Ace Combat X: Skies of Deception – Recensione Ace Combat X: Skies of Deception

La serie di Ace Combat finalmente su PSP!

La serie di Ace Combat, rinomata per il suo ruolo di predominio nel mondo PlayStation, presenta ora il suo contributo al fenomeno PSP con ACX: Skies of Deception. Questo titolo, uscito nel 2006, è il primo vero AC al quale si può giocare fuori dal contesto domestico. Ace Combat Advance non è stato all’altezza del suo nome, ma con ACX i fan della serie hanno potuto avere a che fare con un titolo degno di nota

 

Una guerra nell’emisfero australe

Da Ace Combat 5 in poi, l’intera serie ha cambiato piega: se prima il mondo in cui i vari AC venivano ambientati era solo vagamente simile al nostro, da AC5 in poi i giocatori hanno notato una forte tendenza a "copiare" il mondo reale con nazioni ed episodi che costituiscono un chiaro riferimento agli eventi del secolo passato.
Osea rappresenta gli Stati Uniti d’America, Yuktobania la Federazione Russa, Belka la Germania nazista, Sapin la Spagna e via dicendo.

Se in Ace Combat Zero i giocatori avevano a che fare con un conflitto prettamente basato sulla seconda guerra mondiale, in ACX la situazione è totalmente nuova. La pacifica Federazione di Aurelia (l’Australia del mondo di Ace Combat) viene invasa dalla Repubblica di Leasath (stereotipo del paese sud americano sotto dittatura con diverse caratteristiche della Corea del Nord) e in pochissimi giorni quasi tutto il territorio aureliano viene invaso. Le forze leasathiane, sotto il comando di Diego Gaspar Navarro, possono contare sull’aiuto della temutissima fortezza volante Gleipnir, capace di lanciare missili balistici a lunga gittata con effetti devastanti. Dopo soli 10 giorni di conflitto, i leasathiani hanno conquistato il 95% dei territori aureliani e per il rimanente 5% sembra ormai essere una questione di tempo.

I leasathiani sono mossi dall’odio nei confronti della pacifica Aurelia, affermando di volersi vendicare per "anni e anni di sfruttamento". Come motivazione sembra essere poco valida, dato che Aurelia è sempre stata in prima fila per quanto concerne le opere umanitarie a favore della povera Leasath. La rapidità con la quale i leasathiani stanno per vincere il conflitto, tuttavia, non dà neanche il tempo di riflettere sull’effettiva validità delle motivazioni che sono state portate avanti da Navarro. Ancor più strano è il fatto che un paese martoriato dalla povertà e da una guerra civile sanguinosa possa essere in grado di emergere a livello internazionale con potentissime e temutissime forze armate. I conti non tornano.

Il giocatore, Gryphus 1, inizia la campagna militare quando ormai la guerra sembra volgere a una rapidissima e inesorabile fine. Sappiamo tutti quanti, tuttavia, che in Ace Combat una situazione di questo genere è destinata a cambiare in ogni aspetto.

La trama del gioco, molto lineare, può vantare uno stile narrativo parallelo: da una parte si vivono in prima persona gli eventi più importanti che caratterizzano l’andazzo della guerra mentre dell’altra si vive la storia dalla prospettiva di un giornalista straniero. Il giornalista, il cui nome non è conosciuto, è ospitato presso la Torre di Gaiuss (l’edificio più importante di Griswall, la capitale aureliana) da alcune autorità leasathiane e ha il permesso di visitare il sontuoso edificio durante le continue feste che vengono organizzate da Navarro per elogiare le sue forze militari, enfatizzando a più non posso il ruolo della fortezza volante Gleipnir.

Le scene di intermezzo seguono lo stesso stile visto in AC4, con una serie di immagini statiche sapientemente combinate a voci e qualche effetto sonoro. Le scene sono quasi tutte incentrate sul giornalista che, alle prese con le stagioni invertite dell’emisfero australe, riflette sul senso della guerra e conduce delle investigazioni in segreto. Tutti i dubbi sulla validità della guerra e sull’apparentemente inspiegabile potenza delle forze leasathiane verranno gradualmente chiariti proprio nel corso delle scene di intermezzo da questo giornalista anonimo.

Tra alta dinamicità e Croci del Sud

ACX fa perno su una campagna decisamente dinamica, che vanta una trentina di missioni più una bonus (non correlata alla trama) che si può sbloccare in seguito.

