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Back in Time – Castlevania: Rondo of Blood

Ottobre 15th, 2018 Giovanni Ormesi
A cura di Giovanni Ormesi pubblicata il 20/10/2018

All’inizio degli Anni Novanta Castlevania era una serie veramente prolifica: dal 1986 al 1993 uscirono infatti ben dieci episodi principali più qualche altra cosetta. Ciò spiega la X nel nome giapponese di Rondo of Blood: ossia Akumajō Dracula X: Chi no Rondo. Dopo una trilogia su NES e Super Castlevania IV su SNES, Konami rivolse la propria attenzione a PC Engine, che grazie ad un apposito add-on, era in grado di supportare i CD.

In occasione del venticinquesimo anniversario del gioco, nonché della collection in arrivo per l’occasione, questa settimana Back in Time vi propone una retrospettiva su Castlevania: Rondo of Blood, mentre la puntata successiva sarà dedicata al remake tridimensionale del gioco, The Dracula X Chronicles.

Rondo of Blood
Rondo of Blood
Rondo of Blood

Le vicende prendono luogo nel 1792, quasi un secolo dopo gli eventi narrati in Castlevania II: Simon’s Quest, all’epoca l’ultimo della timeline. Di fatto, al di là dell’eterno conflitto fra Dracula e la famiglia Belmont (e di qualche citazione che non sfuggirà ai fan), la storia non presenta collegamenti rilevanti con i predecessori, i quali peraltro vantano comparti narrativi piuttosto striminziti; in compenso, costituisce la premessa della trama dell’epocale Symphony of the Night, ambientato nel 1797.

Ciò detto, il canovaccio non si discosta molto da quelli più classici: il diciannovenne Richter Belmont si avventura nella fortezza del re dei vampiri per trarre in salvo l’amata Annette, rapita da Shaft, servo di Dracula. Ciò che contraddistingue maggiormente Rondo of Blood nelle cutscene è il taglio anime dato al character design; non che non ci fosse in Castlevania precedenti, ma non era mai stato tanto marcato. Chi ha una certa conoscenza dell’animazione giapponese dei primi Anni Novanta apprezzerà il tratto pulito ed essenziale che caratterizza solo la versione primigenia di Rondo of Blood e non anche i suoi remake. Il gioco presenta finali multipli, legati al salvataggio di Annette e di altre tre fanciulle ben nascoste nei livelli; fra queste compare anche Maria Renard, selezionabile come secondo personaggio giocabile dopo il suo salvataggio.

Rondo of Blood
Rondo of Blood
Rondo of Blood

Rondo of Blood è stato uno dei primi titoli a giovarsi del compact disc, in un’epoca in cui PlayStation non era ancora stata lanciata sul mercato e le console più diffuse potevano leggere i CD solo grazie a costosi add-on, come il Sega CD e quello per lo stesso PC Engine (anche se uscì una versione con lettore CD integrato).

L’utilizzo del nuovo supporto non ha portato ad una grafica poligonale – d’altronde, si trattava pur sempre del PC Engine – ma alla realizzazione di uno dei migliori comparti 2D della serie, chiaramente in relazione all’anno di uscita (va da sé che Symphony of the Night è superiore): colori, animazioni, fluidità, sprite; Rondo of Blood non pecca in nulla, se non forse per qualche fondale un po’ spoglio. Ma, a meno che non siate campioni, concentrerete sempre la vostra attenzione sul piano dell’azione, se non per qualche istante “di riposo”.

Ma il comparto che ha maggiormente beneficiato dall’utilizzo del CD è stato senz’altro quello audio, sempre sacrificato su cartuccia: per quanto lontano dalla qualità della generazione successiva, il sonoro era davvero fuori parametro. Merito anche della colonna sonora, che presenta – come avviene in moltissime serie – la consueta commistione di rivisitazioni delle vecchie musiche amate dai fan (“Beginning”, “Vampire Killer”, “Bloody Tears”) e di brani nuovi, alcuni dei quali divenuti poi dei “classici” ripresi in altri Castlevania, uno su tutti “Dance of Illusions”, considerata in seguito il principale battle theme legato a Dracula.

