Back in Time – Hue

Vivere a colori.

Questa settimana la nostra rubrica retro non è poi così retro: parleremo infatti di Hue, un simpatico puzzle-platformer uscito nell’agosto del 2016 su PC, PlayStation 4 e Xbox One e successivamente portato anche su PS Vita e Switch.

Spesse volte, per non dire quasi sempre, associamo il videogioco a un caleidoscopico universo di colori, caldamente acquarellato affinché persino le dimensioni apparentemente più improbabili possano plasmarsi su schermo e imprimersi sulla nostra retina, senza battito di ciglio. L’Industria ricerca incessantemente la maniera maggiormente efficace affinché possa convogliare, nell’intimità del nostro soggiorno, mondi sempre più dettagliati e trasognati. Con HUE, invece, il discorso cambia: piuttosto che puntare al fotorealismo spinto, Fiddlesticks incentra il baricentro della propria stilizzata creatura sulla manipolazione del colore per fini puramente giocosi, orchestrando un canovaccio ludico acquarellato e pienamente funzionale a un disegno artistico complessivamente sublime, capace di toccare, negli attimi appropriati, le giuste corde emozionali.

Il protagonista di HUE girovaga per l’incantato environment modificando a proprio piacimento pigmentazione del background, esplorando un mondo fantastico popolato da brutti ceffi e aggraziate figure, guidato dalla voce di una dolce fanciulla. All’inizio, nero dappertutto, ma non passa che qualche secondo e tutto rifulge. Basta acquisire il primo colore (prelevabile in-game da una tavolozza richiamabile agendo sullo stick destro del pad) e quello che sembrava un uggioso platform indie diventa articolata fusione fra puzzle e Super Meat Boy, contraddistinto da un livello di difficoltà tangibile ma mai soverchiante. Sebbene non propriamente lunghissimo, considerando che non basterà che qualche ora per raggiungere i titoli di coda, HUE è un’esperienza di quelle che non si dimenticano. Vuoi per l’abbondante dose di pensiero laterale richiesta per risolvere gli enigmi che lo compongono, vuoi per l’ottima direzione artistica, le qualità espresse dall’opera pubblicata da Curve Digital si mantengono perennemente su livelli decisamente elevati, considerando pure il genere di riferimento.

Hue

Ogni indovinello è basato sulla corretta gestione dei colori a propria disposizione: acquerellare lo sfondo di giallo, ad esempio, consentirà al nostro piccolo Calimero di interagire con tutti gli elementi dell’ambiente, a parte quelli gialli, of course, che si confonderanno nel mare magnum del colore di sfondo. Questa peculiarità ci permetterà di oltrepassare ostacoli precedentemente invalicabili, piuttosto che spostare con maggiore efficacia solidi blocchi colorati.

La struttura del gioco, aperta e non delimitata da livelli a compartimento stagno, contempla anche un pelino di backtracking (mai troppo invadente, effettivamente), consentendo all’homo ludens di riportare il proprio pelo in prossimità di zone già parzialmente esplorate, concedendogli la possibilità di razziare tutte le aree, saccheggiandole di ogni possibile ben di Dio. La presenza di alcuni collezionabili opzionabili, per inciso, aumenta seppur di poco la longevità del giochillo.

Hue


HUE rappresenta, sinteticamente, una splendida occasione per fermarsi, riflettere e sognare di fronte a un videogioco che, sebbene non ambisca a ridefinire il concetto di puzzle game, risulta godibile e rilassante.

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