Intervista a Matthew Bromberg: la nuova Repubblica di Bioware

Nell’industria videoludica si suol dire che creare un gioco free-to-play e poi cercare di tirarne fuori un guadagno sia come organizzare un’enorme festa in cui tutti sono invitati all’ultimo minuto. Ma lo studio di Bioware Austin vuole provare che questa teoria è inutile: esso ha, forse in un atto di disperazione o d’opportunismo, rivisto completamente il sistema di sottoscrizione del suo MMO per renderlo gratuito da giocare.

The Old Republic ha raggiunto, al suo apice, un picco di 1.7 milioni di utenti: un risultato andato pesantemente ridimensionandosi nel corso di soli nove mesi dal lancio (periodo trascorso il quale gli utenti attivi risultavano meno di un milione) e che ora cerca di essere stravolto dall’adozione di un modello ibrido. I curiosi dell’apprezzato titolo potranno giocarlo gratuitamente, mentre chi preferisce godere di maggiori vantaggi in-game può continuare a pagare una quota di abbonamento. 

Cambiamenti così drastici richiedono un’eccezionale livello di cura nello sviluppo di determinate operazioni di balancing, e la responsabilità di questo ricade su Matthew Bromberg, che ha recentemente assunto il ruolo di general manager allo studio (in vece del co-fondatore Greg Zeschuk, ora al lavoro su altri progetti sconosciuti di EA).

In questa intervista, tratta da computerandvideogames, Bromberg discute delle opportunità e delle sfide che si presentano quando si cerca di reinventare un MMO su Star Wars.

Come siete giunti alla decisione di rendere The Old Republic un titolo free-to-play?

Bromberg: Abbiamo cercato per un’opportunità concreta nel mercato, e ci è sembrato chiaro che un titolo complesso ed elaborato come Star Wars fosse adatto ad adottare un modello free-to-play.

Sì, ma quali fattori hanno collaborato alla creazione di questa nuova visione per il progetto? In quale contesto avete agito?

B: Beh abbiamo guardato il nostro progetto e ci siamo chiesti "Quali opportunità ci sono?". Ci sono milioni di fan di Star Wars, ma ci è venuto spontaneo chiederci quanti di loro avessero effettivamente potuto provare il nostro gioco, quanti avrebbero voluto farlo ma si sono tirati indietro proprio a causa della barriera della sottoscrizione, come riportano le nostre numerose indagini di mercato. Raccolti questi dati, la direzione da intraprendere è diventata piuttosto chiara per tutti noi.

È certamente una decisione chiara quando si tratta di rendere un titolo più popolare, ma è davvero così efficiente quando si parla di guadagni? Credete che non ci sia alcun rischio secondo cui i vostri attuali utenti paganti possano preferire un passaggio alla versione gratuita?

B: Beh, sì, c’è quel rischio, ma crediamo altresì che i nostri attuali utenti paganti vedano chiaramente il valore effettivo del contenuto a pagamento che offriamo. Vogliamo mantenere l’integrità di quell’esperienza per loro.
Una delle cose che stiamo facendo, ad esempio, è premiare gli iscritti con valuta di gioco per tutto il tempo per cui hanno continuato a sostenerci, e lo stesso dicasi anche per chi è rimasto iscritto per un lasso di tempo relativamente ristretto ma comunque "risarcito" in-game, così da invogliarli a tornare a giocare.
Dunque i nostri utenti paganti avranno sempre qualche vantaggio in più, e dal feedback raccolto sinora sembra che siano piuttosto soddisfatti. 

Ci chiedevamo anche quale sia la misura di partecipazione a tutto questo di LucasArts, visto che la casa detiene i diritti sul brand e, di conseguenza, percepisce una percentuale sulle sottoscrizioni del titolo. In quale modo i detentori della licenza sono stati coinvolti nella rivisitazione del progetto?

B: Non possiedo la libertà di parlare della natura lavorativa della partnership tra noi e LucasArts. Posso solamente dirvi che la stessa casa è fortemente coinvolta in ogni nostra attività riguardante il brand di Star Wars.

Tra le novità più complesse da inserire immaginiamo vi sia un intero nuovo catalogo di prezzi per ogni oggetto di gioco. Non è possibile, ad esempio, permettere ai free players di acquistare oggetti essenziali per i giocatori premium a prezzi minori di quelli di una sottoscrizione mensile: quanta importanza ha rivestito per voi un problema del genere?

B: E’ indubbiamente una delle questioni più spinose. I giochi sono interessanti miscugli di arte e scienza: le economie di gioco sono enormemente complesse, e nemmeno con tutto l’impegno del mondo sarebbe possibile renderle perfette. 
Ad ogni modo, il bello dell’online è la possibilità di raccogliere feedback ogni giorno e, con esso, apportare dei miglioramenti costanti nel tempo.

Pensi che guadagnerete di più dal passaggio a questo modello?

B: Non lo so.


E dunque qual è il vostro obiettivo?

B: Chiaramente, essendo noi una compagnia orientata al profitto, vogliamo far sì che questo titolo renda da un punto di vista finanziario, ma il mio obiettivo primario è far sì che quanta più gente possibile possa giocare a questo splendido gioco da noi creato. E poi viene da sè: tanta più gente giocherà, tanto più il gioco frutterà, ma al momento non stiamo per nulla cercando di spremere ogni centesimo da esso.

Credi che ci sia l’opportunità di incrementare la base di iscritti?

B: Là fuori ci sono moltissimi fan di Star Wars, ma non so davvero cosa aspettarmi. Molti altri titoli mossisi in questa direzione hanno incrementato la loro base di utenti, quindi immagino che non resti altro da fare se non aspettare per vedere cosa succederà.

Ma dovete essere preparati, visto che dimostrare ottime capacità dei server è un pò come mostrare ai propri investitori dei buoni numeri.

B: Ovviamente.


Dunque dev’esserci una qualche sorta di bersaglio o di linea guida a dirigere il vostro operato.

B: C’è, ma è ancora difficile delinearne i contorni con precisione. Abbiamo dei piani, dei progetti, ma di sicuro non ci aspettiamo un enorme boom di iscrizioni al day one.

Per concludere: cosa pensi che il futuro abbia in serbo per il modello di sottoscrizione a pagamento?

B: Credo che la situazione vari da gioco a gioco. In generale, ultimamente, sembra che gli MMO si stiano muovendo sempre più verso il free-to-play, ma credo che vi sia ancora spazio per modelli più "antiquati".

 

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