E.Y.E: Divine Cybermancy – Recensione E.Y.E: Divine Cybermancy

Sviluppato da una manciata di persone (10 se vogliamo esser fiscali), riunitasi sotto il nome di Streum on Studio, E.Y.E: Divine Cybermancy è apparso in sordina su Steam definendosi come un titolo ibrido FPS e RPG ambientato in un contesto cyberpunk. Detto questo è pressoché impossibile non ricordare l’ottimo Deus Ex, uscito nell’ormai lontano 2000 e ricordato oggi come uno dei miglior FPS mai realizzati. Come se non bastasse la sua uscita non dista molto da quella del nuovo Human Revolution, che ha allargato il brand in questione alle console e a tutti quelli che prima non ne sapevano un bel niente di Deus Ex. Ad ogni modo, il paragone con Human Revolution non è propriamente adeguato, dato che in comune alla fin fine hanno davvero poco se non nulla, ma ciò a cui si ispira apertamente E.Y.E è invece il Deus Ex del 2000 assieme ad elementi di altri titoli che spaziano da System Shock al più recente S.T.A.L.K.E.R.

Fazioni in guerra

Il background di E.Y.E è collocato in un era prossima al 2380, epoca in cui molte fazioni umane si combattono fra loro. Noi prenderemo i panni di un soldato facente parte dell’organizzazione E.Y.E, una bella fetta della società segreta Secreta Secretorum, la quale si trova in guerra con la corrotta Federazione terreste, ente che dovrebbe gestire gli insediamenti umani sui vari pianeti, ed in conflitto con i Jian, altro gruppo della stessa Secreta Secretorum ma che ha cercato di prendere il sopravvento sulla stessa. La prima cosa che dovremo fare prima di entrare nel vivo dell’azione, sarà creare un nostro alter ego. Non è possibile modificare l’apparenza estetica del nostro personaggio, ma poco importa dato che avremo a disposizione un buon numero di caratteristiche tra cui scegliere e da miscelare fra loro per bilanciare al meglio le nostro statistiche. Quelle più singolari sono PSI Force ed Hacking, dove la prima prevede poteri psichici molto interessanti (come il far implodere un nemico) e la seconda una maggiore facilità nel manomettere dispositivi di vario tipo ed impossessarsi di persone e macchine. Soffermandoci in modo particolare sull’hacking, bisogna ammettere che i ragazzi di Streum on Studio hanno ideato un sistema davvero coinvolgente e diverso dalle solite banalità. Entrati nell’interfaccia di hacking si aprirà una schermata con le nostre statistiche e quelle dell’avversario, avviando così una vera e propria battaglia virtuale. Ovviamente più punti avremo speso su tale abilità e più saremo avvantaggiati. Come se non bastasse, oltre a bypassare una porta od una torretta, ci si potrà impossessare di persone e qualsivoglia macchinario con cui è possibile interagire.
 

Continuando sull’aspetto RPG del titolo sarà possibile acquistare con la valuta del gioco innesti per il personaggio molto utili per indirizzarci verso un determinato stile di gioco. Citando alcuni esempi abbiamo un dispositivo che ci permette di renderci invisibili ai nemici, un altro che aumenta la nostra resistenza fisica, ed un altro ancora che ci permette di vedere chiaramente al buio. Ovviamente tutti questi innesti consumano energia che si ricarica automaticamente quando non usata. Anche i poteri PSI dovranno essere acquistati da un Master assieme a nuove armi e torrette. Ma non tutto sarà disponibile sin da subito: se vogliamo ad esempio avere a nostra disposizione la siringa che ci permette di auto curarci, dobbiamo prima effettuare una ricerca, spendendo denaro, che ci permetta di sbloccarla ed averla sempre disponibile nell’armeria. Avremo infine a disposizione ulteriori potenziamenti che potremo anch’essi incrementare con denaro di gioco semplicemente accedendo all’interfaccia di gestione del personaggio; quest’ultimi servono principalmente ad aumentare l’efficienza degli innesti acquistati dal venditore e a dare qualche sfumatura in più al personaggio. 
Andando oltre allo sviluppo del nostro alter ego, in E.Y.E troviamo un buon numero di NPC con cui dialogare ed avere svariate informazioni sul mondo di gioco. Ogni tanto sarà possibile trovare anche postazioni da cui leggere materiale inerente al background, seppur esso non sia indispensabile al proseguimento della trama. Per quanto riguarda l’interazione con gli NPC, si può notare come i dialoghi presentino numerose scelte, che possono risultare molto importanti per lo sviluppo della narrazione, portandoci in base alle nostre scelte ad un finale diverso. 
Analizzando le missioni proposte, avremo ogni volta modalità diverse per giungere all’obbiettivo, grazie anche alle mappe chilometriche offerteci. Alcune volte ci si potrà ad esempio risparmiare qualche scontro a fuoco optando per la via del dialogo con il nemico. Tuttavia il titolo è stato ideato comunque come un FPS duro e crudo, con respawn continui di nemici che cercheranno di ostacolarci lungo l’esplorazione della mappa. Seguire la via dello stealth o dell’hacking sarà spesso quella più complessa, seppur la più soddisfacente. Peccato che non sia stato introdotto un sistema di ombre alla Splinter Cell per incentivare lo stealth, e che l’IA dei nemici molte volte “rovini” tali azioni (l’intelligenza dei nemici l’analizzeremo più tardi sotto il profilo tecnico). Sfortunatamente mancano all’appello semplici cittadini a popolare le strade o comunque elementi che possano rendere più vivo il mondo di gioco; ciò che possiamo trovare saranno solo soldati di varie fazioni che ci chiederanno di svolgere per loro missioni secondarie in modo tale da aumentare la longevità del titolo e scoprire nuove sfaccettature della trama (o per intrattenerci con semplici conversazioni sui loro problemi esistenziali). Molto simpatico invece il fatto di poter uccidere chiunque ci capiti davanti, persino i personaggi indispensabili al proseguimento della storia. Interessante anche la gestione dell’inventario, che ricorda molto quella di Deus Ex e System Shock, essendo esso diviso in slot; tramite l’aumento di “strenght” avremo la possibilità di portare più carico d’armi e munizioni con noi, ed esse compariranno nella zona in cui le abbiamo poste (braccia, gambe o busto)  donandoci così un accattivante look.
A rimpolpare il gameplay troviamo poi un interessante sistema di sanità mentale che ricorda quello adottato per Amnesia, a causa del quale, se troppo stressati, incorriamo in allucinazioni, visuale storpiata e così via, ed abbiamo infine un ambiguo sistema di salvataggio. Non è possibile salvare la partita a proprio piacimento così che ad ogni nostro rientro in gioco si ricomincia da dove l’avevamo l’asciato. Purtroppo questa scelta da parte di Streum on Studio ha portato ad un sistema di morte che prevede un limitato numero di respawn, i quali ci fanno rinascere nel posto in cui moriamo, e che, una volta terminati, comportano dei malus al nostro personaggio ed il rifare da capo le missioni che stavamo svolgendo in quella location.  L’idea di base non è male, ma il risultato rimane comunque acerbo.


