Dead By Daylight – Recensione

Fare il cattivo ha sempre il suo fascino, non c’è scusa che tenga: sfidiamo chiunque ad assistere a un horror degli anni ’80 senza fare il tifo per Freddy, Michael o Jason, piuttosto che per i malcapitati teenager che di volta in volta cadono come mosche nelle loro mani assetate di sangue. Se proprio volete schierarvi dalla parte dei buoni invece, siete sicuri che il gruppo sarà in grado di aiutarvi e proteggervi? Non credete che magari vi converrà pensare prima a voi stessi, gettando i compagni in pasto al nemico per salvarvi? Queste sono le premesse di Dead by Daylight: che siate vittima o carnefice, arriverete tutti interi a vedere la luce dell’alba?

Da che parte stare?

Dead By Daylight per Playstation 4 e Xbox One parte da un presupposto tanto semplice quanto accattivante che riassumiamo per chi non ha avuto modo di provare il gioco alla sua uscita su PC ormai un anno fa: si tratta di un titolo interamente multiplayer, dove quattro giocatori impersonano le povere vittime e un giocatore si cala invece nei panni del killer. Quest’ultimo dovrà ovviamente braccare gli altri quattro e ucciderli prima che riescano a fuggire; i quattro invece, dovranno attivare dei generatori sparsi sulla mappa di gioco per poi scappare, il tutto stando ben attenti a non farsi trovare dal giocatore che li insegue.

Non essendo presente una componente single player non vi è nemmeno una vera e propria trama, anche se a pensarci bene su un’ambientazione horror di questo tipo non è chissà che mancanza: basta prendere un branco di personaggi stereotipati – l’impiegato, lo sportivo, il nerd, la ragazza avvenente, e così via – e farli inseguire da un pazzo scatenato armato con le più improbabili armi da taglio per creare un plot degno dell’interesse di chiunque come noi sia cresciuto con gli horror in seconda serata nelle notti d’estate.

Dead by Daylight

Come in ogni horror movie che si rispetti, a farla da padrone è comunque la figura del killer. Dall’infermiera alla Silent Hill, passando per il classico clone del Leatherface di “Non aprite quella porta”, senza dimenticare il classico spettro, l’energumeno simil-Jason Voorhees e nientemeno che Michael Myers (stavolta quello vero, inserito grazie all’acquisizione dei diritti sul personaggio), la parte più divertente è impersonare i carnefici, ognuno con le proprie armi e le proprie abilità uniche. I (potenziali) sopravvissuti, invece, dovrebbero collaborare per allearsi contro il killer. Ma lo faranno davvero?

Dead by Daylight

Egoismo 1, altruismo 0

È ovvio che il giocatore nei panni del killer debba pensare solo a sé stesso e utilizzare tutte le risorse a sua disposizione per uccidere gli altri personaggi, ma Dead By Daylight dà il meglio di sé è nel tirar fuori la brutta persona che c’è nel giocatore che impersonifica la vittima. La carne da macello dovrebbe aggregarsi con gli altri per sopravvivere e per poter fuggire dalle mappe ma è prima necessario attivare dei generatori, accovacciandosi di fianco a essi per alcuni secondi e completando con successo dei brevi quick time event in cui la pressione sbagliata dei tasti attirerà il giocatore killer.

Quindi viene logico pensare che l’unione fa la forza – un giocatore potrebbe mettersi al lavoro di volta in volta sul generatore mentre gli altri pattugliano l’area circostante per assicurarsi che il killer non sia nei paraggi – ma non è così. Bastano poche partite per capire come anche nei panni delle vittime valga la pena giocare per sé stessi: è possibile restare nascosti per buona parte della partita e fuggire quando gli altri hanno fatto il grosso del lavoro sporco; allo stesso modo, se scoperti dal killer, è possibile fuggire verso un altro giocatore, sperando che l’inseguitore decida di lasciarci in pace mettendo a repentaglio la vita del compagno. È questa, a nostro parere, la dinamica più interessante di Dead By Daylight, che purtroppo come stiamo per vedere non brilla sotto l’aspetto del gameplay vero e proprio.

