Child of Light – Child of Light

È notizia di qualche giorno fa che il mercato francese, in termini di videogiochi, è diventato secondo solo a quello statunitense in termini di entrate commerciali. La responsabile di questo autentico successo epocale ha un solo nome ed è quello di Ubisoft. La software house francese infatti è da qualche anno in vetta alle classifiche di vendita grazie a franchise di successo come su tutti Assassin’s Creed, Far Cry, Rayman o il promettentissimo Watch Dogs. Questo ottimo riscontro di pubblico e critica negli anni ha permesso all’azienda anche di sperimentare moltissimo. UbiArt, motore proprietario di Ubisoft, è nato proprio per questa esigenza e si preannunciano progetti piuttosto interessanti. Child of Light è frutto di questa nuova volontà di Ubisoft di non sedersi sugli allori ma di produrre nuove ip di successo ed è stato opera di Ubisoft Montreal, gli stessi di Far Cry 3. Fin dalle prime battute di questa recensione possiamo tranquillizzare tutti dicendo che l’esperimento è pienamente riuscito.

Tributo

Child of Light è nato come tribute ai mitici JRPG giapponesi dell’epoca d’oro, ovvero fine anni ’80 e anni ’90. L’ispirazione principale del titolo è sicuramente Final Fantasy. Il titolo ci fa vestire i panni di Aurora, una principessa asburgica del diciannovesimo secolo figlia del Duca d’Austria, che dopo essersi svegliata da un lungo sonno frutto di una maledizione si ritrova a vagare per Lemuria, un mondo onirico ricco di magia. Aurora sogna e lascia il padre in un profondo stato di disperazione. All’inizio della nostra avventura faremo subito la conoscenza di Igniculus, il nostro luminoso aiutante che ci farà anche da Cicerone nelle nostre peregrinazioni. Nulla di nuovo sotto al sole dunque, tutte le premesse di un JRPG classico a livello di trama sono mantenute. Fin dai primi momenti ci sembrerà di trovarci all’interno di un film di Miyazaki per le atmosfere evocate ma anche all’interno di un dipinto di Escher per le illusorie strutture dei dungeon che ci ritroveremo ad esplorare.

Il frame work UbiArt ricorda poi molto da vicino anche l’universo di Rayman data la natura del titolo completamente in due dimensioni. Child of Light è infatti stato strutturato con quadri a scorrimento laterale, completamente esplorabili come più si ritiene opportuno. Dovremo infatti all’interno di ogni quadro cercare scrigni ricchi di tesori, sconfiggere ovviamente gli oscuri nemici che ci si pareranno di fronte e poi anche risolvere alcuni enigmi ambientali. Le ambientazioni diventeranno poi sempre più interattive nel corso del gioco, una volta che Aurora apprenderà nuove abilità utili allo scopo atte all’esplorazione degli scenari. È importante evidenziare come comunque la trama sia sempre molto lineare e quindi le subquest sono proprio ridotte all’osso. Ci ritroveremo soprattutto a illuminare parti oscure dello schermo grazie al nostro aiutante o a superare enigmi ambientali sempre con il suo aiuto. La linearità è quindi il leit motiv del titolo.

Combatti!

Il sistema di combattimento il titolo di Ubisoft offre un compromesso vincente tra un sistema a turni puro e uno più moderno incentrato invece sui quick time events. Sulla parte bassa dello schermo avremo delle barre che indicano la velocità di ricarica degli attacchi del party. Questo significa che il tempismo avrà un ruolo fondamentale negli scontri poiché se utilizzeremo una tempistica corretta potremo interrompere un attacco del nemico ma di convesso scegliendo il tempo sbagliato saremo scoperti di fronte agli attacchi dei nemici. Certo è che il sistema non è molto profondo e con più di tre avversari a schermo molto spesso ci si ritroverà certamente a premere tasti a caso.

La parte narrativa è comunque preponderante rispetto alla sfida pura e quindi subire gravi danni e morire è realmente difficile in questo gioco, proprio per lasciare maggiore spazio al racconto e al fluire della trama. Igniculus anche in questo caso potrà rivelarsi molto importante perché puntandolo sui nostri personaggi consentirà di rigenerare gli HP. Il nostro party conterà di vari elementi classici come un tank o un mago ma ne potremo utilizzare solamente due in battaglia, anche se sarà possibile fare uno swap istantaneo. L’esplorazione, come abbiamo avuto modo di affermare già in precedenza, può ricordare quanto visto in Zelda II: Adventure of Link, inframmezzata da parecchi combattimenti alla Grandia 2.

Un dipinto

Il comparto tecnico rappresenta forse la vera punta di diamante del titolo. Le tinte pastello danno una grande profondità al titolo, soprattutto per quanto concerne le ambientazioni. Il character design dei personaggi, sia nemici che alleati, è molto ben fatto e i personaggi spiccano per personalità. Spettacolare anche la localizzazione in italiano con dialoghi in rime italiane e tradotti alla perfezione.

Concludendo

Child of Light è un tributo ai giochi di ruolo di matrice giapponese piuttosto semplice ma comunque non banale e soprattutto dotato di stile da vendere. Forse la definizione più adatta è quella di fiaba interattiva in cui il giocatore può perdersi negli acquerelli dei fondali e nelle filastrocche dei dialoghi. Il prezzo ridotto poi ne fa un acquisto obbligato per gli amanti del genere così come per chi vuole cercare qualcosa di nuovo ma soprattutto di qualità.

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