Disgaea 2: Cursed Memories – Recensione Disgaea 2: Dark Hero Days
Secondo di tre (ma anche no)
Disgaea è sicuramente il brand più conosciuto e importante della casa di produzione Giapponese Nippon Ichi, conosciuti anche per giochi come Phantom Brave, Makai Kingdom e La Pucelle: Tactics; ed è anche la loro serie che ha visto più remake: il primo capitolo è uscito su Playstation 2, NDS e PSP; il secondo ha visto un solo port (per ora), quello per PSP, oggetto di questa recensione; mentre il terzo episodio è uscito in esclusiva per Playstation 3.
Fra le caratteristiche ricorrenti della serie ci sono una leggerezza di sottofondo, nonostante l’apparente epicità della trama (che vede sempre dei protagonisti imbarcarsi in un’avventura per diventare forti e conseguentemente sconfiggere qualche potentissimo nemico), alcune mascotte onnipresenti (come i Prinny, che recentemente si sono visti protagonisti di un loro gioco per PSP), e ovviamente l’incredibile complessità del sistema di combattimento. Ma quali sono le differenze fra i vari episodi? Andiamolo a capire.
L’hub centrale è piuttosto affollato
Demoni e umani
A differenza del capitolo precedente, interamente ambientato nel Netherworld (ovvero il mondo in cui risiedono demoni e affini), Disgaea 2 vede la propria trama svolgersi in una dimensione alternativa, abitata dagli umani. O almeno, così dovrebbe essere: quindici anni prima dell’inizio del gioco, un Overlord (si tratta di potentissimi demoni che occupano una posizione elevata nel Netherworld, dominandolo) si presentò nel villaggio di Veldime e scagliò sui suoi abitanti una terribile maledizione che mutò il loro aspetto in una forma demoniaca. L’unico scampato alla maledizione di Zenon (questo il nome dell’Overlord) è il protagonista del gioco, un giovane di nome Adell nato e vissuto a Veldime, che in qualità di unico "umano" rimasto si ritrova a voler sconfiggere Zenon per fargli rimuovere la maledizione dalla sua famiglia e dagli altri abitanti del villaggio. Ed è qui che ha inizio il gioco: la madre di Adell sta cercando di evocare Zenon con un rito magico, ma ovviamente qualcosa va storto e al posto dell’Overlord appare sua figlia, Rozalin, che ovviamente non sarà felicissima di essere stata portata via dal suo palazzo. Ad Adell toccherà quindi l’infausto compito di riaccompagnarla alla sua regale residenza, approfittandone magari per cambiare i connotati a Zenon e cogliere così due piccioni con una fava.
Come ci aspetterebbe da Disgaea, la trama sarà oggetto di svolte impreviste, a volte comiche (come la riapparizione dei personaggi del capitolo precedente, scontenti di non essere più i protagonisti) e a volte serie. Non mancherà del sano characters development, come è facilmente prevedibile dalle prime ore di gioco: la stessa Rozalin che all’inizio ha un atteggiamento molto altezzoso nei confronti degli umani, si ammorbidirà nel corso della storia.
Anche i Moab sono mostri ricorrenti nella serie
Grinding forever
Dal punto di vista del gameplay, praticamente nulla è cambiato dal capitolo precedente. Il gioco implementa un sistema a missioni con hub centrale (in questo caso il villaggio di Veldime), in cui sono presenti gli immancabili negozi, ospedali e ovviamente l’Item World, modalità particolare della serie che esamineremo dopo.
Il cuore del gioco sono sicuramente le battaglie, che come accennato non sono poi molto diverse dal capitolo precedente: anche qui si tratta di muovere i personaggi su un livello "a griglia" per fargli compiere diverse azioni, in modo non dissimile da molti altri JRPG tattici. A differenza di molti altri JRPG tattici, però, qui si tratta di selezionare le azioni da far compiere ai personaggi, e poi dargli il "via" selezionando l’apposita opzione. E’ possibile effettuare attacchi normali, magie e attacchi speciali, oltre che combo effettuabili disponendo i personaggi in un certo modo e facendoli attaccare. E’ possibile persino sollevare un personaggio con un altro per superare ostacoli che un singolo combattente non potrebbe normalmente superare. Altra particolarità del gioco sono i Geo Panel, dei piccoli oggetti di forma piramidale rintracciabili sui campi di battaglia che possono essere sollevati e scagliati su dei pannelli colorati per attivare particolari effetti (come più esperienza ricevuta all’uccisione di un nemico, un bonus o malus nelle statistiche). Di primo acchito non sembra, ma questi oggettini danno al gioco una profondità immensa: per vincere alcune battaglie sarà indispensabile sfruttarne al meglio le meccaniche per vincere.
