Summer Game Fest, secondo Maria Enrica Vallucci

Il buono e i dubbi che mi hanno lasciato l'evento presentato da Geoff Keighley.

Summer Game Fest

Giugno si svela, di volta in volta, il trascinatore della stagione più calda dell’anno, sia in senso meteorologico, sia per il panorama videoludico. Anche se (ahimè) sempre con la lente di uno schermo, l’energia che viaggia tra le maglie del web alle persone è palpabile in questo frangente di tempo, ieri con l’Electronic Entertainment Expo (l’E3 è morto, viva l’E3!), oggi con il Summer Game Fest.

Chiudendo a chiave i sentimentalismi e il filosofeggiare sui caratteri dell’una e dell’altra organizzazione, il contenitore di annunci estivi che si personifica nella figura di Geoff Keighley ha saputo intrattenermi con la sua carrellata di nomi coinvolti, tra quelli da tenere a mente e altri capaci di farmi sorgere qualche dubbio.

Complici la mezza defilata dei due contendenti giapponesi – il PlayStation Showcase di Sony ha solo aperto le danze, lasciando al noto conduttore la data e la copertina di Marvel’s Spider-Man 2 come annuncio, mentre Nintendo si muove sulla scia del freschissimo The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom e tace su un eventuale Direct – e l’attenzione crescente verso le produzioni a basso budget, dal Festival estivo è giunta una carrellata di titoli.

Il confronto tra la fiera dell’ESA e il Summer Game Fest che di anno in anno Keighley promuove come la cornice di qualsiasi evento della stagione trova una ragion d’essere forse per lo più nel sopravanzare del secondo sul primo, nella medesima finestra di tempo scelta per raccogliere tutti gli appassionati, pronti a caricarsi di speranze per un futuro sempre più ricco di esperienze emozionanti.

Summer Game Fest 2023: i buoni

Di esempi positivi ne ho visti, sparpagliati tra le varie conferenze. Per questa ragione voglio soffermarmi su alcuni singoli giochi che hanno catturato la mia attenzione. Parto con un duo proveniente dalla stessa azienda, ovvero DON’T NOD: Banishers: Ghosts of New Eden e Jusat condividono giusto il nome del gruppo francese, altrimenti non potrebbero essere più distanti.

L’uno si presenta come un action GDR a base di fantasmi, il cui afflato mi ha fatto venire in mente Vampyr, il secondo è un’avventura apparentemente libera a base di arrampicate, forse più assimilabile alle opere di Ueda o al capolavoro di Thatgamecompany del 2012. Legata al primo Life is Strange, seguo con interesse le mosse del team transalpino, pertanto spero che dalle loro ambizioni possano nascere due giochi di valore.

Non ho citato velatamente Journey a caso. Il trailer di Sword of the Sea mi ha, sulle prime, fatto pensare a un suo numero due, che non voglio chiamare seguito poiché tale non avrebbe ragione di esistere. Un Journey basato su meccaniche da simil skateboard, ho pensato in maniera quasi triviale; sia come sia, un progetto da tenere d’occhio, seppure con una direzione artistica meno d’impatto, almeno da quanto visto al Summer Game Fest.

Non sono né sono mai stata una fan di Star Wars, pur avendo visto parte delle sue produzioni seriali e l’intero pacchetto cinematografico. Nonostante ciò, il suo versante videoludico sembra in grado di distinguersi e farsi apprezzare anche dai non appassionati, prima con Jedi Survivor e ora, almeno in potenza, con Star Wars Outlaws.

Interpretare una sorta di neo Han Solo femminile in un mondo aperto che parli della parte più sporca del franchise, lasciando (forse) in disparte i Jedi è intrigante di per sé; una regia che strizza l’occhio al fratello cinematografico completa il quadro di un progetto che spero possa rivelare la sua Forza.

