Final Fantasy VII: 10 momenti che attendiamo di rivivere

Mancano circa sette mesi all’uscita di Final Fantasy VII Remake e ci sembra una quantità di tempo appropriata per iniziare a scaldare i muscoli dell’hype. Dopotutto una delle prospettive più allettanti che il remake rappresenta è quella di farci rivivere con una grafica e una regia moderne su PlayStation 4 tutti quei momenti che hanno reso indimenticabile questo capitolo della saga Square Enix.

Per rinfrescarci la memoria e iniziare a sognare cosa ci aspetta nel futuro, vi proponiamo una lista dei momenti dell’originale Final Fantasy VII che ci sono rimasti particolarmente nel cuore, e che aspettiamo di rivedere nel remake ancora più spettacolari.

Final Fantasy VII


La fine del Settore 7

Quello di Final Fantasy VII non è certo un mondo allegro, e in particolare nella città di Midgar è palpabile il contrasto tra l’avanzamento tecnologico e la discutibile qualità della vita dei suoi abitanti, soprattutto nei bassifondi. Sin dall’inizio del gioco ci viene detto quanto la Shinra sia senza scrupoli, ma è solo più avanti che capiamo davvero fino a che punto. L’anima più nera e spietata della compagnia si rivela in tutta la sua brutalità quando questa decide di schiacciare il gruppo ribelle Avalanche facendo saltare il pilone che sorregge la città sopra il Settore 7 dei bassifondi, decretando quindi l’annientamento sommario di innumerevoli vite innocenti.

Quando Cloud, Tifa e Aerith arrivano sul posto trovano già il pilone sotto attacco, e i membri di Avalanche negli ultimi, tragici momenti della loro strenua resistenza. Gli sforzi risultano vani: il pilone viene distrutto e il Settore 7 schiacciato.

La drammaticità di questa scena la rende sicuramente una delle più incisive della parte ambientata a Midgar, anche se i limiti grafici di allora ne contenevano la tragicità. Nel remake di Final Fantasy VII ci sarà senz’altro l’occasione di renderla più accurata e possibilmente esplicita. E dato che dovrebbe esserci più spazio per l’approfondimento dei membri di Avalance ci aspettiamo che sarà ancora più triste.

Final Fantasy VII Sector 7 pillar


Fuga dalla Shinra

Un altro punto il cui il gioco ci mette di fronte a una situazione di cruda soggezione è l’ultima parte all’interno del Quartier Generale della Shinra. Dopo essere stati catturati, i membri del gruppo si svegliano nelle loro celle inesplicabilmente liberi di uscire. Una musica minacciosa e infausta ci accompagna mentre posiamo gli occhi sui morti disseminati ovunque e la cella di Jenova squarciata e vuota. L’unico esplicito indizio da seguire è la scia di sangue e segni di artigli che ci conduce dritti verso l’ufficio del Presidente Shinra, che troviamo già morto. Il gruppo ha appena il tempo di realizzare cosa sta succedendo che si ritrova a fronteggiare il figlio del presidente: Rufus, che già dalle prime dichiarazioni promette di essere persino peggiore del padre. Da qui in poi inizia una sequenza di eventi sempre più impetuosa: mentre Cloud affronta da solo Rufus, gli altri combattono contro un boss nel doppio ascensore dell’edificio; segue poi la famosa fuga sulla strada sopraelevata a bordo della moto e il furgoncino, che culmina infine con un’ultima boss fight.

Una volta raggiunto il confine di Midgar, siamo investiti da un senso di stupore e avventura quando realizziamo che stiamo lasciandoci alle spalle la città a cui ci siamo ormai affezionati, nel bene e nel male, per inoltrarci in un mondo vasto e per lo più sconosciuto; e realizziamo che dopo già diverse ore passate, il gioco è in realtà appena iniziato.

Già sappiamo che sarà proprio a questo punto che il primo capitolo di Final Fantasy VII Remake si concluderà, e in effetti la dipartita da Midgar è un efficace punto e a capo. Quest’ultima sequenza poi è particolarmente intensa e pregna di sensazioni: ansia, sorpresa, determinazione, adrenalina, e una rinnovata voglia di spingerci in quella che sarà un’avventura epica.

Final Fantasy VII Midgar border


L’incidente di Nibelheim

Il racconto del passato di Cloud e del suo rapporto con Sephiroth è uno dei momenti narrativi più brillanti, ed è il primo segmento davvero significativo della macro trama di Final Fantasy VII. È durante questa sequenza che il giocatore vede per la prima volta il famoso antagonista, e l’antefatto della sua discesa nella follia: la missione al reattore Mako, la sua frustrazione davanti alle capsule al suo interno, la febbrile ricerca della verità nel laboratorio del Maniero Shinra…

Un crescendo di tensione che culmina inesorabilmente nella drammatica distruzione di Nibelheim, e in particolare nell’iconica scena in cui vediamo la figura di Sephiroth ergersi impassibile tra le fiamme, per poi scomparirvi.