Rondo of Blood
Rondo of Blood
Rondo of Blood

Per quanto Castlevania sia noto ai più per aver definito, assieme a Metroid, le caratteristiche del genere metroidvania, ciò è vero solo a partire da Symphony of the Night: gli episodi più antichi, infatti, presentano una rigida struttura a livelli. Come abbiamo già detto, Rondo of Blood precede Symphony of the Night, quindi non è un metroidvania, ma ne contiene alcune caratteristiche in nuce. L’avventura è ancora divisa in livelli (otto più prologo), ma sono stati eliminati i limiti di tempo che hanno caratterizzato la serie fino ad Akumajō Dracula. Le conseguenti accresciute possibilità di esplorazione trovano la loro ragion d’essere nella cospicua quantità di segreti; azioni come cadere in un buco o rompere un muro possono rivelare non solo armi, cuori o ricariche di salute, ma anche passaggi segreti, che possono addirittura condurre a stage alternativi: ai nove livelli di cui sopra, infatti, si aggiungono altri quattro schemi, per una longevità complessivamente soddisfacente.

Azione e sistema di controllo non si discostano molto da quelli offerti nei predecessori: anche Rondo of Blood è un platform/action bidimensionale a scorrimento orizzontale, caratterizzato dalla preponderanza dei combattimenti rispetto al platforming. Richter è armato principalmente di una frusta, come molti altri suoi parenti, cui si aggiungono item classici come pugnali, acquasanta, ecc., che consumano cuori. E’ stato introdotto l’Item Crash (che tornerà in altri capitoli), potente mossa ad ampio raggio legata allo strumento equipaggiato, che consuma un cospicuo quantitativo di cuori. Il livello di difficoltà è elevato, ma non eccessivo nell’ambito della serie. In una prospettiva moderna, ci sono molti elementi a cui ci stiamo disabituando, come le vite: nel panorama attuale, in cui i tentativi a disposizione spesso sono infiniti, è dura superare livelli e boss complicati con solo tre vite (di default). Il game over comporta la necessità di ricominciare lo stage dall’inizio, visto che i check-point (all’inizio di ogni “stanza”) valgono solo fino all’esaurimento delle vite.

I nemici sono numerosi e pericolosi, quindi vale la pena di riflettere prima di attaccare, ma alcuni respawnano all’infinito e aggrediscono il giocatore, quindi anche l’approccio lento può rivelarsi controproducente. Alcuni passaggi (come affrontare più boss di fila) possono rivelarsi sfiancanti, ma ciò non avviene mai a causa del sistema di controllo, essenziale e reattivo.

Rondo of Blood
Rondo of Blood
Rondo of Blood

Originariamente, Rondo of Blood è uscito su PC Engine nel solo Giappone, ed è rimasto appannaggio dell’utenza nipponica per quasi quindici anni, fino al remake Castlevania: The Dracula X Chronicles, contenente anche la versione originale del gioco, da sbloccare in uno stage alternativo. Dal 2010 il titolo è disponibile anche sulla Virtual Console di Wii. Prima di queste re-release tarde, i giocatori occidentali si sono accontentati del remake per SNES Castlevania: Dracula X (Vampire’s Kiss in Europa).

Posto che recuperare un PC Engine (con tanto di add-on per i CD) e la versione originale di Rondo of Blood è una soluzione non alla portata di tutti, vi consigliamo di attendere Castlevania Requiem: Symphony of the Night & Rondo of Blood, in uscita fra una settimana. In alternativa, potete procurarvi The Dracula X Chronicles, che offre anche un valido remake del gioco (di cui parleremo la prossima settimana) e Symphony of the Night. Chi è interessato unicamente a Rondo of Blood farebbe meglio a optare per la versione per Virtual Console di Nintendo Wii, venduta al non modico prezzo di 900 Wii Points, ma sicuramente migliore, sia sotto il profilo dell’emulazione sia sotto quello della fedeltà “filologica” (l’unico cambiamento è la voce tedesca nell’introduzione). Sconsigliato, invece, Dracula X, piuttosto costoso e anche notevolmente diverso da Rondo of Blood (e ad esso inferiore), a tal punto da non essere considerato canon.

Rondo of Blood


All’epoca del debutto, Rondo of Blood deve essere stato un gioco epocale, e ancora oggi è fra i titoli più amati dai fan di Castlevania. Non si può dire che dopo più di vent’anni la carica dirompente sia rimasta intatta, ma quanti siano disposti ad abituarsi (o riabituarsi) al “vecchio stile” troveranno un tesoro.

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Giovanni Ormesi

La mia carriera videoludica inizia a metà degli anni Novanta grazie a Nintendo, ma il mio vero “primo amore” è stato per PlayStation. Nel corso della generazione 128 bit mi sono dato al multipiattaforma: questo periodo mi ha permesso di approfondire numerosi generi e serie, con l’unica ma gravissima lacuna del PC gaming. Ho cominciato a scrivere di videogiochi nel 2008, quando sono stato notato da VGNetwork e ho avuto la possibilità di recensire Yakuza 2.


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