Computerspielemuseum: il museo del videogioco a Berlino.

Il percorso moderno

 Nel lato opposto all’angolo retrò, è riservato uno spazio ai giochi più moderni che hanno reso grande la fama dei videogiochi. E’ ad esempio interessante un minischermo, dove alle sue spalle è posta una serie di cubi con titoli di videogiochi gloriosi. Il visitatore attraverso un classico joystick selezionerà il titolo e partirà il video  e una sezione di gameplay del gioco selezionato. Trai titoli presenti troviamo Tomb Raider, Metal Gear Solid, Pokémon, Grand Theft Auto e così via. Alcuni di questi titoli hanno le copertine esposte, come nel caso di Tomb Raider.

 

Avanzando nel cammino, e nel tempo, si passa alla sezione più tecnologica del museo. E’ possibile giocare alle console di ultima generazione, come la Nintendo Wii con Wii Sports, la Xbox 360 con Assassin’s Creed Brotherhood, e la Play Station 3 con Wipeout in 3d. Bisogna precisare che alcuni giochi violenti, come il già citato Assassin’s Creed, non possono essere provati se non si ha l’età consigliata dal PEGI.
Al di là delle console, il Computerspielemuseum dedica parecchio spazio al lavoro che si cela dietro la realizzazione di un videogioco. Ad esempio viene mostrata la creazione di un dinosauro in 3d, e di come esso prima debba essere disegnato in 2d nel computer, poi renderlo in 3d attraverso la modellazione di ogni singolo centimetro, in seguito bisogna colorarlo e infine dargli il movimento.
 

Vi sono anche poster raffiguranti l’evoluzione di un personaggio mitico come Super Mario. O ancora, da quanti membri è composto un team di sviluppo. Insomma, tanto piccole curiosità che permettono di capire quanto lavoro e persone vi sono dietro un videogioco.
Inoltre per testare le conoscenze de visitatori in campo videoludico, è possibile partecipare a un quiz in cui verranno poste domande su tutti i videogiochi esistenti. Quindi da Fallout 3 a Resident Evil e World of Warcaft e chi più ne ha, più ne metta!


Il percorso sociale

Ciò che rende davvero interessante e ammirevole il Computerspielemuseum è il fatto di come l’argomento "videogiochi" sia trattato. Il museo infatti non si limita ad esibire reperti gloriosi del campo, ma si impegna a diffondere il messaggio che i videogiochi sono ormai una componente della nostra società moderna. E a tal proposito vengono date informazioni su termini come Cosplay o GdR, oppure, cosa ancora più importante, vengono mostrati video in cui ragazzini di tutto il mondo raccontano le loro passioni in questo territorio, e quindi ragazzine che adorano giocare a Tekken, ragazzi che amano Call of Duty, il tutto ovviamente vissuto come una semplice passione, che non ostacola la vita sociale. In poche parole, viene mostrato il videogioco nella sua essenza, e non come un bambinata che toglie tempo alla vita reale, idea che purtroppo è ancora diffusa ai giorni nostri, e soprattutto nel nostro Paese.
 

 

 

 

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I videogiochi possono essere considerati una forma d’arte? Domanda che ci poniamo sempre più spesso, alla quale però è difficile dare una risposta. Numerose sono le opinioni secondo le quali i videogiochi presentano trame da oscar, musiche da far venire la pelle d’oca e personaggi indimenticabili; eppure i più "tradizionalisti" non sono affatto d’accordo, confinando il videogioco a un effimero intrattenimento per ragazzi.
Noi di Gamesource saremmo ovviamente di parte se dovessimo affrontare questo argomento, perciò preferiamo parlare del Computerspielemuseum di Berlino, ovvero il museo del videogioco. Già, un museo come quello che troviamo per le grandi opere d’arte, per il cinema d’autore, o per musicisti immortali…

