God of War: Ragnarok – La fine di ogni cosa?

God of War: Ragnarok sta per arrivare. Quale sarà il destino di Kratos e Atreus? Lo scopriremo a breve. Intanto, il Ragnarok si avvicina...

Se c’è un tema ricorrente nelle avventure di Kratos, personaggio diventato ormai una vera e propria icona del mondo videoludico, è senza dubbio la perdita. Il tormentato eroe si è portato dietro di sé una scia di morte, dolore e soprattutto distruzione sin dalla sua primissima comparsa, un aspetto che ha giocato un ruolo fondamentale nella sua caratterizzazione. Di poche parole, mosso soltanto da un giustissimo desiderio di morte e vendetta, esplorato negli anni attraverso i modi più disparati, compreso un prequel che però non ha scalfito più di tanto l’appetito dei videogiocatori, l’ex generale spartano ha sempre fatto della “violenza” il suo linguaggio comunicativo, almeno fino a qualche anno fa.

Ragnarok

Con il “reboot” della serie avvenuto nel 2019 con God of War su PlayStation 4, Cory Barlog e i ragazzi di Santa Monica hanno dato un forte scossone alla struttura narrativa e tematica del personaggio la cui è indole, seppur intatta sotto diversi aspetti, è sembrata mutare in maniera anche considerevole. La “perdita”, pur rimanendogli incollata addosso quasi come un marchio a fuoco, sembra aver mollato in qualche modo la presa, e lo si capisce sin da subito, sin da quando l’avventura di Kratos nel “nuovo mondo” sii apre all’arrivo di un prezioso e se vogliamo inaspettato compagno di viaggio: Atreus, suo figlio.

Prima di concentrarci sulla nascita e sull’evoluzione di questo “nuovo” Kratos, però, vogliamo fare un passo indietro, e tornare in modo spietato a quel doloroso e spoilerato discorso relativo al concetto di “perdita”. Del resto, gli sviluppatori hanno scelto una nomenclatura ben precisa per il prossimo capitolo della serie, e vogliamo proprio approfondire il concetto del “Ragnarok” e la sua importanza narrativa all’interno della nuova fatica di Santa Monica che, siamo convinti, lascerà ancora una volta senza fiato quelli che, come il sottoscritto, sono cresciuti con un action figure del guerriero spartano accanto alla scrivania.

Ragnarok: il significato del termine

La storia, ci insegna che il termine “Ragnarok” ingloba e, in qualche modo, recupera proprio quel concetto di “perdita” di cui parlavamo poco sopra, seppur con dimensioni ben più catastrofiche. Prima di cominciare con la nostra disamina, però, vogliamo partire dalle fondamenta, da quelle doverose (quanto, a volte, banali) precisazioni di natura tecnica. Il termine “Ragnarok”, proveniente dalla cultura norrena, sta a simboleggiare, letteralmente, il “destino degli dèi”, e indica in modo altrettanto letterario quella che più “banalmente” conosciamo come la fine del mondo.

Il Ragnarok, nella concezione norrena, è infatti rappresentato da una serie di eventi catastrofici, che fanno da preludio a quello che è un evitabile, quanto nefasto, epilogo. L’origine della narrazione dell’evento è riportata principalmente dall’Edda poetica, raccolta antologica di scritti del XIII secolo, di origine islandese, che racconta, in qualche modo, quelli che sono gli eventi, a partire dal più famoso e conosciuto: il Fimbulvetr. Il “terribile inverno”, un po’ il simbolo principale della venuta del terribile e ineluttabile “crepuscolo degli déi”.

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Da lì in avanti, i segni sono destinati a susseguirsi in maniera inesorabile: il risveglio del temibile lupo Fenrir, la comparsa del gigantesco serpente Jormungandr, e la comparsa delle truppe di Hel che, lentamente, invaderanno il Bifrost e si riverseranno in tutti i nove regni del mondo conosciuto. Nel corso degli anni, diverse fonti artistiche e letterarie hanno provato a dare diverse interpretazioni al Ragnarok, anche su un piano squisitamente figurato e sotto il profilo delle similitudini e dei collegamenti con altre ideologie storiche e culturali.

In tal senso, è possibile scorgere forti collegamenti con opere quali gigantomachia e titanomachia, che raffigurano lo scontro delle divinità greche contro i giganti, le divinità precedenti che sono tornate per reclamare quello che un tempo era loro di diritto. Va di pe sé, dunque, che il termine Ragnarok sia stato scelto non a caso per il nuovo viaggio di Kratos e Atreus, da diversi punti di vista. È possibile infatti interpretare la scelta della nomenclatura come un modo per richiamare un oscuro passato desideroso di venire nuovamente a galla, o, più “semplicemente”, quel futuro nebbioso che sembra stagliarsi all’orizzonte dei due protagonisti, chiamati ancora una volta ad affrontare un viaggio alla ricerca di verità sempre più sapientemente nascoste nell’ ignoto.

