Speak No Evil Recensione Blu-ray
“L’erba del vicino non è poi così verde”.
Ci sono frasi che funzionano più da horror di qualunque scricchiolio notturno. Speak No Evil, adattamento americano del film danese omonimo del 2022, è costruito su una di queste. E non perché racconti l’orrore in senso stretto – non ci sono fantasmi, possessioni, né demoni da evocare – ma perché mette in scena qualcosa di più disturbante e più vicino: il disagio silenzioso, la violenza familiare che si fa tensione psicologica, e quella gentilezza insistita che ti fa capire, un secondo troppo tardi, che sei entrato in una trappola.
Il film, diretto e scritto da James Watkins (Eden Lake), arriva in Blu-ray grazie a Plaion Pictures in un’edizione solida, curata, e corredata da extra che aggiungono valore. A dare corpo alla narrazione ci sono, tra gli altri, James McAvoy e Mackenzie Davis, insieme a un cast perfettamente calato nei toni ambigui e malsani della storia.
Il risultato è un thriller teso, straniante, a tratti disturbante, che costruisce un orrore possibile, e proprio per questo difficile da scrollarsi di dosso.
Quando il male è educato
La premessa è semplice: due famiglie si incontrano in vacanza in Italia. Una è americana – padre (Scott McNairy), madre (Mackenzie Davis) e una bambina molto ansiosa che non si separa mai dal suo coniglietto di peluche, Hoppy. L’altra è inglese – padre (James McAvoy), madre e figlio con disabilità (una malformazione alla lingua gli impedisce di parlare).
La famiglia inglese è brillante, gentile, amichevole. Sembra avere tutto: equilibrio, leggerezza, un figlio benvoluto e sereno nonostante le difficoltà. Quella americana, invece, è visibilmente fratturata. Il padre è un’ombra di se stesso, la madre iperprotettiva, la bambina fragile. E quando la famiglia inglese invita l’altra a passare qualche giorno nella loro casa di campagna, è difficile dire di no. Per cortesia, per educazione, per voglia di emulazione. E da lì inizia il lento scivolare verso l’inquietudine.

Un ritmo che sfida le aspettative
La prima cosa che colpisce di Speak No Evil è la sua struttura. Il film dura poco meno di due ore, ma spende almeno un’ora e mezza a costruire un clima. Niente jumpscare, niente fughe nei boschi, niente colpi di scena da trailer. Solo piccoli scarti comportamentali, tensioni sottopelle, domande che iniziano a insinuarsi. La famiglia ospitante è davvero così perfetta? Perché il padre è così insistente nel sottolineare “l’importanza della verità”? Perché la moglie è così passiva? E perché la bambina protagonista è sempre più inquieta?
Lo spettatore – come la famiglia americana – è vittima di un progressivo senso di disagio. È la tensione a reggere la narrazione, non l’azione. E quando, negli ultimi 20 minuti, la corda finalmente si spezza, il film cambia tono. Diventa più brutale, più diretto, più fisico. Ma non tradisce quanto costruito: lo fa sembrare solo inevitabile.

Il vero orrore è quello che può accadere davvero
A differenza della maggior parte dei thriller recenti, Speak No Evil non ha bisogno di giustificare la sua violenza con sovrastrutture. Il male, qui, non ha bisogno di un trauma, di un passato oscuro o di un esperimento andato male. Il male è nelle persone, nella loro capacità di manipolare con calma e con il sorriso.
Lo stesso McAvoy – perfetto nel ruolo – non ha bisogno di esplodere. È minaccioso proprio perché resta sempre sotto controllo. La sua gentilezza è tossica, il suo carisma è arma, la sua insistenza nel voler aiutare è inquietante. L’orrore che mette in scena il film è quello che potremmo davvero incontrare. È l’orrore dell’invito a cena che diventa una trappola. L’orrore della cortesia che diventa imposizione. L’orrore del “non fare storie”, del “non essere maleducato”, del “sii grato che ti ospitano”.
Cast efficace, regia capace
Il cast è uno dei punti di forza. James McAvoy è straordinario nel trasformare un padre apparentemente amorevole in qualcosa di indefinibile e disturbante. Mackenzie Davis, perfetta nel ruolo della madre americana, riesce a bilanciare frustrazione e vulnerabilità. Scott McNairy è il personaggio più fragile, quello che crolla lentamente sotto il peso del confronto con l’altra famiglia.

