Galaxy Quest Recensione Blu-ray 4K: il capolavoro sci-fi comico che resiste al tempo
Rivivi Galaxy Quest in 4K Ultra HD + Blu-ray: analisi della trama, interpretazioni, qualità video e audio, contenuti extra e perché questo sci-fi comico resta un must.
È sempre strano tornare a guardare film che ti erano piaciuti da piccolo, anche solo una decina di anni fa. Sei una persona materialmente diversa, sono forse leggermente cambiati i tuoi gusti, hai guardato più film e giocato più videogiochi, quindi è normale, quasi fisiologico, aspettarsi un anche minimo shift delle tue opinioni su questo o quel film “della tua infanzia/adolescenza”.
Poi però torni a guardare Men in Black, e ancora regge. Torni a guardare Zorro, e ancora regge. Torni a guardare Galaxy Quest, e ti accorgi che con il tempo è persino migliorato, al punto che questa riedizione in bluray, edita da Plaion Pictures, è non solo il miglior modo per godersi il film, ma anche un must per chiunque apprezzi il sci-fi e tutto quello che ruota attorno ad esso.
Certo, Galaxy Quest è un film che parla visivamente il linguaggio del sci-fi, quello di Star Trek in particolare, ma lo fa con i toni di una commedia. Una “a colletto chiuso”, come mi piace chiamarle, ossia quelle commedie che non scendo nel demenziale (gli anni ’90 sono stati micidiali, in questo) ma che navigano capaci – e con un tocco di lecita arroganza – il confine fra commedia e farsa, senza mai scivolare dall’una o dall’altra parte.

H2: Galaxy Quest Recensione Blu-ray: trama e linguaggio sci-fi comico
Sì, perché Galaxy Quest, film del 1999 scritto da David Howard and Robert Gordon e diretto da Dean Parisot, parte con il più affezionato e comicamente realistico occhiolino alle serie sci-fi che ci hanno anticipato, quegli Star Trek che, pur nelle libertà narrative che la serie si concedeva – e che hanno saputo regalare trame e dilemmi morali memorabili tutt’oggi – possono risultare senza volerlo ridicoli, in alcune situazioni.
Galaxy Quest, nel mondo del film, è proprio una serie come Star Trek, con il suo gruppo di appassionati e almeno 82 episodi a comporla. Sono passati anni dalla chiusura della serie e il suo intero cast è invitato ad una convention sci-fi creata anche in onore della serie, rimasta nel cuore a molti. Dopo una tranche di episodio che subito fa l’occhiolino alle strutture gerarchiche dei cast sci-fi di una volta, tra tizio asiatico usato come token e attrice affascinante usata come boob factor, conosciamo gli attori e le attrici dietro ai personaggi, e da subito si profila una scelta non ironicamente geniale, nella ricercatezza del cast di Galaxy Quest.
Cast e interpretazioni: Tim Allen, Sigourney Weaver e Alan Rickman
A parte Tim Allen, che nella serie era il capitano dell’ammiraglia stellare e nel film è il tipico attore che ha trovato e perso la fama anni prima e ancora vive nell’ombra di quel ruolo e di quel successo, il resto del cast è fatto di attori non-comici. Sigourney Weaver non è chiaramente l’unica, ma interpreta qui l’antitesi del suo personaggio nella serie di Alien, e lo fa inseguendo, da script e come interpretazione, ogni possibile opportunità di risultare la “stupida bionda” che molti dei prodotti televisivi e cinematografici di fine secolo ci proponeva. Il fatto che, poi, sia bionda… beh, non è un caso: nella serie infatti non faceva altro che ripetere quello che diceva il computer, senza quindi un vero ruolo se non quello di eco.

Alan Rickman è invece il tipico attore inglese, shakespeariano, che sogna i palchi del West End e di rivestire i panni di un Macbeth o di un Re Lear, ma evidentemente ha fatto qualche scelta sbagliata e si ritrova intrappolato, anche a più di un decennio dalla fine della serie, in un ruolo Spockiano e appiccicato ad una catchphrase che non sopporta davvero più.
Daryl Mitchell era un ragazzino nella serie (Weasley, anyone?) e, ora adulto, non sa bene che farsi della fama trovata nella serie. Tony Shalhoub, che nella serie interpretava il token asiatico, è forse il più sereno e tranquillo di tutti, con un’interpretazione che è impossibile non definire geniale nella sensazione di avere costantemente davanti qualcuno di fumato. Non voglio dimenticare di citare Sam Rockwell, che nella serie aveva interpretato letteralmente un tizio generico che muore prima della fine del primo atto di un episodio e si ritrova, nel film, incastrato nelle vicende, e Enrico Colantoni (che ricorderai come il papà di Veronica Mars ma anche il cattivo più affascinante di Person of Interest), che qui interpreta un alieno convinto che i vecchi episodi di Galaxy Quest siano un documentario.
Credo sia insomma una delle pochissime volte nelle quali non c’è un singolo elemento del cast che brilla sugli altri: tolta una particolare scena nella quale Alan Rickman dimostra effettivamente tutta la sua bravura nel contesto drammatico, ogni attrice e attore è ottimo per la parte assegnata e contribuisce ad un film delizioso e ancora divertente. Ti ho parlato del cast, ma non ti ho accennato la trama: ti darò solo un paio di informazioni, però, perché parte del successo e della bellezza di Galaxy Quest sta nella freschezza della sua trama.

