Potenzialità terapeutiche del videogioco

I videogiochi come strumenti per la promozione della salute

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I Videogiochi fanno bene!

Da sempre, una delle più famose argomentazioni a sfavore dei videogiochi è la loro potenzialità lesiva nei confronti della salute mentale di chi ne usufruisce, attraverso meccanismi che portano a dipendenza e aggressività.
Oggi diamo uno sguardo alle potenzialità terapeutiche del videogioco ovvero come essi possono essere utilizzati non solo come mezzo di intrattenimento, ma anche come validi strumenti per la promozione della salute dell’essere umano.
Questo editoriale, focalizzandosi sulle potenzialità terapeutiche del videogioco, non esclude che alcuni usi e abusi del videogioco possano essere dannosi.

In campo medico esiste una varietà di protocolli terapeutici che prevedono l’utilizzo del gioco e del videogioco e che possiamo raggruppare in quattro categorie:

  • Serious games: con questo termine vengono identificati per lo più simulazioni, non disponibili per la vendita, progettate per essere utilizzate esclusivamente in campo medico/ospedaliero. Si tratta di prodotti sviluppati ad hoc a partire da richieste provenienti dall’area medica.
  • Realtà Aumentata e Realtà Virtuale: attraverso l’utilizzo di visori VR o smartglasses, trovano scopo sia in interventi riabilitativi, sia in alcuni trattamenti psicoterapeutici.
  • Gamification: pratica che applica al contesto terapeutico dinamiche proprie del gioco. Viene utilizzata per migliorare l’aderenza terapeutica del paziente fuori dai contesti ospedalieri.
  • Videogiochi commerciali: sono quelli di nostro interesse ovvero quei videogiochi che vengono sviluppati come mezzo di intrattenimento senza alcuno scopo terapeutico e che sono disponibili per la vendita al pubblico.

Vediamo ora quali sono i principali campi di applicazione nei quali i videogiochi commerciali hanno dimostrato potenzialità terapeutiche.

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Terapia psicologica

Le prime valutazioni per un utilizzo psicoterapeutico prendono in considerazione il videogioco come mezzo di intrattenimento: esso, infatti, si è rivelato un ottimo mezzo di distrazione in quelle condizioni nelle quali il carico emotivo negativo è di difficile gestione poichè troppo elevato. Lo studio di un gruppo di ricerca di Milano Bicocca ha individuato una correlazione positiva fra il tempo trascorso nell’utilizzo di videogiochi casual e nell’exergaming (ad esempio con Wii Fit) con la riduzione dello stress e dell’ansia sia nei bambini che negli adulti e negli anziani.
L’utilizzo del videogioco come strumento di distrazione ha dato buoni risultati anche nel miglioramento dell’umore e dell’aderenza terapeutica di pazienti pediatrici ai quali veniva offerta la possibilità di utilizzare console portatili durante le sessioni di chemioterapia.

Per quanto riguarda le terapie di interazione genitore-figlio, giocare a videogiochi non violenti e non competitivi insieme ai propri figli permette ai genitori di partecipare ad un tipo di attività pensata appositamente per i bambini agevolando di conseguenza l’interazione adulto-bambino.
Esistono, inoltre, studi che hanno valutato l’impatto di videogiochi di ruolo, di strategia e shooter nel miglioramento dei sintomi psicotici positivi (allucinazioni visive e uditive) in pazienti affetti da schizofrenia.

Il videogioco ha dimostrato potenzialità terapeutiche anche in alcuni disturbi e disordini.
Pacman e Guitar Hero hanno garantito un miglioramento delle skills sociali nei soggetti autistici e alcuni studi hanno valutato il ruolo di videogiochi di avventura, di corse automobilistiche e di skateboard nel trattamento del disordine da deficit dell’attenzione (ADHD).
Un ultimo campo di indagine da segnalare è l’utilizzo degli FPS nella gestione del disturbo da stress post-traumatico (PTSD): a questo riguardo è stata pubblicata un’interessante intervista sul rapporto che alcuni veterani di guerra affetti da PTSD hanno avuto e hanno con gli FPS a sfondo militare.

Riabilitazione motoria/neurologica e attività fisica

La ricerca in questo campo si è concentrata soprattutto sugli exergames ovvero quel genere di videogiochi che richiede anche un esercizio fisico. A questo proposito, Wii Sports si è dimostrato un valido aiuto come terapia complementare nella riabilitazione di pazienti affetti da patologie come ictus, paralisi cerebrale, malattia di Parkinson e nei problemi di equilibrio posturale causati dalla sclerosi multipla.
Non dimentichiamoci, inoltre, di come il lancio di Pokèmon Go abbia fatto uscire dalle proprie case migliaia di persone: ebbene, il suo successo lo ha reso protagonista di uno studio sulle potenzialità dei giochi in realtà aumentata nel favorire il movimento e prevenire patologie come l’obesità e il diabete infantili.

Potenziamento cognitivo

In ultimo valutiamo l’affascinante possibilità di potenziare le nostre capacità cognitive.
Uno studio pubblicato ad Ottobre 2022 che ha coinvolto 2000 bambini ha rivelato che coloro che hanno dichiarato di giocare ai videogiochi per più di 3 ore al giorno hanno migliori performance cognitive in compiti che prevedono l’utilizzo della memoria di lavoro e di controllo degli impulsi rispetto a chi non ha mai videogiocato. Questo risultato risulta particolarmente interessante in quanto le possibilità di agire sulla plasticità cerebrale diminuiscono con l’aumentare dell’età. Ma non disperiamo: ulteriori pubblicazioni individuano un aumento di percezione e cognizione anche nelle performance di adulti che giocano a videogiochi con componenti action (nello studio in questione, Call of Duty e Medal of Honor).
Lungo la stessa linea di ricerca, uno studio ha dimostrato che i chirurghi che sono anche videogiocatori ottengono migliori risultati nella chirurgia robotica perché possiedono migliore coordinazione mano-occhio. Resta tuttavia da valutare la permanenza di questi miglioramenti e se il momento temporale della loro origine sia da identificarsi nelle esperienze videoludiche in età giovanile.

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Potete trovare le pubblicazioni scientifiche della maggior parte degli studi presentati in questo editoriale nella interessante pubblicazione scientifica di Michelle Colder Carras et al. che si propone inoltre come primo passo per la strutturazione di una vera e propria terapia videoludica.

In conclusione, a mano a mano che il media potrà vantare un sempre maggiore numero di casi pratici in ambiti che esulano dall’intrattenimento, il videogaming potrà diventare un valido strumento in contesti sia educativi, sia terapeutico-riabilitativi. Questo anche grazie ai costi contenuti e alla possibilità di raggiungere la popolazione target nel proprio contesto domestico per lo svolgimento di attività terapeutiche.

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