La dinamicità della campagna consiste nella possibilità di scegliere il percorso da intraprendere con le dovute conseguenze. Un briefing dettagliato descrive per filo e per segno la situazione tattica in una determinata regione, lasciando al giocatore il fardello di decidere la prossima mossa. Tanto per fare un esempio, in un certo punto il giocatore deve scegliere se sferrare un attacco contro il Gleipnir o aiutare delle forze di terra alleate in serio pericolo. Se si decide di aiutare le forze di terra, il Gleipnir lancerà i suoi missili a lungo raggio durante l’operazione di recupero per comprometterla. Viceversa, se il giocatore decide di attaccare il Gleipnir, le unità alleate dovranno fronteggiare dei rinforzi leasathiani che sono arrivati nel frattempo.

Alle differenze più sostanziali tra le missioni alternative se ne aggiungono di minori, come la presenza di un modesto numero di rinforzi nemici o alleati. Inutile dire che questa particolare caratteristica conferisce ad ACX una longevità molto buona dato che è necessario completare la campagna principale almeno tre volte per poter giocare tutte le missioni. Il titolo è molto maturo sotto diversi punti di vista: per la prima volta nella serie, l’interfaccia di gioco è stata completamente tradotta in Italiano e questo migliora il fattore immersione a vista d’occhio. Le opzioni di visualizzazione e di controllo sono state curate molto bene anche e soprattutto grazie all’aggiunta della MPG (Multi Purpose Gauge), ossia di una barra multifunzionale che tiene il giocatore costantemente informato su una moltitudine di variabili, tra le quali: il tempo rimasto per completare la missione, il numero di unità alleate rimaste, i danni alle strutture non militari, etc. L’MPG è decisamente semplice ma ciò non toglie nulla alla sua efficacia e all’immediatezza con la quale i giocatori ne comprendono l’uso.

I programmatori del gioco si sono divertiti a disseminare ovunque dei riferimenti alla costellazione della Croce del Sud, l’equivalente nell’emisfero australe dell’Orsa Minore. Gli Easter Egg di questo genere sono veramente comuni nel gioco, e spaziano dalla disposizione di navi o velivoli da combattimento alle località da visitare. Non poteva mancare l’opzione multiplayer, che per la prima volta nella storia della serie di Ace Combat può permettere a più di due giocatori di passare ore e ore di puro divertimento con missioni cooperative e non.

Adrenalina allo stato puro!

Le meccaniche di gioco di AC5 e ACZ hanno abituato i giocatori più esperti a scontri di difficoltà abbastanza limitata per una serie di motivi: i missili erano molto facili da evitare e durante i duelli aerei la supremazia del giocatore era fin troppo evidente.ACX ha finalmente risolto il problema con uno stile rinnovato e con livelli di difficoltà adatti ad ogni tipologia di giocatore. Gli scontri sono ad altissima velocità e i missili (anche i più convenzionali) sono molto più difficili da evitare dal giocatore. L’abilità dei nemici cresce esponenzialmente con l’aumentare del livello di difficoltà, rendendo i duelli aerei molto più entusiasmanti e difficili: una vera sfida per i guru della serie. l’IA, specialmente nei livelli di difficoltà più alti, non si fa più ingannare dai trucchi che in AC5, ACZ e alle volte anche in AC4 potevano garantire un numero veramente sproporzionato di abbattimenti facili.

Anche le missioni godono dei benefici del rinnovamento: a parte quelle "classiche" alle quali tutti i giocatori si sono ormai abituati (intercettazione di bombardieri B-52 in primis), il gioco presenta una serie di missioni che sono caratterizzate da eventi completamente originali: un modo perfetto e deciso per contrastare l’effetto cliché che stava andando a penalizzare il fattore originalità dell’intera serie.


 

Siamo nel futuro… o no?

Il gioco è ambientato nel 2020 e presenta una certa simbiosi tra livelli di tecnologia diversissimi: da una parte si ha a che fare con aerei e armi ormai superati anche nei giorni nostri, dall’altra si tende quasi alla fantascienza vera e propria. Questo mix di livelli tecnologici, il più delle volte, appare strano e poco consono all’ambientazione – la sensazione è fortemente accentuata dall’importanza che la trama dà ad alcune tecnologie avanzate, come la fortezza volante Gleipnir.

