Cyberpunk 2077 Nintendo Switch 2 Recensione

Ero tra i fortunati – o forse, col senno di poi, sfortunati – presenti al lancio originale di Cyberpunk 2077. Ricordo vividamente l’attesa spasmodica, quasi febbrile, per lo sblocco di mezzanotte di un gioco che era stato al centro di un ciclone di hype durato quasi un decennio.
E poi, lo shock. Non lo stupore di un capolavoro, ma il trauma di un’opera incompiuta, un colosso dai piedi d’argilla minato da una quantità di bug e glitch che sembrava impossibile potessero coesistere in un singolo titolo. Quell’esperienza ha lasciato una cicatrice indelebile nella memoria collettiva dei videogiocatori.
Testare oggi Cyberpunk 2077 nella sua Ultimate Edition sulla nuova e potente Nintendo Switch 2 sembra quasi un’esperienza proveniente da un universo parallelo, una seconda possibilità non solo per il gioco, ma per la nostra stessa percezione di esso.
Questo non è un semplice esame tecnico; è un viaggio nella redenzione, un’analisi per capire se Night City ha finalmente trovato la sua forma definitiva anche su una console ibrida, o se i demoni tecnici del passato sono ancora in agguato, pronti a infrangere l’illusione.
Cyberpunk 2077 Nintendo Switch 2 Recensione | Un miracolo tecnico
La prima sensazione, avviando il gioco su Nintendo Switch 2, è di profondo e sincero rispetto per il lavoro svolto da CD Projekt RED. Lungi dall’essere un semplice e pigro porting, ci troviamo di fronte a un adattamento meticoloso, quasi artigianale, pensato per sfruttare al meglio ogni singola peculiarità della nuova ammiraglia Nintendo.
L’attenzione ai dettagli è evidente fin da subito, a partire da un sistema di controllo che non si limita a replicare lo standard, ma lo espande in modi intelligenti e sorprendentemente efficaci.
La flessibilità è la parola d’ordine quando si parla dell’hardware di Nintendo Switch 2, e Cyberpunk 2077 la abbraccia completamente, offrendo un ventaglio di opzioni di controllo che ridefinisce le aspettative per un titolo di questa portata su una piattaforma ibrida.
Ogni modalità di gioco – che si scelga di giocare in portabilità, con il Pro Controller, in modalità Dual-Grip con i Joy-Con separati, o persino sfruttando un’innovativa modalità “mouse” – ha un suo menu di personalizzazione dedicato e granulare.
Per chi, considera il puntamento giroscopico un elemento essenziale per gli sparatutto su console, questa è una vera e propria manna dal cielo. Le opzioni sono incredibilmente dettagliate: è possibile regolare finemente la sensibilità orizzontale e verticale, attivare il giroscopio solo quando si prende la mira (ADS) – una funzione perfetta per chi non ama i movimenti costanti – e persino personalizzare il livello di stabilizzazione della telecamera per smorzare i tremolii involontari.
Il risultato è, senza mezzi termini, una delle migliori e più reattive implementazioni di mira giroscopica che abbiamo mai avuto il piacere di provare, capace di rivaleggiare con i migliori esponenti del genere. A questo si aggiunge un’implementazione magistrale dell’HD Rumble.
L’esperienza tattile va ben oltre una semplice vibrazione; ricorda da vicino il feedback aptico del DualSense di PlayStation 5. Ogni azione, dal colpo sordo e potente di un’arma di grosso calibro ai rapidi proiettili di una mitraglietta, dalla sensazione ruvida della guida su terreni sconnessi alle vibrazioni ambientali di Night City, trasmette una sensazione sfumata e incredibilmente immersiva che ancora mancava su hardware Nintendo.
Dal punto di vista puramente tecnico, il gioco offre due modalità grafiche distinte. La Modalità Qualità punta a un solido ancoraggio ai 30 FPS, privilegiando una maggiore fedeltà visiva. Questo si traduce in un’illuminazione più ricca, con riflessi al neon che danzano sulle strade bagnate in modo più convincente e effetti volumetrici, come fumo e nebbia, che donano agli angusti vicoli di Night City un’atmosfera palpabile.
La Modalità Prestazioni, invece, è dove avviene la vera magia. Sfruttando la tecnologia del display a 120Hz della Switch 2, questa modalità sblocca il frame rate fino a un target di 40 FPS. Un aumento che, sulla carta, potrebbe sembrare modesto, ma che in pratica trasforma l’esperienza.
I 40 FPS si dividono perfettamente nei 120Hz del pannello, garantendo un’uniformità di rendering (frame pacing) che elimina quasi del tutto lo sfarfallio, restituendo una fluidità percepita molto più vicina ai 60 FPS.
Per raggiungere questo obiettivo, CDPR ha fatto un uso intelligente (ma indubbiamente pesante) del motion blur per singolo oggetto, che maschera le piccole incertezze e rende i movimenti della telecamera e le animazioni incredibilmente fluidi.