Voglio citare altri due nomi, entrambi venuti a galla durante l’Xbox Showcase: Persona 3 Reloaded e South of Midnight. Il primo è materiale in parte già noto e fa parte di una certa branca di JRPG che, ammetto, solo di recente ho rivalutato appieno, con quel Persona 5 di cui ho parlato qui nella sua in versione Nintendo Switch. La nuova edizione della terza iterazione potrebbe rappresentare un ulteriore modo per scusarmi con i giochi di ruolo di tale stampo.

We Happy Few ha una sequela di errori innegabili, difetti che mi fecero innervosire al suo lancio, dal momento che percepivo al contempo un estro creativo affine ai miei gusti. Spero pertanto che il loro nuovo corso possa dirsi radioso e divertente per noi giocatori, anche se per ora, non abbiamo molto di concreto a supportare i nostri sogni.

South-of-Midnight
Un nuovo corso è possibile?

Summer Game Fest 2023: i dubbi

Dalle speranze ai dubbi, vista la cornucopia di titoli emersi dai vari appuntamenti sarebbe stato improprio non aspettarsene uno o alcuni meno incisivi rispetto agli altri, partendo dai gusti personali. Non posso parlare di delusioni essendo stata spettatrice e non giocatrice del Summer Game Fest, tuttavia sono stata una raccoglitrice di dubbi e domande che potrei trascinarmi fino al lancio di quello o di quell’altro gioco.

Parlo in primis di Assassin’s Creed Mirage, il cui video di gameplay ha sì dapprima coperto la mia vista con un velo di nostalgia, come se al posto del deserto io stessi vedendo Firenze, ma che me l’ha poi riaperta pensando alla sua ragion d’essere.

La tecnica con tanto di teletrasporto per uccidere nemici in sequenza (quasi assimilabile a un’abilità da sistema free flow), la vista dell’aquila unita a un vero e proprio rapace da accompagnamento figlio delle ultime iterazioni sono solo sintomi di un problema creativo pesante, opprimente. Un lanciarsi in avanti, tastando per cercare ciecamente un ritorno al 2007; temo che un salto della fede così si rivelerà solo fatale.

Rimanendo in ambito Ubisoft, più di un parallelismo può dirsi valido al riguardo di Avatar: Frontiers of Pandora. Sviluppare un gioco su licenza è complicato, per usare un eufemismo, poiché al carico già stancante di un tradizionale processo si aggiungono i paletti di chi quella proprietà intellettuale la possiede (Hogwarts Legacy e Gollum sono due recenti esempi diversi e principi di due tie-in speculari).

Eppure, premesso ciò, non posso fare a meno di chiedermi se l’unico sistema di game design da appioppare ad Avatar dovesse essere quello di un action in prima persona, sparatutto, con degli avamposti da liberare.

assassin's creed mirage
Decisamente non Firenze.

Senua’s Saga: Hellblade 2 e Fable sembrano essere alcuni degli emblemi di una Xbox che da un lato deve riprendersi pienamente dalla pandemia e dall’altro deve dimostrare quale sia la sua politica di gestione degli studi interni.

Il primo fa parlare di sé dal 2019 ed è un peccato averne avuto soltanto un assaggio limitato, mentre il secondo è ancora un immenso interrogativo. Il mio augurio è che Playground Games sia capace davvero di reinventarsi, da creatore di racing game a provetto scrittore di GDR fantasy.

Menzione d’onore: Metaphor

Lassù, che cos’è? È un uccello? È Persona 6? È Shin Megami?” Nulla di tutto ciò. Metaphor si è presentato allo Showcase della casa di Redmond con una musica tale da rapirmi, uno stile frizzante dell’interfaccia utente e dei menù assimilabili a Persona 5.

Aggiungiamo all’insieme delle dinamiche di gameplay e una storia ancora misteriosa delle quali non vedo l’ora di saperne di più per avere la formula di un progetto da seguire con interesse.

Il messaggio che voglio trasmettere è chiaro: che siate o meno vicini alle mie scelte, ai miei gusti, è innegabile quanto il Summer Game Fest 2023 abbia esplicato lo stato attuale dei videogiochi. Al di là delle ombre, il panorama videoludico è florido e ricco di esperienze per ogni palato.

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