Il roster degli aerei a disposizione, tra l’altro decisamente vasto, presenta dei velivoli sperimentali che nel corso della campagna principale non appaiono affatto. La lista include un certo numero di "vecchie conoscenze" per i fan: l’X-02 Wyvern da AC4, l’ADF-01 FALKEN da AC5 e, sorprendentemente, anche l’XFA-27 Game da AC2. Alcuni di questi velivoli, completamente inediti, sono un chiaro riferimento ad AC3, che nella linea temporale della serie è ambientato "solo" 20 anni dopo ACX: l’YR-99 Forneus, per esempio, è il diretto predecessore dell’onnipresente serie Delphinus (R-101, R-102 ed R-103) della Neucom.

I velivoli sperimentali sono gli unici a poter essere modificati con la "messa a punto", ossia un sistema specifico che permette di sostiuire svariate parti degli aerei per modificarne le prestazioni. Dal punto di vista grafico la sostituzione è fittizia poichè gli aerei non mutano il loro aspetto, neanche di fronte a modifiche apparentemente radicali: le differenze si possono notare solo ed esclusivamente nel corso delle missioni. Per poter essere acquistate ed utilizzate, le parti aggiuntive devono essere sbloccate ottenendo punteggi elevati e partecipando alle missioni in multiplayer.

Questa caratteristica del gioco, purtroppo, sembra essere fine a se stessa: la stragrande maggioranza dei velivoli a disposizione è costituita da aerei convenzionali e pertanto non modificabili, limitando di molto l’uso dell’opzione messa a punto. I velivoli sperimentali stessi sono assenti nel corso della campagna principale, rendendo ancora più controversa la loro presenza nel roster. Per i velivoli non inediti questa scelta è giustificata dal fatto che non appartengono all’ambiente di ACX, ma per quelli totalmente inediti la questione è diversa.

Una modalità di gioco alternativa, come in AC2, avrebbe potuto migliorare quest’aspetto del gioco permettendo ai fan di scegliere tra una presenza più o meno forte dei velivoli sperimentali. Ora come ora, i velivoli sperimentali sembrano messi lì solo per espandere il roster degli aerei a disposizione senza però ricoprire alcun ruolo.

Quando si vuole fare economia

I pregi di Skies of Deception sono molti, ma il titolo presenta anche un certo numero di difetti. ACX è stato sviluppato frettolosamente in sei mesi circa, lasciando un modesto numero di pecche visibilissime. Alcune voci sono state riciclate da AC5, cosa che già da sola può lasciare perplessi i grandi conoscitori della serie. Rimanendo nel contesto dei messaggi audio, alcuni non sono udibili in certe situazioni: tutto quello che si può notare è il testo del messaggio sul proprio HUD. Questa stranezza ha una presenza altalenante ma si nota particolarmente bene in alcune situazioni.

Segno di uno sviluppo affrettato è anche la mancanza di personaggi veri e propri, come i classici gregari che hanno abituato i giocatori a lunghe chiacchierate da diversi anni. Questa mancanza influisce negativamente sul modo di narrare la storia, quasi totalmente privo di elementi capaci di trasmettere emozioni o comunque di dare più spessore alla successione di eventi. La sensazione che si ha è proprio quella di giocare un titolo dal potenziale non pienamente sfruttato, sensazione che viene confermata anche dalla colonna sonora: il ritorno alle musiche prevalentemente elettroniche che hanno caratterizzato AC3, AC4 ed AC5 non rende giustizia ai sostanziali miglioramenti visti in ACZ, titolo con una colonna sonora decisamente superiore sotto diversi punti di vista.

La PSP ha i suoi limiti ma è molto difficile evitare di chiedersi se, effettivamente, certe manchevolezze si potevano evitare.

Una pietra miliare con un potenziale non pienamente sfruttato

I fan della serie in possesso di una PSP sono letteralmente tenuti ad acquistare il gioco, che è comunque raccomandabile a tutti gli amanti del genere. Come già detto, tuttavia, chi conosce gli altri Ace Combat potrebbe rimanere deluso dalle ripetute pecche del gioco, destinate a taggare ACX come un gioco dall’enorme e non ben sfruttato potenziale. Questo, ovviamente, non impedisce ai giocatori di passare ore e ore a combattere sui cieli aureliani.

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