 
Occhio per occhio…
 
Dal punto di vista tecnico il titolo sfrutta il Source Engine di Valve. Ovviamente non corrisponde a quello delle ultime produzioni (Left 4 Dead 2 e Portal 2), seppur cerchi di dare del proprio meglio nella resa dei vasti scenari proposti.  Gli effetti di luce sono buoni, anche se a volte fin troppo abusati, e creano atmosfere molto coinvolgenti che strizzano l’occhio a produzioni cinematografiche come Blade Runner. Ciò che lascia dell’amaro in bocca sono alcune mappe parecchio spoglie, che puntando molto sulla loro ampiezza, finiscono col divenire anonime e poco caratterizzate. I modelli dei personaggi sono al contrario ben fatti, ricchi di dettaglio e ben collocati con il background di gioco. Ma un RPG, come ben si sa, non si giudica dalla grafica, e grazie infatti ai numerosi contenuti che propone E.Y.E l’impatto visivo risulta comunque più che sufficiente. Ciò che realmente pecca è l’interazione con elementi dello scenario, per lo più abbozzata, diminuendo l’immedesimazione nel titolo, accompagnata da un IA a tratti frustrante che punta tutto sul numero dei nemici che su azioni complesse di attacco. La visibilità degli avversari è inoltre eccessivamente elevata, ed anche con l’ultima patch non è cambiato poi molto sotto questo punto di vista. Ciò mina l’approccio stealth con lo scenario, che come già detto, se fosse stato sviluppato con maggiore profondità, sarebbe stato un aspetto molto interessante del titolo.
Buono invece il comparto audio, con degli effetti sonori per le armi convincenti ed una colonna sonora dotata di tracce discrete, scaricabili dal sito ufficiale. 

 
 
In compagnia è meglio
 
Concludendo in positivo l’analisi di E.Y.E, Streum on Studio ha realizzato un ottima modalità cooperativa che ci permetterà di giocare la campagna in compagnia di massimo 32 giocatori (seppur sia caldamente consigliato giocarla in sole 2 persone), assieme alla possibilità di svolgere delle missioni sempre cooperative, abbastanza longeve, con un numero di giocatori che può arrivare anche in questo caso a 32. Una volta acquistato E.Y.E, accedere alla modalità cooperativa è assolutamente d’obbligo, grazie alle numerose azioni che si possono compiere per portare a termine una missione, ed a nuovi approcci che si possono scoprire assieme ad altri giocatori.
Come già visto in Borderlands, il personaggio che utilizzeremo in singolo potrà poi essere usato anche in multiplayer, continuando così a svilupparlo.

 
 
…dente per dente
 
La piccola software house francese ha certamente svolto un ottimo lavoro con E.Y.E: Divine Cybermancy, sviluppando con passione un titolo che riporta del sano “old school” tra i nostalgici giocatori PC. Ovviamente, con i tempi che corrono, molta gente abituata alle produzioni casual è ben disposta a criticare questo piccolo gioiello indie come un lavoro approssimativo, con interfacce di gioco “scarne” e poco intuitive, rimanendo così un titolo di nicchia capace di essere realmente apprezzato solo da coloro che riescono ancora a ricordare com’era un tempo il mercato videoludico degli RPG. Seppur la componente shooter sia molto forte, le meccaniche che stabiliscono le basi di questo prodotto sono per l’appunto RPG, permettendo al giocatore una crescita del personaggio davvero minuziosa, e lasciando realmente libera scelta su come proseguire la trama. Ciò che lascia davvero perplessi è la scarna realizzazione di un vero approccio stealth ed un IA abbastanza frustrante, assieme ad un’interazione con gli scenari di gioco abbozzata. Se non fosse per questo, e per i bug dal piccolo team che non è riuscito a gestire al meglio lo sviluppo di un titolo così ambizioso, E.Y.E sarebbe divenuto un vero capolavoro. 
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