo abbia vissuto ogni personaggio, verremo catapultati in una Mitteleuropa dai toni veramente grim dark dove, oltre a banditi e mercenari, dovremo fare i conti anche con le creature mostruose del folklore e delle leggende, in un’ambientazione che, personalmente, ricorda ante litteram quella della serie The Witcher, ma con luoghi e personaggi storici.

In Darklands, non esiste una vera e propria trama principale, il nostro gruppo di disperati si aggirerà in un primitivo open world (con tanto di ciclo notte/giorno e delle stagioni) in totale libertà, tentando di vendere cara la pelle contro uomini e mostri da incubo.

Credetemi, questo è uno di quei giochi che meriterebbe un bel remake moderno!


Ultima VII

Ultima VII

Fino a praticamente tutti gli anni ’90, se parlavate di giochi di ruolo su computer non era possibile non finire per citare almeno un capitolo della serie Ultima, ideata e realizzata dal mitico Richard “Lord British” Garriot. E sapete perché? Perché era letteralmente lo stato dell’arte. Anche senza una licenza legata al mondo dei gdr pen & paper, i giochi della serie Ultima erano fantastici praticamente sotto ogni punto di vista, compreso un packaging “standard” talmente ricco di accessori, mappe e memorabilia da far brutalmente vergognare ogni “Super Mega Alpha Collector Edition” odierna. E Ultima VII, senza troppi giri di parole, era in assoluto il migliore di tutta la serie.

Talmente grande e pieno di cose da fare da uscire suddivisi in due parti distinte ma collegate ovviamente tra loro, Ultima VII: The Black Gate (1992) e Ultima VII Part Two: Serpent Isle (1993), questo gioco è ancora oggi riportato, assieme ad altri di questa lista, come un caposaldo del genere, in grado di risultare godibile e appagante da giocare, e interessantissimo a livello di design nonostante i suoi trentuno (31!!) anni di età.


Neverwinter Nights

Neverwinter Nights

Dopo le tetre terre germaniche e la favolosa Britannia, torniamo ancora una volta nei Forgotten Realms con Neverwinter Nights, altro gioco con licenza e regolamento ufficiale Dungeons & Dragons, sviluppato nel 2002 da una software house che degli rpg avrebbe fatto il suo “marchio di fabbrica”: BioWare.

Tra campagne principali, dlc, un multiplayer che lo trasforma praticamente in un MMORPG, mod epiche e tanto altro ancora, Neverwinter Nights (di cui consiglio la Enhanced Edition, restaurata e completa di tutto) rimane ancora oggi uno degli rpg più longevi e pieno di roba da fare che mi sia mai capitato di giocare.

E poi, c’è anche la mod Prisoner of the Myst, che trasforma tutto in una sorta di survival horror ambientato a Ravenloft, il Semipiano del Terrore!

Veramente, un titolo top ancora adesso!


Star Wars: Knights of the Old Republic

Star Wars: Knights of the Old Republic

Abbandoniamo per adesso le suggestioni medievaleggianti delle ambientazioni fantasy per fare un salto… in una Galassia lontana lontana!

Star Wars: Knights of the Old Republic, KOTOR per comodità, è ancora oggi a mio avviso il più riuscito RPG ambientato nell’universo espanso di Star Wars, molto di più anche del suo pregevole seguito KOTOR 2.

Realizzato nel 2003 da BioWare per la prima Xbox e PC da LucasArt, Star Wars: Knights of the Old Republic è un gioco veramente immenso, provvisto di un sistema di moralità (lato chiaro e lato oscuro, of course) che classifica il nostro personaggio non in base a una scelta fatta in fase di creazione, ma basandosi sulle scelte che gli faremo compiere nel corso della lunghissima avventura. Ovviamente, la nostra inclinazione per uno dei due Lati della Forza andrà a influire l’andamento degli eventi e il modo in cui i png si approcceranno e a noi e noi a loro.

Combattimento a turni e meccaniche basate fedelmente sul regolamento del GDR da tavolo Star Wars Roleplaying Game pubblicato da Wizards of the Coast fanno di KOTOR un vero e proprio “must have” per tutti gli appassionati di RPG e di Star Wars. Provatelo, in attesa del remake annunciato per Playstation 5!


