Bloodstained: Curse of the Moon – Recensione

Recensito su Xbox One

Il 2019 sarà l’anno di Bloodstained: Ritual of the Night, il nuovo Metroidvania realizzato da Koji Igarashi, uno degli uomini chiave nello sviluppo di Castlevania a partire dall’epocale Symphony of the Night. Il gioco ha generato una quantità smisurata di hype, quantificabile nei cinque milioni e mezzo di dollari ottenuti dalla sua campagna Kickstarter. Per ingannare l’attesa spasmodica, Inti Creates ha realizzato Bloodstained: Curse of the Moon, una sorta di antipasto di Ritual of the Night.

Anche in questo caso ci troviamo dinnanzi a un gioco che omaggia in ogni suo pixel Castlevania, ma l’episodio preso a modello questa volta non è Symphony of the Night, bensì il ben più antico terzo capitolo, Dracula’s Curse, risalente addirittura al 1989.

Curse of the Moon, dunque, è un validissimo action platformer che sembra uscire dall’epoca del glorioso NES, come appare evidente sin dalle prime schermate, reminiscenti – al netto, ovviamente, della risoluzione, infinitamente maggiore – della lontanissima era 8 bit; in questo senso, Curse of the Moon ci ha ricordato Mighty Gunvolt, un’altra operazione simile di Inti Creates, che volle accompagnare ad Azure Striker Gunvolt uno spin-off dal gusto deliziosamente retro. Un altro punto di contatto con i giochi citati è la splendida colonna sonora, realizzata dallo specialista Ippo Yamada, che ha firmato moltissime OST per Mega Man (nonché quella del suo successore spirituale, Mighty No. 9) e che parteciperà a quella di Bloodstained: Ritual of the Night.

Bloodstained: Curse of the Moon

Ma le analogie non si fermano certo al comparto grafico e alla direzione artistica, estendendosi anche nel campo del gameplay. Dracula’s Curse segnò un ritorno alle meccaniche puramente action platform del primo episodio, abbandonando elementi adventure e ruolistici di Simon’s Quest, ma aggiunse altri elementi per ovviare al problema dell’eccessiva linearità, introducendo tre comprimari e alcuni bivi, che conducono a finali multipli.

Anche Curse of the Moon prevede tre personaggi aggiuntivi e finali multipli, anche se gestisce tali elementi in modo diverso. Per quanto attiene ai personaggi di supporto, Dracula’s Curse consentiva di portarne solo uno con sé, restrizione assente in Curse of the Moon, che va a comporre in questo modo un party davvero interessante: lo spadaccino Zangetsu, in cerca di vendetta contro i demoni che lo hanno maledetto, può essere accompagnato da Miriam, dotata della classica frusta che i fan di Castlevania hanno imparato ad amare, dal mago e alchimista Alfred e da Gebel, in grado di trasformarsi in pipistrello. Questi quattro personaggi torneranno in Ritual of the Night, anche se i loro rapporti non saranno necessariamente amichevoli…

Bloodstained: Curse of the Moon

Ma non è obbligatorio fare entrare nel party tutti i comprimari, anzi, Curse of the Moon di volta in volta consente al giocatore di scegliere se reclutarli, non reclutarli oppure ucciderli, acquisendo così una nuova mossa per Zangetsu. A seconda delle scelte effettuate, si sblocca uno dei sei finali alternativi ed eventualmente le modalità Nightmare (con tanto di nuovo stage finale) e Ultimate, nonché la Boss Rush Mode. Questa dotazione di extra è necessaria per raggiungere una discreta longevità, visto che di per sé una run dura appena un paio di ore, dieci/quindici minuti per ciascuno degli otto livelli di cui si compone – ma, diversamente da Dracula’s Curse, qui non c’è il timer con conto alla rovescia.

Tutti i personaggi, switchabili con i pulsanti LB e RB, hanno una propria barra di salute e, a eccezione di Gebel, il proprio corredo di armi secondarie (che hanno un tasto dedicato, anche se è possibile ripristinare l’antica combinazione ↑+Attack), ma l’indicatore legato a queste ultime è comune (lo vedete in alto a destra negli screenshot che corredano la recensione, sotto il punteggio). La morte di uno non comporta la perdita di una vita: semplicemente, si torna al precedente checkpoint utilizzando gli altri combattenti; solo quando tutti sono deceduti si perde una vita. Sempre detto che stiate giocando in Veteran Mode e non in Casual Mode, la quale elimina le vite e i knock back.

Da questo punto di vista, va elogiata la capacità di Inti Creates di scalare la difficoltà: Curse of the Moon può rivelarsi una passeggiata di salute (in Normal Casual, reclutando tutti i personaggi) come un inferno (in Ultra Veteran, senza uno o più comprimari, specialmente negli ultimi livelli), dipende tutto dal giocatore.

Bloodstained: Curse of the Moon


Bloodstained: Curse of the Moon è un ottimo (simil-)Castlevania “alla vecchia maniera” – cioè prima che Symphony of the Night rivoluzionasse il gameplay – nonché un gustosissimo antipasto nell’attesa di Ritual of the Night.

8.1

Pro

  • Deliziosamente retro
  • Difficoltà scalabile, per tutti i palati
  • Un grande omaggio a Dracula's Curse...

Contro

  • ... a cui forse somiglia troppo, a detta di alcuni
  • La singola run dura molto poco
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