Death Stranding: verso la recensione – K come…

Tutte le ispirazioni, reali e presunte, del titolo di Kojima Productions... con la lettera K

Eccoci con il sestultimo contenuto speciale per Death Stranding, sulla strada verso una recensione (e un’uscita) sempre più alle porte.

K come Kobo

È Kojima stesso ad aver citato Kobo Abe, pseudonimo di Abe Kimifusa, scrittore, drammaturgo, regista, poeta e fotografo giapponese, in particolare la sua novella “Nawa” (“la corda”).

Death Stranding

Kobo, figlio del surrealismo nato dalla volontà di esprimere la realtà superiore delle cose, descrive in ogni sua opera un’umanità completamente alienata, chiusa in un labirinto senza uscita e monca nella sua totale intra- e inter-incomunicabilità.

Kojima sembra dissetarsi dalla stessa fonte, quel pozzo di irrazionalità e onirismo perfette ma frastagliate sublimazioni dei meandri più oscuri della psiche, in un abbinarsi senza nesso logico fra immagini reali e ben definite.

Death Stranding K

Il testo a cui Kojima dice di essersi ispirato per il concept di Death Stranding ha queste frasi, come epilogo:

“La corda” e “il bastone”, insieme, sono gli strumenti più antichi dell’umanità. “Il bastone” tiene lontano il Male, “la corda” avvicina il bene; sono questi i primi amici che l’uomo abbia creato per sé, e dove trovate l’uomo, trovate corda e bastone; perfino ora sono praticamente membri della nostra stessa famiglia, residenti infiltrati nelle nostre case.

Kojima Productions vuole chiaramente evolvere il concetto di gioco, per ora così fossilizzato nell’utilizzo dei bastoni da dimenticarsi completamente che esiste “dell’altro”.

Death Stranding

Forse Death Stranding sarà proprio questa originale alternativa, un titolo che, sia nel comparto multi- che in quello single-player, ci insegnerà a dissotterrare le corde che ci uniscono per raccontare una storia di redentoria evoluzione attraverso l’empatico ritrovarsi, in cui magari è chi è ancora attaccato al “bastone” ad esserci nemico.

Il prossimo passo dell’evoluzione potrebbe chiederci e spingerci a essere, metaforicamente, in e con Death Stranding, protagonisti e antagonisti della nostra stessa storia…

…un po’ come nella vita, no?

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