Il gioco è diviso in tredici capitoli, ognuno a sua volta suddiviso in diverse battaglie: per avanzare nella storia si dovranno affrontare tutte, una per una; ma ovviamente non sarà sempre facile: un’altra delle particolarità di Disgaea è che per superare certe battaglie è necessario "grindare" parecchio (per coloro che non sono familiari con questo genere di giochi, il termine indica un processo di potenziamento dei personaggi attraverso svariate battaglie che gli consentono di salire di livello velocemente e facilmente), riaffrontando battaglie già vinte o sfruttando le varie modalità di gioco, come appunto l’Item World: come suggerisce il nome, questa modalità consente di avventurarsi nei "mondi" all’interno degli oggetti (intesi come pozioni, armi e accessori vari). Mondi fra virgolette, poichè alla fine della fiera non si tratta d’altro che di affrontare una serie di battaglie una dopo l’altra. Cimentarsi in tale modalità apporta diversi vantaggi: innanzitutto si può livellare relativamente in fretta, e inoltre una volta raggiunto un certo numero di battaglie vinte l’oggetto stesso aumenterà di livello, migliorando le proprie caratteristiche (se è un arma diventerà più forte, se è un oggetto curativo sarà più efficace e via dicendo). Una modalità simile sarebbe stata superflua in un gioco il cui livello massimo raggiungibile fosse il 100, così la Nippon Ichi ha pensato bene di consentire ai giocatori di poter raggiungere il livello 9999. Ovviamente non è indispensabile, e per completare il gioco basteranno poche centinaia di livelli, ma è un’aggiunta notevole per coloro che amano il grinding selvaggio.
Le battaglie acquistano ulteriore profondità grazie al gran numero di classi presenti: ci sono i maghi di colori diversi, i ladri, i guerrieri, i Prinny e ognuno ha caratteristiche differenti. E’ possibile creare un nuovo personaggio in qualsiasi momento (a condizione che si abbia mana sufficiente): si tratta di accedere alla Dark Assembly e semplicemente selezionare la classe che desideriamo. Spendendo più o meno mana è possibile creare un guerriero con statistiche più alte o più basse, e il mana si può acquisire combattendo.
Insomma, il gioco incoraggia il grinding in tutti i modi possibili (considerate che i negozi e gli ospedali offrono bonus a seconda della quantità di denaro speso, e da che mondo è mondo, come si guadagna il denaro in un RPG?), ma come menzionato non costringe mai il giocatore a livellare all’eccesso. Più o meno accessibile a tutti, quindi.
Non sempre gli attacchi speciali sono potenti quanto sembrano
L’uomo dalla cravatta rossa
Tecnicamente parlando, il gioco non eccelle particolarmente, nemmeno per gli standard della PSP. I livelli sono tridimensionali ma piuttosto grezzi, mentre i protagonisti sono tutti bidimensionali. Bisogna comunque spezzare una lancia a favore degli sprite, che sono animati in maniera veramente eccellente e non fanno desiderare dei modelli poligonali. Buoni anche gli effetti sonori e le musiche, che sebbene non all’altezza di quelle del primo capitolo riescono comunque a distinguersi e a farsi apprezzare. Anche il doppiaggio si distingue, ma in maniera negativa: come al solito la maggior parte dei doppiatori Americani non riesce a infondere nel ruolo la giusta motivazione. E’ comunque possibile cambiare il doppiaggio da Inglese a Giapponese in ogni momento.
Disgaea 2 è insomma un gioco adatto a chi è alla ricerca di un titolo non troppo particolare ma nemmeno troppo blando, e magari a chi ha apprezzato il primo episodio e vuole ritrovarne l’atmosfera. O ancora, agli amanti degli RPG in cerca di un prodotto di buona qualità, o che semplicemente amano grindare. Se rientrate in una di queste categorie, Disgaea 2 non vi deluderà sicuramente.