Floppy Disk – Gli anni 60: SpaceWar! e Brown Box

Gli anni 60: il decennio dei Beatles, di John Fitzgerald Kennedy, di Woodstock e dell’allunaggio, ma anche del prototipo della prima console e dei capostipiti dei primi generi videoludici.

Cosa facevano i nerd prima dell’avvento del computer? Leggevano tonnellate di fumetti? Si cimentavano in complessi calcoli matematici? Giocavano a scacchi? Probabilmente la risposta è sì ad ognuna di queste domande, eppure i nerd che interessano a noi erano appassionati di trenini.

Videogiochi

Correva l’anno 1961 e il famoso Massachusetts Institute of Technology (MIT) era suddiviso in diversi gruppi e confraternite come si vede nei film. Fra questi, il “Tech Model Railroad Club” radunava ragazzi appassionati di trenini e più in generale, di smanettoni con la curiosità di capire e riprodurre il funzionamento di macchinari di vario tipo. Questa operazione nel gergo studentesco era chiamata “hack”. Ma ecco che al MIT arrivò il primo computer, un DEC PDP-1 che catalizzò totalmente l’attenzione dei ragazzi. Uno di loro, un certo Steve “Slug” Russel decise di realizzare sul computer un gioco di fantascienza ispirandosi ai fumetti di cui andava ghiotto. Dopo 200 ore di programmazione, la prima versione di SpaceWar! era diventata realtà.

Spacewar! propone una battaglia spaziale fra due astronavi utilizzate da due diversi giocatori. Le navi sono in grado di sparare, muoversi, ruotare su sé stesse e, in una successiva versione del gioco, teletrasportarsi in un differente punto dello schermo per fuggire dalle situazioni più pericolose. Il monitor è tempestato di stelle e al centro si trova un corpo celeste dotato di forza di gravità in grado di alterare realisticamente la traiettoria delle astronavi. Scopo del gioco è abbattere l’avversario anche se non esiste alcun contatore di punteggio.

Successivamente Spacewar! subì numerose modifiche da parte degli studenti del MIT, modifiche che andarono a correggere i bug oltre a creare un controller ad hoc per poter fruire al meglio del gioco. SpaceWar! ebbe un ottimo successo in università e non solo: venne installato su ognuno dei 55 PDP-1 prodotti, e per questo ad oggi è ufficialmente riconosciuto come il primo videogioco della storia.

spacewar!

Passarono pochi anni e un altro Russel era pronto ad entrare nella storia del mondo dei videogiochi: trattasi di J.A. Russel che nel 1966 presentò all’ufficio brevetti il primo gioco simulativo della storia: il “Golf Game Computing System”. Estremamente sofisticato ed ingombrante, il “Golf Game Computing System” permetteva di simulare una partita di golf all’interno di una stanza dedicata in cui erano stati posizionati schermo, proiettori, fotocellule, microfoni ed un calcolatore.

Il campo da golf veniva mostrato sullo schermo ed il giocatore doveva posizionarsi su una apposita pedana da dove avrebbe colpito la pallina. I proiettori permettevano di vedere la traiettoria della pallina, mentre le fotocellule ed il microfono catturavano il movimento del giocatore e lo inviavano al calcolatore che ne computava direzione, velocità, rimbalzi e rotazione. Insomma, un sistema estremamente visionario e futuristico, una Wii ante litteram che ottenne il brevetto nel 1970.

Golf Game Computing System SpaceWar!Nel frattempo, sempre nel 1966 alla Sanders Associates (azienda produttrice di sistemi elettronici per la NASA ed il Pentagono) l’ingegnere capo Ralph Baer aveva una domanda in testa: “Per cosa si potrebbe utilizzare un televisore oltre a guardare programmi televisivi?”. Il fatto che la risposta sia oggi ben nota a tutti, fa capire l’impatto che l’intuizione di Baer ebbe nel mercato videoludico e, a più lungo termine sull’intera cultura popolare.

L’obiettivo era quello di poter rendere fruibili giochi come Tennis for Two o SpaceWar! sui televisori di ogni casa. Da qui il team di Baer, che comprendeva un eccezionale tecnico di nome Bill Harrison, iniziò un complesso lavoro di sviluppo che porterà alla realizzazione di un prototipo e successivamente, del primo gioco mai visualizzato su un televisore: “Bucket Filling Game”. La prima partita si svolse nel 1967 e vedeva lo schermo diviso in due metà: quella sotto di colore blu e quella sopra nero. Viste le capacità grafiche assolutamente inesistenti dell’hardware, Baer creò un’etichetta adesiva da applicare allo schermo che raffigurava il profilo di un secchio. Il gioco consisteva nella sfida fra due giocatori: uno doveva vuotare il secchio, e l’altro riempirlo. La metà blu dello schermo si spostava quindi in alto o in basso, comandata dai giocatori tramite la pressione di un singolo tasto.

Brown Box SpaceWar!

Da quel momento il team di Baer e Harrison iniziò lo sviluppo di diversi giochi quasi tutti rigorosamente multigiocatore per ovviare all’impossibilità di sviluppare un’intelligenza artificiale sull’hardware utilizzato. Questo primo hardware venne reso più compatto e presentabile al fine di trovare un finanziatore che si facesse carico delle spese per la sua commercializzazione. Nacque così la Brown Box, il prototipo di ciò che diventerà il Magnavox Odyssey, la prima console della storia che venne commercializzata all’inizio degli anni ’70 dal produttore di televisori Magnavox. La Brown Box è attualmente esposta al Smithsonian Institution di Washington.

Fra i giochi per Brown Box va certamente nominato Table Tennis, una versione riveduta e corretta di Tennis For Two che simulava una partita di ping pong, presentato in video da Baer ed Harrison nel 1969.

Passarono gli anni e si arrivò al 1968 quando un certo Doug Dyment, dipendente della Digital Equipment Corporation, sviluppò su un computer DEC PDP-8 “The Sumer Game”: uno strategico a turni con interfaccia testuale. L’anno seguente, il gioco fu tradotto in linguaggio Basic dall’ingegnere elettronico e scrittore David H. Ahl che ne cambiò il titolo in “Hamurabi”. Il nome del famoso re babilonese perse la doppia “m” a causa del rigido limite di 8 caratteri imposto dai computer dell’epoca. Dopo aver eseguito la riscrittura, Ahl pubblicò il codice sorgente in diversi libri che portarono alla diffusione del gioco su diversi sistemi.

In Hamurabi il giocatore doveva gestire il proprio regno rispondendo con input numerici ad una serie di quesiti posti dal gioco. Poteva ad esempio decidere quanti acri di terra comprare e vendere, quante risorse produrre e quante di queste destinare al popolo. Dopo dieci turni il gioco si concludeva e dava una valutazione al giocatore paragonandolo ad uno dei grandi monarchi della storia. Hamurabi è indubbiamente il primo strategico in assoluto e gettò le basi per un genere che sarebbe diventato estremante famoso, soprattutto negli anni 90, grazie ad esponenti del calibro di Sid Meier’s Civilization ed Age of Empires.

hamurabi - spacewar!

Spacewar!, il primo videogioco era nato. Le prime solide fondamenta su cui si appoggia tutt’ora il mercato videoludico erano state posate e al termine degli anni 60 qualcosa di più definito iniziava a delinearsi all’orizzonte. La strada era stata tracciata, dal primo abbozzo di console e la prima differenziazione dei generi videoludici sboccerà nei decenni successivi un florido mercato caratterizzato da una rapida e inesorabile crescita esponenziale.


I contenuti di questo editoriale sono recuperabili anche in forma audio sul podcast Floppy Disk:

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