Dal palco alla realtà: la trama tra Termiani e Rettoliani
Come accennavo nel descrivere il personaggio di Colantoni, la miccia della vicenda di Galaxy Quest è causata dai Termiani, razza poliposa aliena – ma capace di assumere forme antropomorfe – costretta ad un conflitto per loro ingestibile con Roth’h’ar Sarris, leader di un gruppo di rettiliani antropomorfi il cui unico scopo sembra essere quello di voler sterminare i Termiani.
Negli anni di questo conflitto, i potenti mezzi dei Termiani hanno sondato lo spazio alla ricerca di qualcuno che potesse aiutarli, questo fino all’arrivo di una serie di trasmissioni molto particolari: gli episodi della serie anni ’80 Galaxy Quest. I Termiani sono una specie giovane e piuttosto ingenua, quindi non riconoscono la finzione seriale di Galaxy Quest e la interpretano come un documentario. Senza scelta se non quella di chiedere aiuto a quello che loro credono essere il vero equipaggio della Protector (l’analogo dell’Enterprise, in Galaxy Quest), i Termiani si presentano alla convention e convincono Jason Nesmith, il personaggio di Tim Allen, ad aiutarli.
Da qui il film si rivela sorprendentemente capace – ed è merito di script e regia, ma non solo – di raccontare una storia che rispetta profondamente i toni di Star Trek, ma lo fa semper con un sorriso sulla faccia. Si mettono alla prova le persone, si ragiona su ciò che il successo significa, sulla persona che ognuno di noi ha dentro, dietro le sue maschere e insicurezze. Non c’è una profondità assurda e inimmaginabile, ma Galaxy Quest flette i muscoli di un sci-fi che, anche oggi, è difficile trovare.

Lo script è ben scritto e, passata la prima fase di sorpresa – nostra e dei personaggi a schermo – verso la prova inconfutabile dell’esistenza di molteplici razze aliene nell’universo, corre spedito verso un finale godibile e che chiude ogni parentesi narrativa, senza necessità di dover accennare a probabili sequel, o simili. È una metanarrativa potente già di per sé, ma vedere un film come Galaxy Quest oggi, dove tutto diventa universo narrativo espanso, è un sollievo.
Qualità tecnica del Blu-ray 4K e contenuti extra
Ovviamente stiamo parlando di un edizione Bluray, quindi l’attenzione non è solo sulla qualità del film ma anche sulla sua resa tecnica e sui suoi eventuali contenuti extra. Di tutti i film ricevuti finora da Plaion Pictures devo confessare che questa edizione di Galaxy Quest è la migliore. Chiaramente contribuisce il fatto che il film sia del 1999, quindi per ora è il film più “vecchio” del quale ho potuto analizzare una versione restaurata, ma il lavoro di “restauro” fatto è più che eccellente.
Ciò che più me l’ha fatto notare è il cambio di aspect ratio che avviene, come avveniva apparentemente in alcune proiezioni al cinema, durante il film: non una, ma due volte. Dal 1.33:1 iniziale, dedicato ovviamente al formato originale di Star Trek, il film diventa un 1.85:1 nelle scene sulla Terra, per poi espandersi ad un 2.35:1 quando ci si sposta nello spazio. Non capita spesso un doppio cambio formato durante un film (se non ti chiami Nolan), quindi avere un supporto potente come il bluray a sostenere una qualità d’immagine altissima in ognuno di questi formati è un godimento indescrivibile per gli occhi.

Ottimo anche il lavoro fatto con le tracce audio, in 5.1 Dolby Digital per quel che riguarda l’italiano, e in Dolby Atmos per l’inglese. L’atmos è una tecnologia che ha quasi 15 anni, ormai, ma il suo potenziale lo sto riconoscendo solo ora. Data la sua struttura a oggetti 3d e non a canali, ti consiglio davvero di guardarti Galaxy Quest in questa edizione, perché assisterai ad un audio paragonabile a quello di una sala cinematografica, se non superiore.
Spiace ripetermi, ma ottimo lavoro, forse il migliore finora, per i contenuti extra. Siamo oltre l’ora e mezza di contenuti, fra interviste ai creatori, featurette su attrici e attori, scene tagliate, ecc. Ogni singolo elemento di questo corollario di contenuti “in più” aiuta a meglio comprendere non solo l’idea dietro il film, ma anche la sua realizzazione, l’arte dietro la telecamera, l’attenzione ai set, l’origine di determinate scelte relativamente ad alcuni personaggi, e tanto tantissimo altro. Non voglio dimenticarmi di citare la presenza, come chicca, di una traccia audio – purtroppo solo in 2.0 – Termiana, con la quale godersi il film nella lingua originale aliena.
Conclusioni: Galaxy Quest è un must-have
Galaxy Quest, nella versione bluray edita da Plaion Pictures, è semplicemente uno dei prodotti più ben fatti ai quali ho assistito di recente. A contribuire è sicuramente la qualità del film stesso, ma l’applauso va senza dubbio all’intero corollario di valori tecnici, qualità audio e video, e presenza di extra. Questa edizione, lo ripeto, non è solo il modo migliore di godersi un film invecchiato benissimo e che ancora ha qualcosa da dire, ma è un must have per chiunque apprezzi il supporto bluray, apprezzi il sci-fi, e in generale voglia mettere alla prova il proprio entertainment system, sopratutto sotto l’aspetto dell’audio.
Quando mi ritroverò a discutere sul diritto o meno del supporto fisico di esistere nel 2025, per il martello di Grabthar, ritornerò a questa recensione e punterò il dito contro Galaxy Quest in bluray di Plaion. Capolavoro.
Un must have per chiunque apprezzi il sci-fi e sostenga il supporto bluray
Pro
- Il film regge benissimo l'età e racconta una storia ancora fresca e originale
- Visivamente il lavoro di restauro è straordinario
- La traccia inglese in Dolby Atmos è un'esperienza memorabile
Contro
- Non posso cancellarmi la memoria e riviverlo per la prima volta