Army of Two – Recensione Army of Two

Un Tamagotchi dalle sembianze di un marine (forse)

Da un po’ di tempo mamma EA si è lanciata in una serie di progetti “nuovi” non limitandosi ai soliti brand o a soli titoli su licenza come i prossimi Mirror’s edge e Dead Space, o come il qui presente Army of Two che andremo ad analizzare. La strada intrapresa, almeno nelle intenzioni, è sicuramente buona, ma di certo possiamo anticipare che questo titolo non è quella pietra miliare nella storia dei videogiochi come voleva essere soprattutto nell’interazione tra I.A. e giocatore, ma ha di certo alcuni assi nella manica.


Il vil denaro ha sempre ragione

I protagonisti della storia sono due energumeni di nome Rios e Salem che appartengono al corpo dei Marines americani e che vengono inviati in Somalia, intorno al 1993, per una delicata missione in cui devono assistere un mercenario della SSC (Security and Strategy Corporation) di nome Philip Clyde (con cui avrete a che fare spesso nell’avventura), incaricato di uccidere un signore della guerra locale. Dato il buon esito della missione ,anche grazie all’ottimo lavoro da voi svolto, verrete contattati dalla SSC stessa per entrare nelle sue fila. Ovviamente, appena vedrete i cospicui ingaggi che vi offre non riuscirete a dire di no. Da lì in poi verrete catapultati in ogni angolo del pianeta in missione: alcuni conflitti in cui sarete impegnati sono reali (Iraq), e altri di fantasia (Cina e Miami). La trama, come tutto il gioco, ha un forte sapore hollywoodiano non tanto per la qualità, anche se alcuni buoni spunti emergono, quanto per la “tamarraggine”  tipica di un Rambo o un Die Hard che tende ad emergere specie nei dialoghi (ad esempio: “speriamo di non ammazzare dei nostri amici”, e l’altro “già, mi scoccerebbe”).

Ora voglio un simulatore di motoscafi

Non sono improvvisamente impazzito, state tranquilli, voglio semplicemente dire che l’effetto del mare in questo gioco è veramente fantastico, quanto di meglio visto fino ad oggi, quasi uno spreco per uno sparatutto. Ma è in generale tutto l’impianto grafico a dare una grande sensazione di solidità. Certo, mare a parte, non raggiungiamo i picchi di qualità assoluta, ma l’impatto è veramente notevole e non avrete molto di cui lamentarvi. Forse alcune ambientazioni sono un pochino spoglie e/o ripetitive, ma altre invece sono molto belle e quindi compensano le mancanze di altre. I modelli poligonali sono molto ben curati e, a differenza di altri titoli, anche i nemici sono abbastanza diversificati tra loro. Gli effetti particellari sono eccellenti, in particolare le esplosioni sono molto efficaci. Il sonoro, come consuetudine EA, è ottimo sia per qualità di musiche e doppiaggio che di effetti sonori, e metterà a dura prova la pazienza dei vostri vicini, specie se disponete di un home theatre. Sotto gli aspetti tecnici, quindi, il giudizio è decisamente positvo.

Twu is megl che uan

Mutuando la famosa frase di un famoso spot di un famoso gelato con un non ancora famoso Stefano Accorsi, introduciamo la migliore caratteristica di questo Army of two, il gioco di coppia (non siate maliziosi). Infatti gli sviluppatori, almeno nelle loro intenzioni, volevano creare un’I.A. alleata in grado di sostituire efficacemente un compagno umano e di effettuare molte azioni, anche complesse. Infatti, all’inizio del gioco sceglierete se usare Rios o Salem, e l’altro verrà guidato dall’Intelligenza Artificiale del software. Potrete fare cose estremamente interessanti come colpi di precisione in coppia, paracadutarvi mentre uno guida il paracadute e l’altro spara, affrontare eroiche sparatorie schiena contro schiena (purtroppo solo in determinate situazioni prestabilite) o, più importante di tutti, il vostro compagno attirerà su di lui l’attenzione sparando a tutto spiano per rendere voi “invisibili” e aggirare il nemico, e così via. Pensate, se rimarrete feriti il vostro compagno vi verrà a curare, e se sarete troppo esposti vi porterà dietro un riparo mentre voi potrete ancora sparare, ma qui cominciano ad emergere alcune imperfezioni che bloccano un po’ i sogni degli sviluppatori di una “super I.A.”. Infatti, il vostro compagno a volte farà dei giri assurdi obbligandovi spesso ad imprecare, oppure, nonostante i vostri ordini, continuerà a farsi gli affari suoi. Altre volte invece, più che difettose alcune azioni sembreranno pretestuose (per aprire le porte dovete aspettare il compagno altrimenti non parte l’animazione) o inutili (potete rigraziare o insultare il compagno ma non ci saranno conseguenze se non una simpatica scenetta). In sintesi comunque c’è sempre questa sensazione di incompiutezza che però non pregiudica il divertimento di questo sparatutto che ricorda molto Gears of War e ne mutua alcune meccaniche come il ripararsi costantemente, ma semplicemente non vengono mantenute tutte le promesse fatte dagli sviluppatori.


Comprato, scartato, finito

La lunghezza della campagna principale di questo titolo lascia veramente a desiderare: siamo sulle 6 ore scarse, anche meno di Call of Duty 4. Detto questo, la sensazione è che, data la forte componente cooperativa – meglio se umana – gli sviluppatori abbiano voluto creare un gioco breve ma studiato per essere affrontato più volte, un po’ come il Gears of War cui si accennava prima. Certamente, se siete giocatori solitari rimarrete delusi, anche se Army of Two è molto rigiocabile. Oltre alla campagna, affrontabile come si diceva prima con un amico sia in split-screen sia online, c’è anche una modalità scontro in due squadre, ovviamente composte da due giocatori ciascuna vista la natura del gioco, che si affrontano per la sopravvivenza in quattro arene non presenti nella modalità principale. Inutile sottolineare che, con il compagno giusto, la longevità del gioco aumenta considerevolmente viste queste modalità.

Se volevate il Tamagotchi sarete delusi, se volete l’azione benvenuti

In conclusione possiamo dire che Army of Two è veramente un bel titolo che viene però ridimensionato se si fa caso alle enormi promesse che gli stessi sviluppatori avevano fatto durante lo sviluppo. Infatti, le azioni che potrete compiere sono sicuramente spettacolari e molto cool,  ma alla fin fine si rivelano più divertenti che utili e gettano solo fumo negli occhi, quasi mettendo in secondo piano l’ottima grafica, l’ottimo sonoro e l’ottima, tutto sommato, giocabilità. Perciò, se riuscirete a levare questo fumo godrete di questo eccellente titolo, altrimenti se sarà più forte la delusione per i difetti evidenziati in recensione rimarrete profondamente insoddisfatti. Curioso è che alla fine siano stati gli stessi sviluppatori a darsi la zappa sui piedi creando troppa aspettativa. La longevità è un discorso più particolare per cui valgono le considerazioni sul gioco cooperativo prima esposte.

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