Back in Time – Theatrhythm Final Fantasy

Un gioco dedicato alla musica di Final Fantasy.

Poche saghe videoludiche hanno la storia, i fan e la magia di Final Fantasy. Quindici capitoli di uno dei marchi più conosciuti e amati, ai quali si aggiungono le miriadi di spin-off e anche un paio di seguiti: ci troviamo davanti al JRPG di maggior successo di sempre. Tra i grandi punti di forza della serie Square vi sono sempre state le splendide colonne sonore in gran parte opera del maestro Nobuo Uematsu. Per celebrare il venticinquesimo anniversario di Final Fantasy, Square Enix commissionò ai ragazzi di Indieszero uno spin-off musicale per accontentare i fan di tutto il mondo e – nel frattempo – fare qualche soldo facile e veloce. È così nato Theatrhythm Final Fantasy, che fortunatamente superò i confini del Giappone e giunse in Europa.

In occasione dell’uscita di Final Fantasy VII Remake, la nostra rubrica retro prosegue nel suo percorso alla riscoperta della softeca 3DS ma si “tinge” di Final Fantasy.

Per molti versi, Theatrhythm ricorda la maggior parte dei giochi musicali usciti su DS e 3DS: l’azione si svolge sullo schermo superiore, mentre gli input e i comandi vengono dati – a tempo, chiaramente – dal giocatore tramite pressioni e scivolamenti dello stilo sullo schermo inferiore. Il sistema, come dimostrato da Elite Beat Agents ed Electroplankton, funziona ed è divertente, e questo Final Fantasy non fa certo eccezione, donando oltretutto anche agli appassionati del genere un buonissimo livello di sfida alle difficoltà più elevate.

Pure nelle modalità di gioco non troviamo niente di sconvolgente e particolarmente originale: si possono giocare le Series (dove si affrontano tutte le canzoni dedicate a uno dei primi tredici giochi della serie regolare), le Challenges, dove possiamo affrontare le tracce singole e, infine, il “Chaos Shrine”, particolari combinazioni di canzoni sbloccabili e collezionabili anche via Street Pass e affontabili persino in multiplayer con download play. Se poi le 39 canzoni presenti – 3 per capitolo – non vi bastassero, in un attimo si può accedere all’eShop per scaricare come DLC, al modico costo di 1€, singole tracce provenienti dal vostro Final Fantasy preferito. Il sottoscritto ha resistito dieci minuti prima di scaricare Cosmo Canyon di Final Fantasy VII, per esempio.

Ad aggiungersi alle modalità e alle canzoni, troviamo anche un buon numero di sbloccabili quali trofei, carte collezionabili e video, tutti utili ad aumentare la longevità e la voglia di battere i propri record, nonostante si senta lo stesso la mancanza delle leaderboard online.

Theatrhythm

Theatrhythm Final Fantasy ha comunque una sua identità ben definita, figlia della sua relazione con la serie principale, rappresentata dall’inserimento di elementi RPG quali la gestione del party e l’avanzamento di livello tramite l’acquisizione di esperienza. Prima di entrare in gioco dovremo scegliere – da una rosa che dapprima includerà solo un protagonista per ciascuno dei primi tredici FF, ma che poi si amplierà nettamente – quattro eroi con rispettivo equipaggiamento. Con il passare del tempo i nostri Squall, Cloud e compagnia, realizzati simpaticamente in stile super-deformed, saliranno anche di livello, aumentando di forza e rendendo leggermente più semplici le nostre partite.

Malgrado queste innovazioni siano da apprezzare e possano risultare interessanti a prima vista, col passare del tempo ci si rende conto di quanto risultino fini a se stesse e non facciano poi la differenza. Anzi, gli sviluppatori hanno inserito un bonus sostanzioso nel punteggio (che permette di raggiungere le valutazioni al di sopra della già ottima “S”) legato al giocare senza nessun equip e abilità assegnate: non certo il modo migliore per invogliare il giocatore a sfruttare questa caratteristica, senza dubbio.

Theatrhytm

IndiesZero ha provato a donare varietà alla formula inserendo tre tipi di livelli: i Field Music Stages (FMS), i Battle Music Stages (BMS) e gli Event Music Stages (EMS). Sfortunatamente, però, le differenze tra queste canzoni sono quasi solamente estetiche: nelle battaglie vedremo tutti e quattro i personaggi del nostro party sul campo di una delle battaglie classiche della serie, simulando uno scontro con un mostro, mentre negli Event passeranno in sottofondo alcuni filmati celebri e scene di gameplay e infine nei Field la musica cambierà leggermente e si farà più affidamento a lente scivolate del pennino sullo schermo, piuttosto che a tocchi veloci e precisi.

Benché tutto ciò – similmente a quanto accade con le componenti RPG – suoni interessante a dirsi, lo si dimostra molto di meno sul piano pratico, in quanto tutti e tre i tipi di stage alla fin fine si giocano allo stesso, identico, modo.

Theatrhythm


Theatrhythm Final Fantasy è un ottimo esempio di buon titolo che ti lascia con l’amaro in bocca per quello che avrebbe potuto essere, ossia un capolavoro. Il gameplay funziona, le tracce sono splendide e in buon numero – c’è One Winged Angel per ricordare una delle più celebri – ed è un perfetto omaggio alla saga, ma ha, come spesso succede, il rovescio della medaglia, che consiste nella parziale riuscita delle sue più grandi novità, ovverosia gli elementi da gioco di ruolo, i quali avrebbero potuto – se fossero stati più incisivi – elevare ulteriormente Theatrhythm.

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