Dead by Daylight

Un chiaro porting da PC

È evidente come gli sviluppatori non abbiano faticato più di tanto nel trasportare la loro creatura sulle console da salotto: il giocatore è costretto a navigare tra i menu spostando un puntatore con lo stick analogico, operazione chiaramente comoda con il mouse ma abbastanza fastidiosa da eseguire con il pad. A parte questo, rispetto alla versione dello scorso anno non vi sono miglioramenti degni di nota tra la versione PC e quella console: il lato tecnico è responsabilità dell’Unreal Engine 4, che in questo caso però risulta troppo sotto tono e propone scenari sì accattivanti dal punto di vista del level design in salsa horror, ma anche poveri di dettaglio e con alcuni elementi e oggetti che chiaramente si ripetono per riempire le poche mappe disponibili. Le vittime giocano con una visuale in terza persona, il carnefice invece in prima persona e, in entrambi i casi, il comparto audio/video del gioco aiuta con piccoli suggerimenti: il battito di un cuore, il rumore di passi tra la vegetazione, degli uccelli che spiccano il volo, sono tutti elementi da non trascurare per anticipare le mosse dell’avversario. Peccato soltanto che si tratti di piccoli dettagli all’interno di un mondo di gioco ben più vasto, nel quale meritava attenzione anche l’ambientazione generale teatro dell’azione, che è stata invece trattata in maniera ben più sommaria.

Tornando al gameplay, segnaliamo la presenza di un albero delle abilità per il proprio personaggio, che si sblocca a mano a mano che si sale di livello partecipando alle partite online. Unitamente alla possibilità di cambiare aspetto e vestiario dei protagonisti, questa caratteristica dona un minimo di profondità alla parte strategica di Dead by Daylight, che resta comunque abbastanza debole: dopo un po’ di partite la ripetitività e la noia che ne deriva sono dietro l’angolo e le possibilità di aumentare la velocità o la resistenza del proprio alter ego virtuale non giustificano il tempo speso in game.

Ultimo aspetto che non ci ha convinto fino in fondo, la localizzazione: menu e tutorial mostrano infatti alcuni testi in italiano e altri in inglese, a dimostrazione di come anche in questo caso siano stati trattati sommariamente alcuni dettagli che con un poco di attenzione in più avrebbero ribaltato il voto finale dato a Dead by Daylight. Fortunatamente il suo diretto concorrente, Friday the 13th: The Game, non si è dimostrato così nettamente superiore, ma il fatto che Dead by Daylight non avrà una componente single player e (almeno per il momento) non beneficerà di altri contenuti oltre a quelli già presenti nella versione console sono elementi che lasciano presagire una veloce caduta nel dimenticatoio da parte degli assai critici amanti dell’horror.

Dead by Daylight


Behaviour Digital ha realizzato un prodotto non eccellente su PC e, al momento di portarlo su console, non ha colto l’occasione per limare i difetti e rendere più appetibile Dead by Daylight al nuovo parco utenti. Il sistema di gioco a squadre con handicap in stile Evolve è interessante sulla carta, ma in questa particolare declinazione perde presto il suo slancio a causa di un comparto tecnico non al top e di un sistema di progressione del personaggio che non spinge a cambiare una strategia vincente ripetitiva, che spinge i giocatori a mettersi l’uno contro l’altro piuttosto che a collaborare come il concept del gioco vorrebbe. La versione console comprende tutti i DLC con i personaggi e le due mappe aggiuntive rilasciate nel corso del tempo, al prezzo tutto sommato competitivo di 29,99 Euro: se cercate qualche ora di divertimento in salsa horror senza troppe pretese potete considerare l’acquisto, se preferite un gioco longevo passate pure oltre.

6.2

Pro

  • Ottima ambientazione da teen horror
  • Si può scegliere da che parte stare
  • Giocare da egoisti è sempre divertente

Contro

  • Myers escluso, i personaggi sono poco carismatici
  • Salire di livello non spinge a continuare a giocare
  • Elementi grafici riciclati e mappe poco dettagliate
  • Annoia dopo qualche ora di gioco
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