Call of Duty Black Ops II – Hands On

Manca oramai poco all’uscita di Call of Duty Black OPS II per Xbox360, PlayStation 3 e PC: il prossimo mese il sequel del capitolo uscito nel 2010, sviluppato dalla software house della Treyarch e distribuito da Activision, arriverà con grandi novità e con le solite e necessarie features aggiuntive, che punteranno a perfezionare il prodotto e renderlo sempre più accattivante agli occhi dell’utenza e della critica. Grazie ad Activision abbiamo avuto modo di testare il comparto multiplayer in un deathmatch a squadre, così da poter non solo provare qualche mappa aggiuntiva del gioco rispetto a quanto visto alla GamesCom e all’E3, ma anche toccare con mano le capacità del prodotto.

Prima ancora di poter mettere le mani sul multiplayer, però, la Treyarch ci presenta i nuovi contenuti inseriti in questo secondo capitolo di Black OPS: quest’anno Activision ha deciso di puntare alla grande non solo sulla modalità zombie, rinnovata, ma anche sulle novità legate allo sci-fi, giustificando l’ambientazione nel 2027. A presentare tutte le features aggiuntive è stato Jay Puryear, Director of Brand Development di Treyarch, che annuncia subito la collaborazione con P.W. Singer, esperto di relazioni internazionali, di guerre, soprattutto moderne, e anche scrittore di bestseller, che ha fornito una consulenza fondamentale dal punto di vista bellico per arrivare a fornire una realtà di spessore a Black OPS II. Puryear ci ha subito mostrato una parte della storia in singleplayer con l’intreccio di trama che va a svilupparsi in maniera collegata al primo episodio, intrecciando le vicende negli anni ’80 fino al 2025, anno di ambientazione del secondo capitolo. 

Saremo impegnati, con delle ali fittizie, che quasi vogliono farci assomigliare a dei pipistrelli, e con delle ventose alle mani, in una scalata di una parete rocciosa. Con l’ausilio di corde e, appunto, delle ventose appena citate, ci aiuteremo, con il nostro compagno di scalata, per arrivare sempre più in cima. La sequenza si basa esclusivamente su dei quick time event, che ci costringeranno a usare i pulsanti giusti al momento giusto per lanciare il nostro compagno verso il prossimo appiglio di roccia o per aggrapparci al momento giusto. Dopo qualche peripezia tra ventose e corde sulle pareti rocciose arriviamo alla sequenza di volo, che, con le precedentemente citate ali, ci lanceranno in una spettacolare sequenza tra i picchi del luogo. Una resa decisamente soddisfacente, con una resa grafica di grande spessore e una gestione degli effetti impeccabile: la resa della regia è di grande fattura e volare tra i vortici d’aria che andranno a crearsi sarà appagante quasi come lanciarsi in una sparatoria all’impazzata. Una volta atterrati avremo modo di sfruttare il nostro camuffamento ottico, che vuole richiamare molto la modalità Hunter che tanto sta andando di moda in questo periodo (come anche EA ha mostrato nel nuovo Crysis 3). Nulla di nuovo o di straordinariamente innovativo, essendo una feature oramai nota ai più, ma comunque un’esperienza che non annoierà i giocatori abituati al classico sparatutto. 

Soddisfatti e appagati dalla presentazione, che conferma la volontà della Treyarch di presentare un prodotto sempre più innovativo così da non farsi giudicare stantio, arriviamo a provare il comparto multiplayer di Black OPS II, sfruttando la piattaforma Xbox360. Abbiamo avuto modo di testare due mappe e in entrambe eravamo divisi in due squadre, la rossa e la verde, impegnate in due obiettivi diversi: per quanto riguarda la prima eravamo chiamati a uccidere quanti più avversari possibili, in un classico deathmatch; nella seconda, invece, dovevamo conquistare una base e cercare di mantenerla nel nostro possesso il più a lungo possibile. Quest’ultima ci ha tenuti impegnati decisamente più della prima: a farla da padrone era la dimensione della mappa stessa. La Hijack, infatti, è ambientata su uno yatch di non troppo grandi dimensioni e con diversi posti dove nascondersi e stanare i nemici. La prima mappa, invece, era ambientata in una stazione ferroviaria, una mappa molto classica che lasciava spazio più allo sparatutto che all’effetto sorpresa o alla strategia da cecchini. Ovviamente questo si trasforma in un caos decisamente di alto livello, ma l’intenzione è molto chiara: si muore e si rinasce subito. Non c’è molto da attendere per un respawn e d’altro canto si muore con tanta facilità: riuscire a compiere una serie di uccisioni, infatti, è cosa abbastanza rara e ci è capitata non troppe volte. 

Dalla nostra ovviamente c’è la velocità di azione, che è alla portata di mano, così come la ricarica delle armi: è necessario che tutto sia rapido e calcolato al secondo, per non perdere nemmeno un attimo di tempo. Inoltre il caos non è assolutamente un lato negativo, che potremmo criticare, anzi è realizzato bene e non rende noiosa né frustrante l’azione. Ovviamente eravamo in una partita con dei personaggi di base non avanzati nei livelli né altro, ma è chiaro che in alcuni casi, soprattutto se ci si ritrova a giocare con avversari dall’alto livello Prestigio, il tutto può diventare abbastanza stancante, ma questo è il gioco. Possiamo, però, criticare un aspetto di quanto abbiamo visto: nel comparto multiplayer c’è ancora troppa rigidità tecnica da parte della nostra protesi digitale, ma forse dovendo mantenere abbastanza charachter a schermo durante le sfide in multi la Treyarch è stata chiamata a una riduzione delle spese. 

Un prodotto che, alla fine della fiera, ci sentiamo di consigliare, ancora una volta, a tutti gli appassionati del genere e della saga. La campagna in singleplayer offre un aspetto cinematografico che riprende il filone narrativo avviato con Black Ops e l’innovazione della quale è impregnato è comunque da rispettare e ammirare: la quantità di features innovative è notevole e anche la modalità zombie, che arriva a essere una campagna giocabile in cooperativa con quattro giocatori, offrirà delle importanti novità e una modalità di grande valore da aggiungere alla longevità. Chi vive di pane e shooter non deve farsi scappare Black OPS II, così come chi vuole avvicinarsi al genere potrebbe iniziare proprio da questo. 

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