Back in Time – Solatorobo: Red the Hunter

Benvenuti (o bentornati) a Little Tail Bronx!

Sul finire del mese scorso CyberConnect2 ha autopubblicato Fuga: Melodies of Steel, quarto episodio della serie Little Tail Bronx. Back in Time, rispettando la sua natura retro (anche se in senso abbastanza lato), torna indietro di dieci anni, quando Nintendo of Europe pubblicò nel Vecchio Continente Solatorobo: Red the Hunter, secondo capitolo di Little Tail Bronx (il terzo fu un free-to-play per smartphone giapponesi).

Solatorobo, pur non avendo forti legami con Tail Concerto, appartiene alla serie di Little Tail Bronx, che è il nome del mondo di gioco, sostanzialmente un insieme di isole fluttuanti al di sopra di un mare di nubi, grazie all’immensa energia dei cristalli. La popolazione si compone di due specie furry, cioè i Caninu e i Felineko, a loro volta suddivise in razze, e ben distinte fra loro, non solo esteticamente, ma anche da un punto di vista “etnico” e caratteriale. Ciò che colpisce gradevolmente è proprio la cura riposta nel tratteggiare un mondo complesso in ogni sua parte, dalla geopolitica agli aspetti socioculturali: insomma, la lore è notevole e c’è una spiegazione a tutto o quasi, fornita dalla Biblioteca e dalla trama nel suo dipanarsi. Essa si divide, pur mantenendo una marcata continuità, in due cicli narrativi di durata abbastanza uniforme – siamo intorno alle otto/dieci ore ciascuno – di cui il primo è più spensierato (almeno fino alle battute finali) e il secondo più “impegnato” e avvincente, grazie a rivelazioni importanti, che danno un senso tutto nuovo agli avvenimenti precedenti.

Il protagonista è il giovane Caninu di nome Red Savarin, il quale, coadiuvato dalla sorella Chocolat, svolge la professione di Cacciatore: in sostanza, svolge diversi incarichi su commissione e dietro compenso pecuniario. Nel corso della prima missione il nostro eroe si imbatte in Elh, personaggio che cela più di qualche mistero, che non vogliamo assolutamente rivelarvi. Le relazioni all’interno del cast sono sviluppate attraverso numerosissimi dialoghi, che delineano bene il carattere dei protagonisti, a costo però di risultare un po’ troppo presenti per alcuni, che magari avrebbero preferito meno chiacchiere e più azione; tenuto conto, tuttavia, della natura peculiare del prodotto, non ce la sentiamo di criticare la scelta di CyberConnect2.

Solatorobo

Un lavoro certosino come questo sarebbe stato vanificato da una grafica poco curata, per cui gli sviluppatori si sono messi di buzzo buono e hanno prodotto uno dei migliori motori tridimensionali per Nintendo DS, in grado di sorreggere con la sua potenza lo slancio creativo degli artisti che hanno lavorato su personaggi e ambientazioni: queste ultime, in particolare, vanno ricordate per la loro spiccata “personalità”, conferita da uno stile fantasioso e da una palette cromatica luminosa. L’unico appunto che si può fare è di tipo tecnico: Solatorobo può occasionalmente scattare nelle situazioni più concitate, quindi in alcuni combattimenti, in sostanza; tuttavia, come si premura di specificare anche il retro della confezione, i possessori di Nintendo DSi o Nintendo DSi XL potranno avvalersi della CPU ad alta velocità, scongiurando il problema.

Il sonoro non è da meno, deliziando il giocatore con numerosissime melodie, che poi possono anche essere acquistate nel corso del gioco e riascoltate a proprio piacimento, magari avvalendosi di un paio di cuffiette, dal momento che la qualità audio della console è quello che è. Gli autori sono ancora una volta Fukuda (quello di .hack//) e Nakata, i quali avevano già lavorato assieme su Tail Concerto: assieme si fanno chiamare LieN (c’è pure un riferimento in una subquest). Il doppiaggio è quasi del tutto assente: ogni personaggio ha un paio di esclamazioni (in francese!) che vengono spesso riutilizzate: una scelta abbastanza vecchio stile, non c’è dubbio.

Solatorobo

Sotto il profilo ludico, Solatorobo è essenzialmente un gioco d’avventura con spruzzate platform e JRPG e qualche semplice puzzle, ma la nomenclatura di A-JRPG è tutto sommato calzante, per aspetti che trascendono il mero gameplay, come, ad esempio, l’importanza dell’impianto narrativo o delle relazioni intra-party. Fatto sta che la componente JRPGistica è ridotta all’osso: si sale di livello grazie ai punti esperienza e sostanzialmente null’altro.

La struttura portante è imperniata sulle missioni: come abbiamo detto, Red è un Cacciatore, quindi girerà in lungo e in largo la Repubblica di Shepherd svolgendo vari incarichi; essi vengono presentati perlopiù come facoltativi, ma in realtà molto spesso è obbligatorio affrontare determinate quest, le quali possono richiedere un certo Grado di Cacciatore, costringendovi a svolgere un sufficiente numero di missioni, magari a vostra scelta, per progredire. Le azioni richieste sono le più varie, ma, in linea di massima, possiamo dire che il gameplay ruota attorno all’esplorazione e ai combattimenti, condotti per la maggior parte del tempo a bordo del Dahak, il mech di Red. A differenza di titoli come Steambot Chronicles, i controlli sono semplici e intuitivi, anche in sella al robot, e il numero di azioni a disposizione non è elevatissimo: si può saltare, scattare e afferrare oggetti/nemici per poi scagliarli, ma non esiste nemmeno un attacco diretto come un pugno o uno sparo. Red può scendere dal Dahak per compiere alcune azioni, come salire le scale, azionare pulsanti o raccogliere Cristalli: in questi frangenti, è impossibile sconfiggere nemici, potendosi al massimo utilizzare la Pistola Stordente.

Solatorobo

Il gameplay è scorrevole e piacevolissimo, adatto in tutto e per tutto a un “divertimento portatile” (ma le funzioni touch non sono sfruttate): i controlli sono semplici e gli ambienti ben progettati e non troppo vasti, non essendo possibile ruotare agevolmente le inquadrature. Anche la difficoltà calibrata verso il basso risponde a simili esigenze, ma in modo eccessivo: Solatorobo è talmente semplice da adombrare persino il divertente sistema di potenziamento del mech, operazione praticamente inutile se non addirittura dannosa, in quanto non fa altro che diminuire ulteriormente il livello di sfida.

Peccato, perché non era neanche stato pensato male: i vari pezzi, ognuno dei quali fornisce un determinato boost di un parametro, hanno fogge diverse e vanno dunque “incastrati” sapientemente, in modo da sfruttare al meglio le caselle a disposizione, che possono essere aumentate attraverso la spesa dei già citati Cristalli. Nessuno richiedeva una difficoltà sovrumana, vista pure la relativa scomodità di un handheld rispetto a un pad, però la consapevolezza di poter affrontare il gioco senza mai perdere sacrifica alquanto il mordente.

Solatorobo


Nonostante questo difetto innegabile, Solatorobo: Red the Hunter si distingue grazie alle sue peculiarità e può vantare numerosissimi pregi, per cui rimane un acquisto consigliato. E non preoccupatevi, è pure abbastanza longevo: dura fra le quindici e le venticinque ore, a seconda che vogliate portare a termine o meno tutte le ottanta quest.

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