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Ragnarok: la fine del mondo in sessanta giorni (circa)

Sono circa sessanta i giorni che ci separano dall’arrivo di God of War: Ragnarok e che separano Kratos da quella che, in ercoliana memoria, potremmo definire una nuova fatica per l’intramontabile guerriero spartano. Del resto, le battute finali del precedente capitolo de 2018, non hanno lasciato molti dubbi in merito a ciò che attende Kratos da lì in avanti: morte, distruzione e, per l’appunto, una nuova e spaventosa minaccia all’orizzonte. Il “Ragnarok” di God of War è esattamente ciò che potrebbe sembrare, ossia un cataclisma duro e crudo destinato ad abbattersi sul mondo di gioco? Sì e no. Lo è, certamente lo è, e non ne ha fatto mistero Santa Monica, che pur mantenendo il riserbo sulle diramazioni narrative del suo nuovo pargolo ha però voluto sottolineare l’importanza del famoso evento all’interno della sua produzione, ma per certi versi è più di considerarsi una scelta “simbolica”.

Come già ribadito poco sopra, Kratos è un personaggio fondamentalmente “sfortunato” e impregnato di negatività.

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La perdita e il dolore sono da sempre tanto il carburante che spinge il guerriero tanto un po’ gli aspetti più iconici della sua personalità, e per tal motivo siamo ben consapevoli di quanto la scelta del termine Ragnarok sia piena zeppa di doppi sensi e di oscuri rimandi al destino di uno degli eroi più tormentati della storia videoludica. Sul piano pratico, sappiamo che il viaggio di Kratos sarà ancor più lungo e ricco di pericoli che in passato. Insieme ad Atreus, una figura che continua a destare grande interesse (ne riparleremo in un pezzo a parte, promesso!) e qualche doveroso dubbio, il poderoso guerriero sarà nuovamente chiamato a salvare in qualche modo il mondo conosciuto. Ma a quale prezzo?

Sappiamo bene che il destino è pur sempre uno spietato aguzzino, sempre pronto a reclamare il proprio conto, spesso salatissimo, senza mai guardare in faccia il prossimo e Kratos lo sa molto bene. La domanda che, a questo punto, ci poniamo è dunque molto semplice: il vero Ragnarok sta arrivando per il mondo o per Kratos?

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Il valore della perdita

Per provare a rispondere nuovamente a questa domanda, bisogna fare un ulteriore passo indietro. In apertura vi parlavamo di perdita, un qualcosa a cui Kratos è stato tristemente abituato molto bene, e la sensazioni spingono in direzione di un “ritorno” a questo feeling che sembrava essere finalmente rimasto alle spalle. D’altronde, la presenza di un figlio, al netto dei dissidi e delle doverose incomprensioni tipiche del rapporto padre-figlio, sembravano aver dato a Kratos un nuovo modo di vivere la vita, una nuova concezione, destinata però a infrangersi lentamente e inesorabilmente, magari proprio con l’arrivo di Ragnarok e del Ragnarok. Il finale di God of War ha messo su, inequivocabilmente, tantissimi dubbi relativi proprio alla figura di Atreus, che per quanto ne sappiamo potrebbe anche essere direttamente collegato agli infausti eventi futuri. Senza scendere troppo nei dettagli, anche perché vogliamo dedicare alla sua figura un percorso narrativo separato, è chiaro che la sua tormentata figura sia in qualche modo il simbolo di quanto sta per arrivare.

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E, ovviamente, la nostra mente non può non volare proprio a Kratos, che ancora una volta, sembra destinato a dover fare i conti con la sua principale e forse unica paura: la perdita. Senza Atreus, insomma, Kratos potrebbe ripiombare nella terribile spirale di terrore e solitudine che ha dovuto vivere ancora e ancora, ma stavolta potrebbe succedere in maniera definitiva. Da qui ritorna il valore del termine Ragnarok, che siamo sempre più convinti sia “dedicato” al futuro di Kratos piuttosto che a quello del mondo, il cui destino, però, sembra ancora una volta nelle bianche mani dell’eroe più burbero e “spartano” che conosciamo, ma di cui siamo innamorati proprio per questo.


God of War: Ragnarok sarà un capitolo fondamentale per il futuro di Kratos. La scelta del titolo ci sentiamo di considerarla molto più che una semplice “nomenclatura” ordinaria, e siamo convinti che possa in qualche modo nascondere più di un doppio senso, legato soprattutto al futuro di Kratos e alla sua nuova vita da padre “amorevole”, che sembra destinata a spezzarsi da un momento all’altro. La fine, insomma, si avvicina. Il Ragnarok è dietro l’angolo. Siamo veramente pronti per affrontarlo?

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