Ivan Paduano ci accompagna nel mondo del retrogaming

Durante il ciclo di tre giorni di incontri che hanno preceduto la mostra Gamezero 5885 – Le origini del Videogioco, Gamesource ha assistito alla conferenza tenuta da Ivan Paduano, coordinatore del corso di Laurea Magistrale in Design, Comunicazione Visiva e Multimediale all’università La Sapienza di Roma.

 

Il signor Paduano ha parlato a lungo del proprio rapporto con la scena del retrogaming e di come i vecchi giochi dell’era pre 8-bit possano essere utilizzati come materiale di partenza per la formazione di futuri esperti del settore. Secondo Paduano infatti presentare agli studenti giochi moderni fin dall’inizio causerebbe il formarsi di una mentalità che porta a cercare di copiare questo o quello specifico gioco piuttosto che concentrarsi sulle sue strutture fondanti. Giochi così vecchi invece permettono di mostrare una struttura quasi nuda, consentono allo studente di fare proprie le meccaniche basilari di ciò che rende divertente un gioco.

 

Paduano ha poi proseguito mostrando al pubblico in sala una carrellata di storici giochi dell’era a precedente agli 8-bit per far notare l’evoluzione delle strutture di gioco e le differenze di filosofia sottostanti. In passato infatti non erano solo le differenze tecniche a dettare lo sviluppo, ma anche una vera e propria mentalità diversa. Essendo un mercato ancora sostanzialmente di nicchia era possibile creare giochi che davano poco peso al politcally correct (non che questo fosse sempre un bene) senza quasi dover pagare una contropartita presso l’opinione pubblica. 
 


Ivan Paduano, come si presenta sul suo blog. Sul serio.
 

Le scarse possibilità tecniche creavano poi quello che Paduano definisce “effetto Barbie”, ovvero quel divertimento insito non tanto nelle meccaniche di gioco ma nell’esplorare e testare i limiti imposti dai programmatori, proprio come alcuni bambini trovano divertimento nel vestire e svestire la Barbie piuttosto che utilizzare per quello che è stata pensata. Interessante notare come probabilmente questo sia poi stata una delle ragioni, se non la ragione, del successo della serie Grand Theft Auto: difficile trovare un giocatore che non si sia divertito almeno una volta nel girare (e distruggere) liberamente la città, cercando i segreti e i limiti di ciò che era possibile fare.

 

La carrellata nel passato videoludico è poi proseguita tramite una serie di giochi che secondo Paduano sono veri e propri precursori dei generi che giochiamo ora sulle nostre console. Forbidden Forest sarebbe infatti considerato da alcuni il primo Survival Horror, e Black Knights anticiperebbe Dragon’s Lair.

 

Un’evoluzione che Paduano sembra non aver apprezzato molto è quella che ha portato alla quasi scomparsa del multiplayer in locale, che considera un ottimo metodo per rafforzare i rapporti tra fratelli tramite la cooperazione o la sfida.

 

Un altro aspetto su cui si è soffermato è la difficoltà di molti giochi di quell’era, aggravata dalla mancanza della possibilità di salvare la partita. A volte passare un livello richiedeva una precisione millimetrica o la semplice e pura fortuna. C’è da dire però che spesso gli sviluppatori aumentavano la difficoltà di un gioco con il solo scopo di allungare artificialmente la sua longevità, virando più verso la frustrazione che la sfida.

 

Immancabile alla fine della conferenza la domanda, rivolta a Paduano dal pubblico, di quale sia gioco a cui è più affezionato, a cui ha risposto nominando il particolarissimo “Day of your Life”.

E voi avete un gioco “antico” a cui siete particolarmente affezionati?

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