Il fantasma di Corel

Barret è senza dubbio uno dei personaggi più sottovalutati di Final Fantasy VII. Egli incarna il tema conflittuale della resistenza di Avalanche, che nel cercare di salvare il Pianeta dall’incosciente speculazione della Shinra finisce per causare la morte anche di persone innocenti. Ma la sua battaglia senza quartiere contro la Shinra non è solo idealista, ha anche un’origine personale.

Ce ne rendiamo conto quando giungiamo nella Prigione di Corel, dove ci viene rivelata la sua backstory che coinvolge Dyne, di come la Shinra li abbia privati di tutto: la loro città, le loro famiglie, le loro stesse vite. Quando poi ritroviamo nel deserto l’amico perduto di Barret, ci accorgiamo che di lui rimane ben poco; a differenza di Barret, che ha avuto Marlene come appiglio alla sanità mentale e sprone a combattere per il pianeta, Dyne ha ormai perso qualunque speranza e volontà di vivere. Barret si trova quindi costretto prima a combattere con lui, e poi ad assistere impotente al suo suicidio.

L’episodio, narrato con un’infausta assenza di musica, è uno dei più tragici fra le side-story che ruotano attorno ai personaggi, e approfondisce molto il personaggio di Barret mettendone a nudo il suo lato più sensibile e sofferente.

Final Fantasy VII Barret Dyne


L’orgoglio guerriero

Non è facile immaginare di crescere con la convinzione di essere stati abbandonati da vostro padre, di essere il figlio di un codardo in una tribù di fieri guerrieri; immaginare il derivante senso di vuoto e mestizia che ci accompagna per anni sin dalla nascita. Così è stata la vita di Nanaki, aka Red XIII, fino agli avvenimenti di Final Fantasy VII, quando finalmente fa ritorno a Cosmo Canyon dopo essere rimasto prigioniero di Hojo.

Quando finalmente Bugenhagen gli rivela la verità su suo padre Seto, su quanto coraggiosamente sacrificò la sua vita per proteggere il Canyon dalla tribù Gi, rimanendo pietrificato, Nanaki riscopre l’orgoglio di essere il figlio di un grande guerriero. La sua tristezza si scioglie in lunghi ululati verso il corpo pietrificato del genitore, che di rimando non può fare altro che versare lacrime.

Una scena sicuramente toccante, che rispetto a quella di Barret ha una chiusa più positiva, sebbene permanga un senso di amarezza. Chissà se in Final Fantasy VII Remake non ci sarà l’occasione di approfondire questa side story, magari con un flashback che mostri i retroscena di quanto successo tra la tribù di Seto e quella rivale.


La morte Aerith

Nella lunga lista di racconti e personaggi che i videogame hanno offerto ci sono state diverse morti memorabili, ma quella di Aerith in Final Fantasy VII è sicuramente una delle più incisive mai create.

Aerith è uno dei primissimi personaggi che si unisce al gruppo, coinvolgendoci nella storia delle sue misteriose origini. La sua personalità empatica e benevola lascia inevitabilmente un segno sugli altri personaggi, che le si affezionano per vari motivi. Ecco perché la sua morte è un momento triste per tutti, e per Cloud è un evento tragicamente importante per lo sviluppo del suo personaggio. Ma soprattutto è forse uno dei momenti in cui il giocatore stesso si sente maggiormente vicino al protagonista principale. Sephiroth ha ucciso un personaggio che abbiamo passato tante ore a conoscere e sviluppare, specialmente dopo la sessione nel Tempio degli Antichi. Egli è sempre una minaccia per il pianeta, ma da quel momento sentiamo in tutto il suo vigore che la battaglia contro di lui è diventata anche una questione personale, non solo per Cloud.

Oltre al coinvolgimento emotivo, è innegabile che questa scena sia rimasta impressa anche per la sua efficacia visiva. Possiamo solo immaginare come potrebbe essere con una veste grafica rinnovata e una regia più libera di valorizzarla al meglio.

Final Fantasy VII Aerith death


L’evocazione della Meteora

Ecco un’altra sequenza di eventi inaspettati che cresce via via di intensità fino al colpo di scena finale. Sin da quando entriamo nel Northern Crater iniziano ad avvicendarsi rivelazioni e nuove domande: la vera natura del Sephiroth inseguito fino a quel momento, i cloni e la Reunion, la verità sul passato di Cloud e i suoi ricordi…

Il contesto si fa sempre più stabilizzante e ci fa sentire sempre meno in controllo della situazione. E in effetti è esattamente così, dato che siamo stati manipolati da Sephiroth fino a quel momento, ma lo capiamo quando ormai è troppo tardi. Dopo i flashback, le illusioni e i dubbi laceranti orchestrati dal suo acerrimo nemico, alla fine l’inganno è completo, il vero Sephiroth si manifesta ed è Cloud stesso a consegnargli la Black Materia, permettendogli di evocare la Meteora. Come se la situazione non fosse già abbastanza problematica, le Weapon vengono liberate per il mondo.