Ma i veri applausi vanno ai due bambini: Alex West Leffler (la figlia) e Dan Huw (il figlio inglese). Le loro interpretazioni sono genuine, credibili, fondamentali per l’equilibrio emotivo del film. Le loro reazioni sono spesso lo specchio di quelle dello spettatore. E la tensione passa anche, e soprattutto, dai loro sguardi.
La regia di Watkins è misurata, mai sopra le righe. Sceglie di non mostrare mai troppo, ma di lasciare che sia l’atmosfera a parlare. L’uso degli spazi – specialmente all’interno della casa di campagna – è magistrale: soffitti bassi, corridoi stretti, stanze che sembrano fatte apposta per farti sentire incastrato. Un lavoro eccellente anche sul sonoro: silenzi, rumori ambientali e musiche minime costruiscono una tensione sottile, persistente.
La casa come personaggio
La casa in cui si svolge la parte centrale del film non è solo una location. È un altro protagonista. Non è un set ricostruito: è una vera magione abbandonata da decenni, i cui spazi interni ed esterni sono stati mantenuti intatti. Una scelta che ripaga: ogni ambiente, ogni parete, ogni pavimento scricchiolante contribuisce a costruire il senso di disagio crescente.
La casa sembra accogliere, ma anche opprimere. Un luogo che non capisci mai se è rifugio o prigione. E proprio come i padroni di casa, man mano che il film avanza mostra la sua vera natura. È un dispositivo narrativo silenzioso ma potentissimo.

L’edizione Blu-ray di Plaion Pictures
Il supporto fisico valorizza moltissimo il film. L’edizione Blu-ray distribuita da Plaion Pictures include:
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Traccia audio inglese in Dolby TrueHD 7.1
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Traccia italiana in 7.1
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Video 1080p HD in formato 2.39:1
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Tre featurette da circa 10 minuti l’una
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Un commentario audio completo del regista
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Sottotitoli in più lingue
La qualità dell’immagine è ottima. Particolarmente riuscito l’uso cromatico: la parte italiana del film è satura, vivace, quasi da cartolina. La campagna inglese, invece, vira su toni freddi: verdi spenti, blu, grigi. Questo contrasto è voluto e rafforza la sensazione di passaggio da un ambiente familiare (la vacanza) a uno ostile (la tenuta). Ottimo anche il bilanciamento audio, sia in cuffia che con soundbar.
I contenuti extra, pur brevi, sono interessanti. Una featurette racconta la costruzione dell’atmosfera e dell’orrore realistico, un’altra lascia spazio agli attori, mentre la terza approfondisce la location, che merita un paragrafo a sé.

Conclusioni su “Speak No Evil”
Speak No Evil è un film che colpisce più con le sfumature che con i colpi di scena. È disturbante, intelligente e ben recitato. Non punta sull’orrore spettacolare, ma su quello quotidiano, su quello possibile. È una storia che ti resta addosso non per quello che mostra, ma per quello che suggerisce.
È un thriller adulto, asciutto, costruito su una tensione costante che esplode solo quando è davvero il momento. E per questo funziona. Non sarà un film da rivedere mille volte, ma è sicuramente un Blu-ray da prestare agli amici con un: “Guardatelo. E poi parliamone.”
Un thriller adulto, asciutto, costruito
Pro
- La casa è un altro personaggio
- La storia ha una struttura piuttosto originale ed anomala
- Il cast funziona, soprattutto gli attori più giovani
Contro
- Il finale è a tratti sbrigativo