Videogiochi, genitori e figli

Videogiochi, genitori e figli creano un trinomio che sta acquisendo sempre più rilevanza nella vita famigliare moderna: vediamone le implicazioni.

genitori e figli
© Sony Interactive Entertainment

Con il crescere dell’età media dei videogiocatori e con la contemporanea affermazione del videogioco non solo come medium di intrattenimento, il numero di famiglie dove a videogiocare non sono solo i figli ma anche i genitori è sempre maggiore. Esistono dunque delle buone pratiche che permettano di migliorare la vita famigliare attraverso il videogioco?

Il co-gaming crea una interessante finestra di opportunità educative e di messa in atto di cure parentali. Sotto questo termine identifichiamo attività come l’assistere i propri figli nelle decisioni di gioco, la discussione di strategie o il vero e proprio videogiocare con o contro i propri figli.

Vediamo ora come si configura questa nuova tendenza all’interno della vita famigliare partendo dal report “Inside Gaming”, un’analisi dello status quo dell’industria videoludica pubblicato annualmente dal portale Fandom. Successivamente analizzeremo quali possono essere i benefici del co-gaming focalizzandoci sulle caratteristiche che rendono il videogioco un nuovo medium educativo e sulle caratteristiche del setting videoludico come luogo di ascolto.

Il report “Inside Gaming” di Fandom

È stato da poco pubblicato il report “Inside Gaming” di Fandom che dedica una intera sezione alla analisi del co-gaming tra genitori e figli. Dal report emerge che le principali motivazioni che spingono i genitori a videogiocare insieme ai propri figli sono:

  • Perché è un’attività divertente da fare insieme (56%)
  • Perché i figli stessi chiedono loro di videogiocare insieme (44%)
  • Perché sono assidui videogiocatori e vogliono passare la loro passione ai propri figli (41%)

Il report distingue anche le motivazioni in base alla fascia di età: i genitori di figli dai 3 agli 8 anni solitamente videogiocano insieme alla prole per eseguire un monitoraggio dei contenuti proposti dai videogiochi a cui i figli giocano. Chi è invece genitore di adolescenti gioca in maniera vera e propria con i propri figli.

Inoltre, secondo il parere dei genitori intervistati, videogiocare insieme ai propri figli può portare a dei benefici nel rapporto parentale e in termini di abilità acquisite. In particolare, il videogioco:

  • Incentiva il lavoro di squadra e la collaborazione
  • Insegna importanti lezioni di vita
  • Potenzia le abilità di leadership e quelle decisionali

La fotografia che otteniamo del rapporto tra videogiochi, genitori e figli rivela che circa la metà dei genitori videogiocatori decide di condividere il tempo libero con i propri figli in questa attività. Ci siamo dunque chiesti se il co-gaming porta benefici, e la risposta pare essere più che positiva.

I benefici del co-gaming

È evidente che il videogioco si sta ritagliando una buona fetta del tempo libero famigliare. Ci siamo dunque chiesti se esistono evidenze scientifiche che ci permettono di identificare nel co-gaming un’opportunità per favorire lo sviluppo e i rapporti tra genitori e figli. Esiste una letteratura scientifica che sull’argomento e quelle che seguono sono le principali evidenze.

Nel precedente editoriale sulle potenzialità terapeutiche dei videogiochi abbiamo segnalato come, nelle terapie di interazione tra genitori e figli, giocare a videogiochi non violenti e non competitivi insieme ai propri figli permette ai genitori di partecipare a un tipo di attività pensata appositamente per i bambini agevolando di conseguenza l’interazione adulto-bambino.

Il videogioco come nuovo medium educativo

Il gioco è un’attività di primaria importanza perché grazie ad esso i bambini imparano ad agire efficacemente nel mondo, a interpretare un ruolo attivo al suo interno, a regolare le proprie emozioni e a mettersi nei panni degli altri. Il videogioco, in particolare, si differenzia dal gioco non virtuale in quanto il bambino:

  • si identifica e interpreta il ruolo di un personaggio;
  • agisce, seppur virtualmente, nel contesto e non si limita ad essere solo spettatore;
  • viene coinvolto nell’intera sequenza della rappresentazione;
  • riceve una ricompensa nel caso in cui la sua performance risulti efficace.

Da queste caratteristiche si evince il forte potenziale di influenza del videogioco sulla creazione e sul consolidamento degli atteggiamenti e delle visioni del mondo del bambino: questo rende la condivisione e la mediazione da parte dei genitori un’ottima opportunità per lo sviluppo delle competenze nell’infanzia.

A tale proposito, segnaliamo l’interessante risultato di uno studio sulla correlazione tra co-gaming e comportamento nell’adolescenza, che rivela come siano le bambine ad avere un maggiore beneficio derivante dal co-gaming con un genitore, spesso quando chi gioca insieme a loro è il padre.

La selezione dei videogiochi è importante: prediligere titoli che favoriscono la creatività come Minecraft o che favoriscono comportamenti prosociali e adatti per la fascia di età dei propri figli è un’ottima occasione per aiutarli a crescere condividendo quella che è una passione.

Il videogioco come momento di ascolto

Un aspetto su cui prestare attenzione nelle situazioni di co-gaming è l’assetto spaziale dei due videogiocatori: genitori e figli, infatti, sono solitamente seduti l’uno vicino all’altro, impegnati a seguire l’azione sullo schermo. Questo facilita una conversazione che esclude il diretto contatto visivo tra interlocutori.

L’assetto spaziale descritto favorisce una modalità di conversazione funzionale nell’infanzia e nell’adolescenza e permette la creazione di un legame affettivo più forte grazie ai suoi contenuti: gli scopi comuni come, ad esempio, la strategia per sconfiggere un boss o lo scambio di opinioni su un gioco garantiscono una qualità relazionale superiore in quanto più attenta alle esigenze dei propri figli.

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© Freepik

Conclusioni

Per quanto riguarda la ricerca scientifica, i risultati sono controversi: alcune pubblicazioni, come quelle appena descritte, identificano nel co-gaming e, in generale, nel videogaming correlazioni positive, altre rivelano gli esiti negativi sullo sviluppo comportamentale dei giovani videogiocatori e si concentrano sui possibili problemi di dipendenza.

Il co-gaming garantisce un coinvolgimento attivo di genitori e figli nelle attività ricreative attraverso la condivisione di una passione, favorisce la creazione di un legame sicuro, educa alla gestione delle proprie emozioni e alla interpretazione di quelle altrui, è una buona palestra per la gestione del conflitto e della competitività e rappresenta un’occasione per ascoltare i propri figli e conoscerli.

E voi avete mai videogiocato insieme ai vostri genitori? Videogiocate insieme ai vostri figli?

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