Si tratta di una sequenza di eventi cruciale nel gioco, in cui assistiamo a rivelazioni sconvolgenti (anche se non definitive) e dove tutto cambia. Quella che era una caccia all’uomo per risolvere una volta per tutte la minaccia si capovolge totalmente a nostro sfavore, Sephiroth ottiene quello che voleva e la situazione precipita inesorabilmente.


Cloud di Nibelheim

Il viaggio all’interno del subconscio di Cloud è decisamente una delle parti più inconsuete e affascinanti di Final Fantasy VII. A differenza di molti protagonisti di JRPG, Cloud non è semplicemente afflitto da amnesia, piuttosto non riesce a rievocare solo alcuni particolari del suo passato, perché i suoi ricordi sono mischiati con quelli di Zack. A differenza di altri personaggi non c’è una rivelazione di comodo a sistemare le cose, ma con l’aiuto di Tifa deve ricostruire il filo dei suoi ricordi per scoprire la verità sul suo passato, una verità nascosta dalle sue stesse illusioni scatenate dallo shock sia fisico che psicologico che ha subito, e dalle manipolazioni e dalle bugie che gli sono state propinate in seguito.

È una sequenza del tutto priva di azione, ma che ha il grande pregio narrativo di far luce su quanto è successo a Nibelheim, districando finalmente i dubbi su chi e cosa sia davvero Cloud, il suo rapporto con Tifa e Sephiroth, ma anche e soprattutto i suoi sentimenti e le sue debolezze che lo rendono uno dei protagonisti più umani e complessi della saga.

Final Fantasy VII Cloud mind


Contro le Weapon

I colossali mostri creati dal Pianeta sono una presenza incombente nella seconda metà di Final Fantasy VII. Li vediamo risvegliarsi subito dopo l’evocazione della Meteora in tutta la loro spettacolarità, ma già dall’attacco di Sapphire a Junon diventa chiaro come siano un pericolo tanto per la Shinra quanto per il genere umano in generale. Durante la storia principale segue poi l’attacco di Ultimate a Mideel e il decisivo scontro contro Diamond per salvare Midgar, ma ovviamente le battaglie più dure sono quelle facoltative contro Emerald e Ruby, che necessitano di strategie apposite e di una certa preparazione del party. Non è affatto comune in un Final Fantasy (almeno fino al quel capitolo) avere a che fare con dei boss così giganteschi; le occasioni in cui ci ritroviamo a combattere le Weapon sono sempre cruciali e, al di là dell’effettiva difficoltà come boss fight, la loro presenza le rende davvero spettacolari.

Purtroppo i modelli poligonali sono stati ridimensionati nelle battaglie rispetto alle loro effettive dimensioni per adattarsi ai limiti visivi del gioco originale, quindi con l’occasione del Remake sarebbe interessante che venissero riprodotte come i colossi giganteschi che effettivamente sono, e magari adattare i combattimenti di conseguenza, prendendo ispirazione da capitoli più recenti di Final Fantasy o da altri giochi come God of War.


Scontro finale

Dopo innumerevoli peripezie e ore di gioco, dopo la discesa nella Northern Cave e il confronto finale contro Jenova, alla fine i protagonisti si trovano nel nucleo del Pianeta faccia a faccia con Sephiroth.

L’apice di tutti i nostri sforzi culmina prima in uno scontro corale di tutto il party contro la sua forma di crisalide Bizarro, poi finalmente la nemesi si rivela nella forma finale di Safer Sephiroth, accompagnato dalla solenne One-Winged Angel che inaugura la vera battaglia finale, e che continua a tuonare mentre osserviamo la sua Super Nova scagliarcisi addosso. Sicuramente una delle boss battle più epiche di tutta la saga.

Dopo la sua sudata conclusione, lo scontro con Sephiroth ritorna a una dimensione personale per il solo Cloud, per saldare i conti una volta per tutte. Dopo un intero gioco carico di tensioni, inganni, flashback e rancori arretrati, il confronto tra i due si finalizza in un duello all’arma bianca, in cui tutto il risentimento e la volontà di riscatto di Cloud montano fino ad esplodere in un Omnislash che mette definitivamente la parola fine al gioco.


Questa era la nostra personale lista dei momenti dell’originale Final Fantasy VII che ci sono rimasti particolarmente nel cuore. Voi cosa ne pensate?

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