Agony – Recensione

Recensito su PlayStation 4

Agony è un videogioco indipendente, sviluppato da Madmind Studio a seguito di una raccolta Kickstarter di successo: il titolo, inizialmente pensato esclusivamente su PC, ha visto programmate anche delle versioni per console casalinghe. Purtroppo, la gioia dei giocatori è durata poco, a causa della notizia sulle censure subite dal titolo, che ne hanno rimosso filmati e sezioni di gioco e che solo recentemente pare verranno reintegrate nella versione Agony: Unrated (al momento ufficializzata solo sulla piattaforma Steam) e come DLC per i possessori del titolo standard.

Al di là di quanto possano aver fatto discutere la censura e il rinvio di Agony, i tagli e i ritardi sono il male minore di un prodotto che, partendo da un concept rodato e tante buone idee, è riuscito a corrompere tutto ciò che di giusto e affascinante poteva esserci in un survival horror ambientato all’inferno, soprattutto nelle versioni console.

Agony

Su PlayStation 4 e Xbox One, Agony mostra il peggio di sé: il filmato iniziale è compresso in modo imbarazzante, al punto da avere la scala di neri compromessa in una tragica quadrettatura a basso bitrate; il framerate oscilla pericolosamente, con tanto di occasionali mini freeze ed è accompagnato da un tearing drammatico e quasi costante, limitato solo in parte dall’opzione di v-sync aggiunta con una patch successiva al day one.

Se già tutto questo non fosse abbastanza per far desistere anche il fan più sfegatato dei prodotti ispirati a luoghi e iconografie religiose, Agony tormenta i giocatori anche con un level design caotico, poco ragionato e che causa facilmente confusione e smarrimento per via della (giustificabile, ma evitabile) monotonia di ambienti, NPC, nemici ed enigmi. Gli stessi sviluppatori si sono resi conto del problema e hanno promesso delle semplificazioni dei puzzle e una riduzione del numero di creature ostili, proprio a causa dell’alto livello di frustrazione che il gioco induce durante la partita.

Complice di una sbilanciata aggressività e campo visivo delle entità nemiche è anche l‘illuminazione infelice di molte zone, l’assenza di hitbox precise, che rendono i movimenti difficili e proni alla morte e, ultimo ma non meno importante, un sistema di checkpoint poco intuitivo, che spinge il giocatore indietro dopo un determinato numero di morti; quest’ultima meccanica è per fortuna disattivabile e permette di avanzare nella già farraginosa struttura della mappa senza il terrore di perdere i propri progressi.

Agony

Agony presenta anche belle idee, sia di gameplay che di design: la possessione delle creature incontrate durante l’esplorazione diversifica l’approccio  in base alle abilità di ciascuna e offre un’esperienza di gioco diversa a seconda delle proprie scelte e personalizzata grazie anche alle abilità sbloccabili man mano che la propria anima si rafforza; anche l’estetica di NPC e ambientazioni e anche la trama, seppur presentata a spizzichi e bocconi, regalano “piacevoli” sorprese.

Non è dato sapere se si sia trattato d’incuria, inesperienza o la scelta sia stata voluta, fatto sta che Agony presenta diversi problemi concettuali, oltre ai tecnici già citati: il titolo nasce con l’intento di mostrare l’orrore e il disgusto dell’inferno in un’incarnazione molto fisica e poco spirituale, con spiccata rilevanza alla componente carnale e lussuriosa (le citazioni gigeriane non sono dunque casuali) e alla furia, alla violenza e il dolore che i mostri e i dannati al suo interno provano senza mai un attimo di pace o semplice oblio. Le componenti survival e puzzle game del gioco dovrebbero contribuire a trasmettere una sensazione di oppressione, angoscia, quasi panico, trasformando a sua volta il giocatore in una bestia impaurita e pronta a tutto pur di farsi strada verso la libertà.

Tutto ciò manca quasi del tutto in Agony, o meglio, è presentato in modo impacciato e, per paradossale che possa suonare, quasi infantile: i testi parlati (con un discreto doppiaggio) e scritti sparsi nel corso della storia sono un’accozzaglia di banalità grevi e immagini truculente per nulla originali, un gore tanto spinto quanto lobotomizzante; l’orrore che Agony dovrebbe far provare si riduce a confusione per la cattiva illuminazione delle mappe e caoticità delle stesse; gli enigmi sono ripetitivi, poco chiari e comunque difficili per le ragioni sbagliate; il contenuto esplicito del gioco (presente in modo massiccio nonostante le censure) risulta a tratti comico per quanto gratuito e volgare, senza che causi reale raccapriccio, men che mai eccitazione.

Agony


Agony su PlayStation 4 è un acquisto impossibile da consigliare, in quanto offre un gioco già piagato da innumerevoli manchevolezze, ma strappa senza pietà anche quella sottile crosta estetica presente nella versione per PC, che concedeva una claudicante atmosfera suggestiva. Non è da escludere a priori che le future patch migliorino moltissimi aspetti del titolo, ma la gestione imprecisa e a tratti goffa del processo Kickstarter (con alcuni backer ancora in attesa di una key per la versione console) non fa certo sperare per il meglio.

5.4

Pro

  • Concept interessante...
  • Design affascinante...
  • Situazioni e dialoghi molto forti...
  • Ambientazioni angoscianti...

Contro

  • ... sviluppato goffamente.
  • ... poco vario e un po' troppo ispirato ad altri autori.
  • ... che lasciano troppo spazio alla volgarità, accantonando l'orrore.
  • ... graficamente pessime e inutilmente confusionarie.
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