Far Cry 3: si torna ai tropici

Sono passati ormai 7 anni da quando Crytek sviluppò il primo CryEngine, ambientando un gioco su un’isola tropicale con un mondo aperto che lascia libertà al giocatore. Quando il tutto è rimasto nelle mani di Ubisoft, e Crytek sviluppava il nuovo gioco ambientato nuovamente su un isola tropicale, solo il nome e il concetto di base del gioco (la completa libertà d’approccio) rimasero gli stessi mentre la storia, il personaggio e l’ambientazione cambiarono: il Dune Engine ci portò nella savana africana. Nello stesso anno in cui Crytek cambia ambientazione, qualcun altro aggiungerebbe "finalmente", Far Cry torna dove affonda le proprie radici.

La storia, o meglio l’introduzione, non è delle più ispirate: un uomo torna a casa dal lavoro e trova il solito casino della moglie e la figlia rapite, più qualche altra catastrofe che sconvolge la sua vita. Insomma, l’unica cosa che manca è la diagnosi di un cancro incurabile ai polmoni e al cervello. Fatto sta che si trova su un isola tropicale dove degli psicopatici stanno facendo qualcosa di losco, tanto che il loro capo ci lega una pietra ai piedi e ci butta in un pozzo naturale dove vediamo altri sventurati come noi che hanno fatto la stessa fine; ma noi riusciremo a liberarci per cercare di fermarli.
 

Il boss psicopatico
Il discorsetto dello psicopatico prima di buttarci giù
 

Ma veniamo alle cose importanti e tangibili, la grafica e giocabilità. Nella demo mostrata la grafica è eccezionale, dettagliata, pulita e fluida. Probabilmente la migliore grafica mai vista prima su PC, con illuminazione molto buona e vegetazione realistica sia come quantità che come aspetto. Non possiamo addentrarci oltre, non abbiamo comunque potuto toccare con mano e il video era una registrazione di gameplay, ma Far Cry 3 promette molto bene sotto questo aspetto e rientra senza dubbio tra i titoli da osservare. Il gameplay invece è il classico Far Cry, con un’area da esplorare liberamente e proiettili da sparare contro i cattivi. L’esplorazione è ancora più importante e soprattutto viene premiata: se invece che muoverci direttamente verso l’obbiettivo esploriamo l’area circostante potremmo trovare una grotta e scoprire così una missione secondaria che ci regalerà qualcosa, siano solo informazioni di contorno oppure un’arma; inoltre, sempre evitando di buttarci a capofitto verso la meta, se prendiamo il nostro tempo per esaminare bene l’area potremmo scoprire qualcosa di interessante per affrontare il campo. Per esempio nella demo il protagonista ha trovato una base sulla riva del mare, in una posizione rialzata: avrebbe potuto decidere di entrare e sparare a tutti e a tutto, invece mantenendosi in posizione sicura ha cercato un altro punto di accesso e trovato un fucile di precisione pronto ad aspettarlo, con cui ha cominciato a uccidere i nemici e creare un po’ di confusione prima di accedere al porto con più calma e rubare una barca.
 


La baia dove qualcuno sta facendo pulizia
 

La demo si è conclusa con il personaggio fermato da un filmato, rigorosamente in prima persona, dopo essere approdato su un altro punto dell’isola; filmato in cui lo psicopatico capo ci ha buttato a terra facendoci perdere i sensi e portato via. Il motore del gioco, come ci è stato dichiarato dal direttore creativo Jason Vanderberghe, è una versione modificata dal Dune Engine, ma a quanto possiamo vedere è stato modificato parecchio e lo scopo è appunto quello di ottenere la massima qualità grafica possibile, insieme a una giocabilità coinvolgente. Purtroppo non ci è stato possibile toccare con mano, dopotutto il gioco è previsto per un generico 2012, ma merita molta attenzione e noi gliela daremo senza alcun dubbio.

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