Fallout 1 e 2

Fallout

War, war never change… La guerra non cambia mai. Cosa invece è cambiata, e parecchio anche, è la saga post nucleare di Fallout, consacrata nella cultura pop videoludica mondiale a partire dal terzo capitolo, il primo con la visuale in prima persona.

Ma qui non parleremo dei capitoli più recenti della serie, quanto dei primissimi due: Fallout, sviluppato nel 1997 da Interplay, e Fallout 2, che invece arriva sugli scaffali nel 1998 ad opera di Black Isle.

Fallout 1 e 2, con grafica isometrica “classica” e meccaniche riprese dal regolamento di GURPS, sistema “sandbox” da tavolo, hanno dato il via alla grande alla ormai pluri decennale serie retro futuristica, andando a gettare le basi di un universo narrativo enorme, fatto di seguiti e spin off (canonici e non) che è amatissimo dagli appassionati ancora oggi.

Molto diversi dai titoli odierni, molto orientati all’azione, Fallout 1 e 2 puntavano moltissimo sul gioco di ruolo duro e puro, con tantissime statistiche dettagliate e tonnellate di parametri da tenere in considerazione. Fantastici entrambi.


Baldur's Gate 1 e 2

Skybound Games

Vanno bene le galassie lontane e l’America post apocalittica, ma so benissimo che sentite la mancanza dei Reami Dimenticati… Niente paura! Torniamo a bomba nei Forgotten Realms con Baldur’s Gate 1 e 2, sviluppati dalla solita BioWare rispettivamente nel 1998 e nel 2000.

Come facilmente immaginabile dal titolo, I giochi ci catapultato in una vera e propria campagna epica di D&D, incentrata sulla città di Baldur’s Gate (chi lo avrebbe mai detto?!), I suoi dintorni, la Costa della Spada e altre iconiche locations dei Reami.

Realizzati con l’Infinity Engine, ideale per questa tipologia di giochi, i primi due giochi della saga (e sapete benissimo che il terzo capitolo è in arrivo questa estate) sono stati “ripuliti e abbelliti” nel 2012 e nel 2013 con una Enhanced Edition che, oltre al comprendere tutte la varie espansioni uscite, hanno portato questi capisaldi del gioco di ruolo anche su Playstation 4 e Xbox One, per la gioia di tutti gli appassionati.


Pathfinder: Kingmaker

Pathfinder: Kingmaker

Anche se è indiscutibilmente il sistema più famoso in assoluto, il gioco di ruolo fantasy non è soltanto Dungeons & Dragons. Una delle più valide alternative ci viene fornita da Pathfinder, probabilmente il più acerrimo concorrente in lizza per il trono di “Re dei Gdr”.

Proprio su questo regolamento si basa Pathfinder: Kingmaker, sviluppato da Owlcat Games e distribuito da Deep Silver nel 2018.

Kingmaker replica in tutto e per tutto le meccaniche e le regole della sua controparte da tavolo, risultando forse un pochino complicato per un neofita, ma in grado di far più che contenti i veterani del genere, grazie all’enorme livello di personalizzazione dei personaggi.

E poi, in Pathfinder: Kingmaker dovremo anche mandare avanti un intero regno, con una parte gestionale magari un po’ meno accurata rispetto a quella prettamente ruolistica, ma di grande pregio senza dubbio.


Pillars of Eternity 1 e 2

Pillars of Eternity 1 e 2

E finiamo in bellezza questa “lista di consigli” con Pillars of Eternity (2015) e il suo diretto seguito, Pillars of Eternity 2: Deadfire (2018) entrambi ad opera di Obsidian Games.

I titoli della serie Pillars of Eternity ci propongono emozionanti avventure in una ambientazione fantasy classica, ma che più classica non si può. In pratica una vera e propria “summa” della recente concezione di fantasy eroico.

Il nostro personaggio, che potremo creare liberamente con un sistema molto versatile ed estremamente intuitivo, potrà essere usato in entrambi i titoli, così anche come i suoi compagni di avventura.

Sebbene il sistema di gioco non si rifaccia a nessun regolamento di gdr da tavolo, una certa ispirazione a D&D la si nota senza dubbio. Questo, e il sistema di comandi e di visuale veramente “ispirato” rende i giochi della serie Pillars of Eternity una sorta di “successori spirituali” dei primi Baldur’s Gate.


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