Back in Time – Disgaea 4: A Promise Unforgotten

Uno dei migliori Disgaea sta per tornare.

Fra tre giorni debutterà su PlayStation 4 e Nintendo Switch Disgaea 4 Complete+, seconda re-release di Disgaea 4: A Promise Unforgotten, uscito nel 2011 su PlayStation 3. Per l’occasione, abbiamo pensato di proporvi un’analisi del gioco originale, che potete integrare con la recensione della nuova versione.

Per il quarto episodio della sua serie di punta, Nippon Ichi Software ha confezionato un comparto tecnico finalmente degno, caratterizzato da bellissimi sprite ad alta risoluzione, che rendono totalmente diverso l’impatto con il gioco rispetto all’inguardabile prequel. Si suol dire che in generi di nicchia come questo la grafica sia un aspetto secondario e ciò è vero, ma questa non deve essere una scusa per le software house per non profondere energie in questa direzione. Per questo motivo abbiamo ritenuto opportuno iniziare proprio dalla grafica, elogiando il risultato ottenuto: non siamo di fronte a un prodigio della tecnica, e lo si nota soprattutto negli elementi tridimensionali degli scenari e nelle animazioni, ma il progresso è stato notevole.

I fan sono stati ascoltati, insomma, e non potrebbe essere altrimenti, dal momento che le piccole realtà si appoggiano sempre a un ristretto bacino di utenza fedele negli anni. E sono stati accontentati anche gli appassionati occidentali, che godono dell’opzione fra parlato originale e doppiaggio inglese, anch’esso di buona qualità. Una feature di questo tipo ormai è lo standard nel settore e ha un grande peso sulla valutazione del sonoro, accanto evidentemente alla colonna sonora, realizzata dal solito Tenpei Sato, che collabora da sempre con NIS mettendo la firma sulle OST di quasi tutti i giochi del developer.

Disgaea 4

Le vicende sono caratterizzate dalla solita verve demenziale che pervade le produzioni Nippon Ichi: il nostro protagonista risponde al nome di Valvatorez e svolge l’umile incarico di istruttore di Prinny. E pensare che solo quattrocento anni prima era un potente tiranno del Netherworld… tutta colpa di quella fatale promessa, quella di non bere mai più sangue umano: da quel momento, Valvatorez ha perso buona parte dei suoi poteri, ma il suo encomiabile senso dell’onore non gli permetterà mai di infrangere la sua promessa, così ha trovato nuova fonte di nutrimento nelle… sardine. Questi sono due elementi ricorrenti nello humour del gioco: le sardine e le promesse assurde. E le promesse riguardanti le sardine. La sua spalla (anche comica) è il fedele servitore Fenrich, che fra i due è quello scaltro, ma che è anche legato al padrone da una profonda ammirazione, che lo porta a obbedire ciecamente a ogni ordine, pure il più strampalato.

Rispetto ad alcuni risvolti seriosi del secondo e del terzo capitolo, Disgaea 4 recupera pienamente lo spirito del capostipite, ma resta narrativamente autonomo, come da tradizione: in questo modo i neofiti si perderanno solo alcuni riferimenti e qualche cameo. A proposito di cameo: gli appassionati di manga e anime potranno scovarne più di qualcuno fra le mosse speciali!

Disgaea 4

Il gameplay non si discosta dalla formula originale (che possiamo far risalire addirittura a La Pucelle: Tactics), raffinata e ampliata nel corso degli anni. In poche parole – perché, sappiatelo fin da ora: pensare di poter anche solo far cenno a tutto ciò che è stato stipato nel disco di gioco è semplicemente follia – Disgaea 4 è un JRPG tattico a caselle (con buona pace di sperimentazioni precedenti come Phantom Brave e Makai Kingdom), caratterizzato da una fortissima enfasi posta sul power playing, cioè sul potenziamento estremo, fino al livello 9999. Fra le due grandi famiglie dei tattici posizionali (un esempio è Fire Emblem) e dei tattici custom (Final Fantasy Tactics), la serie di NIS si colloca sicuramente in questa seconda: tante abilità, tante magie, tante classi e, soprattutto, tante possibilità di personalizzazione. Ciò non significa che non ci sia strategia nel mero posizionamento delle unità, dal momento che esistono attacchi combinati (fra personaggi contigui) e caselle colorate, che possono arrecare bonus (più esperienza, ad esempio) o malus (no attacchi a distanza, sempre nell’ambito dell’esemplificazione). Inoltre, come da tradizione, è possibile afferrare e scagliare alleati, nemici ed elementi dello scenario, moltiplicando esponenzialmente le soluzioni tattiche.