Ovviamente, non è tutto perfetto. Sarebbe disonesto non menzionare gli inevitabili compromessi. Nelle aree più dense di Dogtown, il nuovo quartiere introdotto da Phantom Liberty, o durante i combattimenti più caotici con esplosioni e decine di effetti a particellari, il frame rate può subire dei cali, scendendo fino a circa 24 FPS.
In queste situazioni, si nota anche un po’ di pop-in degli asset e un abbassamento della risoluzione delle ombre, che a volte possono apparire pixellate sui volti dei personaggi. Manca inoltre uno slider per il campo visivo (FOV), una piccola ma sensibile delusione per chi è abituato a personalizzare questo aspetto.
Nonostante ciò, il risultato complessivo rimane un’impresa tecnica sbalorditiva, un vero e proprio miracolo di ottimizzazione per un hardware che, seppur potente, rimane pur sempre una console portatile.
Cyberpunk 2077 Nintendo Switch 2 Recensione | Un’avventura RPG più ricca che mai
È fondamentale sottolineare che questa non è la versione del gioco che abbiamo conosciuto al lancio. L’Ultimate Edition per Switch 2 è il culmine di anni di aggiornamenti e miglioramenti, un’esperienza radicalmente diversa e infinitamente superiore.
Il punto di svolta è stata la patch 2.0, che ha rivoluzionato completamente il nucleo del gioco, a partire dagli alberi delle abilità. Il sistema di progressione è ora profondo, complesso e significativo. Ogni punto speso in attributi come Riflessi, Capacità tecnica o Freddezza sblocca perk che non si limitano a offrire bonus passivi, ma introducono nuove meccaniche di gioco attive, come scatti a mezz’aria, deviazioni di proiettili con le katane o abilità di hacking devastanti.
Questo permette la creazione di build uniche e specializzate – dal netrunner che manipola il campo di battaglia senza sparare un colpo, al solo brutale che si lancia nella mischia con arti cibernetici potenziati – che cambiano radicalmente l’approccio al combattimento.
La scelta iniziale tra tre percorsi di vita (Nomade, Ragazzo di Strada, Corporativo) non è un semplice vezzo cosmetico. Influenza non solo il prologo e il modo in cui V entra nel mondo di Night City, ma sblocca anche opzioni di dialogo uniche e specifiche del proprio background, che possono aprire nuove strade nelle missioni o fornire informazioni preziose. È un ulteriore strato di rigiocabilità che incentiva a esplorare la storia da diverse prospettive.
L’inclusione dell’espansione Phantom Liberty è la ciliegina sulla torta. Più che un semplice DLC, è un vero e proprio spy-thriller a tinte cupe che si integra perfettamente nella trama principale. È possibile, per chi ha già completato il gioco altrove, tuffarsi direttamente in questa nuova, avvincente trama, ambientata nel quartiere-ghetto di Dogtown.
Quest’area è un capolavoro di level design: ancora più densa, claustrofobica e verticalmente complessa del resto di Night City, offre scenari perfetti per scontri a fuoco dinamici e missioni di infiltrazione ad alta tensione.
Le missioni stesse, sia nel gioco base che nell’espansione, sono il fiore all’occhiello della produzione. Ben scritte, mature e spesso moralmente complesse, offrono quasi sempre approcci multipli. Un incarico di recupero dati può essere risolto con la forza bruta, sfondando le difese nemiche; agendo furtivamente, sfruttando coperture e percorsi alternativi; o, ancora, sfruttando le proprie abilità di hacking per disattivare telecamere, sovraccaricare i sistemi nemici o persino mettere gli avversari gli uni contro gli altri.
Cyberpunk 2077: Ultimate Edition su Nintendo Switch 2 è un trionfo. È la dimostrazione lampante che con dedizione, talento e un lavoro di ottimizzazione certosino, anche i titoli open-world più vasti e tecnicamente esigenti possono trovare una casa su una piattaforma ibrida, senza snaturare la loro essenza.
Nonostante qualche inevitabile e perdonabile compromesso tecnico, come i cali di frame rate nelle situazioni più estreme e qualche artefatto visivo, l’esperienza rimane incredibilmente solida, immersiva e straripante di contenuti di altissima qualità.
CD Projekt RED non ha semplicemente portato un gioco su una nuova console; ha completato un percorso di redenzione, offrendo la versione definitiva di un’opera che, risorta dalle proprie ceneri, si impone oggi come un punto di riferimento per il genere e un acquisto imprescindibile per ogni possessore di Switch 2.
Gira sorprendentemente bene
Pro
- Un porting tecnicamente sbalorditivo
- Comandi dedicati per Switch 2 ben integrati
- Inclusione di tutti i contenuti e dell’espansione
Contro
- Cali di frame rate occasionali nelle aree più dense
- Qualche artefatto visivo, specialmente legato alle ombre e al pop-in a distanza
- L'assenza di uno slider per modificare il campo visivo è una piccola ma notevole mancanza