Storie di quattro “Tales of” che rimasero in Giappone

Quest’estate sbarcherà sul suolo Europeo l’atteso “Tales of Xillia” e nel 2014 vedremo “Tales of Symphonia: Chronicles”, oggi però vi voglio parlare di tutti quei “Tales of” che purtroppo non sono stati localizzati in lingua anglofona e che quindi sono sconosciuti ai più.
Mi focalizzerò sulla serie principale i “main/mothership Tales” essendo quelli più importanti, esistono anche numerosi “spin-off” e titoli così detti “escort”, i quali sono dedicati alla fanbase o non sono stati all’altezza delle aspettive (vedasi Tales of the Tempest).
In diciotto anni e quattordici “main Tales”, sono stati “solo” quattro i titoli a rimanere nella terra del Sol Levante, ve li presenterò in ordine di uscita partendo dal meno recente.   
 
 
Tales of Destiny 2, da non confondere con Tales of Eternia della versione americana, il quale prese questo titolo per problemi di copyright nonostante non fosse affatto un sequel di Tales of Destiny.
Fu pubblicato nel 2002 su PS2, è il seguito diretto di Tales of Destiny (1997, PSX).
La trama ci mette nei panni del quindicenne Kyle, figlio di Stahn e Rutee (rispettivamente eroe ed eroina di ToD), il quale si ritroverà a viaggiare fra passato e futuro per scongiurare i piani della Dea Elraine, la quale vorrebbe un mondo senza il libero arbitrio se non il suo.
E’ un sequel che chiunque abbia giocato a Tales of Destiny non dovrebbe farsi sfuggire, sia perché chiarisce alcuni punti della trama del primo, sia per il ritorno del passato cast, anche se questa volta in veste di NPC.   
Il Character Design fu ancora una volta affidato all’abile Mutsumi Inomata, come anche l’ost mantenne la firma di Sakuraba e Tamura secondo i canoni della saga.      
Nel 2007 fu riproposto un porting su PSP, nonostante rianimò le speranze dei fans di vederlo tradotto, le aspettative furono purtroppo deluse.  
 
 
In Tales of Rebirth, la trama riprende un tema spesso ricorrente nella serie: la discriminazione.
In un mondo dove convivono umani (Humas) e uomini bestia (Gajumas), Veigue ed i suoi compagni lottano contro il razzismo, è uno dei Tales of più “maturi” sia per il protagonista che non è il tipico ragazzino allegro ed ottimista, sia per le molte scene toccanti fra cui quella finale, rimasta nei cuori di molti fans.  
Namco Bandai ebbe una particolare predilezione verso la PS2, così anche Tales of Rebirth fu pubblicato su tale console nel 2004.
ToR introdusse un interessante variazione del Battle System, sostituendo i “Technical Points” con “Force Gauge”, una barra che non permette di utilizzare una tecnica due volte consecutivamente se non dopo aver atteso un determinato numero di secondi che variano a seconda della potenza dell’attacco o supporto scelto.
Dell’ost, firmata sempre da Motoi Sakuraba, sono spesso segnalati fra i brani più memorabili “The edge of an Oath” e “Dogfight”, in generale si tratta di uno dei più riusciti lavori del compositore in ambito “Tales of”.  
Troviamo anche per ToR un porting per PSP, pubblicato nel 2008, anche questa volta gli appassionati non poterono giocarlo in lingua inglese.
 
 
Dopo il declassamento di “Tales of the Tempest” a titolo “escort”, Tales of Innocence (2007) fu il secondo tentativo di Namco Bandai di portare Tales of su Nintendo DS
Reincarnazioni e vite passate, questo è il fulcro della storia in cui è coinvolto il timido Ruka protagonista di ToI ed il suo gruppo di amici, i quali non solo si ritroveranno a dover scoprire le loro vere origini, ma saranno anche coinvolti nel bel mezzo di una feroce guerra lasciata in sospeso millenni fa.  
Rispetto a “Tales of the Tempest”, tecnicamente ci fu un netto miglioramento, purtroppo non abbastanza per creare dei dungeon che non fossero un insieme di corridoi uguali e per evitare al giocatore del grinding attraverso delle subquests ripetitive ed obbligatorie, questi furono fra i problemi maggiori che afflissero ToI.   
L’anno scorso è stato riproposto in un remake di tutto rispetto su PSVita che risolse tutte le problematiche della versione DS, sarà la volta buona di vederlo in occidente? 
 
 
Tales of Hearts è sicuramente il Tales of più riuscito dei tre su DS.  
Graficamente, segnò il ritorno del 2D e fu introdotta la novità di una versione con malriusciti filmati in CG che si rivelò un totale flop, i fans comprarono l’edizione con le scene anime lasciando sullo scaffale questo infelice esperimento.  
L’incipit della trama purtroppo ricorderà un famoso anime, la ricerca dei frammenti del cuore di Kohaku (eroina del gioco) andati dispersi per il mondo, quest che occupa buona parte delle ore del gioco.  
Come Tales of Innocence, Namco Bandai lo ha riproposto in un remake su PSVita ma questa volta con modelli 3D e l’aggiunta di due nuovi personaggi, ancora non ci sono piani per il mercato occidentale.
I più attenti si chiederanno perché non ho inserito “Tales of Xillia 2”, nonostante non sia stato ancora ufficialmente annunciato, le premesse per una localizazzione sono già state vociferate.
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