Fra le novità vale assolutamente la pena di segnalare la nuova componente gestionale, integrata nel sistema chiamato Cam-pain HQ: a ogni battaglia vinta in un nuovo territorio corrisponde la conquista di una casella su una scacchiera che rappresenta la World Map. Sulle zone acquisite sarà possibile mandare un Evil Deputy (un proprio guerriero) oppure installare un Evil Symbol, con conseguenze rilevanti in fase di battaglia: ad esempio, collocando vicini due alleati le possibilità di realizzare un Team Attack incrementeranno, oppure inserendo un Evil Deputy nel “campo di forza” di un Evil Symbol si acquisteranno ulteriori vantaggi. Ciascun Deputato, inoltre, può adire il Senato, il quale deve approvare misure favorevoli nei nostri confronti, come ad esempio l’aggiunta di un Evil Symbol all’inventario oppure il potenziamento dei mostri nella propria area di competenza. Non sempre le cose andranno lisce, quindi bisognerà corrompere i singoli Senatori. Oppure bastonarli, se siete abbastanza forti. In linea con la nuova vena politica, sarà possibile dare vita anche a un proprio Gabinetto di Governo, formato da vari ministri, alcuni dei quali (Difesa e Esteri) si metteranno in contatto con i Netherworld degli altri utenti.

Disgaea 4

Ci sarebbe molto altro da dire, ma è impossibile risultare esaustivi, come detto poc’anzi: la densità di contenuti è tale da spaventare il neofita, addirittura. Gli sviluppatori devono essersene accorti, tanto che hanno messo a punto un tutorial completo e chiaro per chi mastichi l’Inglese, secondo solo al lavoro svolto da Matsuno e i suoi nel port migliorato all’ennesima potenza di Tactics Ogre: Let Us Cling Together. Inoltre, Disgaea 4 non ha fretta di mettere tutte le carte in tavola, anzi, le scopre capitolo per capitolo, lasciando il tempo di abituarsi alle meccaniche e di sperimentare senza confondersi troppo. A onor del vero, non è neppure indispensabile dominare alla perfezione tutte le feature per portare a termine la storia, un po’ perché è possibile allenarsi in ogni momento, e un po’ perché essa non è che il preludio di quello che gli hardcore gamer chiamerebbero “il gioco vero”, cioè il potenzialmente infinito post-game.

Per chi non si accontentasse della corposa main quest, della durata complessiva di una quarantina di ore e dotata di finali multipli, c’è una pletora di boss opzionali e dungeon da affrontare. Qui potrete dar sfogo a tutti i vostri deliri di onnipotenza, dedicandovi al power leveling più sfrenato, in un gioco potenzialmente infinito, o quasi. D’altro canto, se volete “platinare” dovrete conquistare tutti gli altri Trofei (tutti nascosti) che prevedono “cosucce” come raggiungere il livello 9999, oppure cimentarsi nel costruire mappe con il nuovo editor (purtroppo depotenziato rispetto alla versione originale giapponese) o nello sconfiggere le ciurme di “pirati” degli altri utenti.

Disgaea 4


Se siete giocatori di un certo tipo, Disgaea 4: A Promise Unforgotten potrebbe bastarvi per mesi; se, invece, preferite dedicarvi “solo” alla storia, si conteranno comunque a decine le ore spese tra battaglie, menù, comiche gag e gustose sardine. Garantisce Valvatorez, che è uno di parola.

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