La storia del museo

Il Computerspielemuseum  fu aperto nel 1997 nel Karl Marx-Allee a Berlino, e fu nel mondo il primo museo dedicato alle arti digitali. Tuttavia solo nel 2011 è stata aggiunta la nuova esibizione "Computer Games: Evolution of a Medium" che ha portato all’aggiunta di oltre 300 pezzi da esibire. Per mettere in piedi un progetto così ambizioso e mai visto prima, hanno collaborato enti davvero importanti, come la Fondazione per i Giovani e il Lavoro Sociale, la Medienboard Berlin-Brandeburg, l’ente dello Sviluppo Regionale Europeo, e l’Unione Europea.
Il Computerspielemuseum si presenta molto semplice al suo esterno, ma la sola insegna realizzata con il font Visitor fa intendere immediatamente che si tratta di un museo totalmente diverso dall’ordinario a cui siamo abituati.

 

Il percorso storico

 Una volta varcata la porta di ingresso, ci sarà la cassa ad attendere il visitatore. Il biglietto di ingresso è di 8 euro, quindi parliamo di piccole cifre, eppure per incentivare i giovani è possibile avere degli sconti dimostrando di essere studenti. La cosa affascinante è che proprio vicino alla cassa il visitatore troverà delle statue di pregevole fattura, a dimensioni naturali di Link, di Jack&Dexter e di Old Snake nascosto tra le scale. Insomma sin dal principio del percorso si entra in un’atmosfera diversa.
Il museo è principalmente rivolto alla storia delle arti digitali. E quindi il visitatore verrà colpito dal cosiddetto "Wall of Hardware" ovvero un muro in cui sono esposte le console che hanno caratterizzato la storia del videogioco nel corso degli anni. È bello vedere la Brown Box, ideata nel 1966 accanto a una Play Station 3. Le console esposte sono sia fisse che portatili, quindi è possibile trovare le diverse versioni del Game Boy, la Play Station Portable, il Nintendo DS. In ogni teca ovviamente è possibile leggere diverse informazioni e curiosità su ogni console. Ad esempio, sapevate che la Play Station inizialmente era un progetto realizzato tra Nintendo e Sony? E che dopo il tradimento di Nintendo e Philips, la Sony si è dedicata alla realizzazione della console più popolare di sempre?
 

Purtroppo le didascalie sono solo in inglese e in tedesco, però sono piuttosto semplici da capire, basta avere un minimo di base per capire il loro messaggio. Proseguendo nel percorso, vi è l’angolo retrò. Una sala giochi in cui è possibile giocare a titoli storici e celeberrimi come Space Invaders, Donkey Kong ecc. È interessante notare come i giochi di una volta, pur essendo strutturati in maniera semplice erano caratterizzati da una certa difficoltà. Non è raro infatti trovare gente adulta che dedica diversi minuti a superare un solo livello. Passato l’angolo retrò il visitatore verrà catturato dal Jumbo Joystick, un Joystick dalle dimensioni notevoli. Infatti il visitatore per poter giocare deve togliersi le scarpe e salirvi sopra, e attraverso questo Jumbo Joystick dovrà aiutare Pac-man a saziare la sua fame. Una trovata davvero carina che vede partecipi adulti e bambini.
 

Ma la sezione retrò non finisce certo qui. Molte teche sono dedicate a uno dei primissimi giochi lanciati in commercio. Stiamo parlando di PONG, il simulatore di Ping Pong ideato nel lontano 1972. Oltre numerosi video che mostrano i primi videogiocatori cimentarsi a PONG, e didascalie che danno ulteriori info sul gioco, all’interno del museo è possibile trovare una riproduzione della cabina originale e provarlo con un amico, o in alternativa con un membro dello staff del Computerspielemuseum.
Per gli amanti dei giochi più tradizionali, sono dedicate diverse teche anche a Dungeons and Dragons, il gioco di ruolo per eccellenza. Il visitatore troverà i vecchi manuali, interviste a giocatori e molte altre curiosità.

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