FBC Firebreak Recensione

Recensito su PlayStation 5

FBC Firebreak Recensione

Un tempo bastava un nome per evocare un certo tipo di esperienza. Remedy, in questo senso, era sinonimo di single player: Alan Wake, Control, Max Payne, Quantum Break. Universi narrativi, stilisticamente riconoscibili, sempre più ambiziosi, anche laddove l’ambizione superava i limiti tecnici.

Eppure eccoci qui, nel 2025, a parlare di un titolo multiplayer cooperativo sviluppato da Remedy. Non un esperimento accennato, ma un gioco vero e proprio: FBC Firebreak.

FBC Firebreak nasce come spin-off dell’universo di Control, ma sarebbe fuorviante aspettarsi un’estensione narrativa. Lo scenario è lo stesso, l’architettura brutalista è ancora lì, le stanze impossibili e gli uffici abbandonati pure. Ma non c’è una trama, né collegamenti con Jesse Faden o Alan Wake.

Remedy ha dichiarato con chiarezza che FBC Firebreak è un gioco autonomo, con una struttura chiusa. Non è un live service, non vuole esserlo. È una parentesi. Una costola indipendente che si gioca da sola, senza l’urgenza di eventi a tempo, ricompense a scadenza o skin da collezionare.

FBC Firebreak Recensione | Un cambio di passo…

Nel mare magnum degli FPS cooperativi, FBC Firebreak prende deliberatamente un’altra strada. Si gioca in squadre da uno a tre giocatori, all’interno di missioni chiamate “incarichi”.

Ogni incarico si compone di tre blocchi, e ciascun blocco corrisponde a una sezione dell’ambiente. Il primo si chiude spesso in pochi minuti. Il secondo si allunga. Il terzo si allunga ulteriormente.

Non ci sono ondate infinite, mappe gigantesche, livelli procedurali. La struttura è predefinita. Le stanze sono costruite con cura, rigiocabili a diverse difficoltà, ma rimangono quelle.

Ogni missione è poi classificata secondo due parametri: “complessità” (la durata, la densità degli ambienti) e “corruzione” (la varietà e l’aggressività dei nemici). Un sistema semplice, leggibile, funzionale.

Il fulcro di Firebreak è il sistema dei Kit di Crisi. Ogni giocatore sceglie un kit che combina armi, poteri e una tematica elementale: elettricità, acqua, fuoco e meccanica.

FBC Firebreak Recensione Control

L’interazione tra questi elementi è ben progettata. L’elettricità funziona meglio se prima bagni il nemico. Il fuoco infligge danni nel tempo. La meccanica controlla lo spazio. Le sinergie non sono complesse, ma hanno un senso.

Gli arsenali sono polarizzati: un kit avrà un’arma primaria (revolver, mitraglietta, fucile a pompa), una secondaria e un’abilità. Col tempo, usando gli equipaggiamenti, si sbloccano potenziamenti passivi: più granate, scatti più lunghi, ricarica accelerata. Ogni upgrade ha tre livelli di evoluzione, creando una rete di progressione orizzontale.

La varietà resta contenuta. Le armi sono poche. Le abilità anche. Ma il sistema, nella sua essenzialità, funziona. E soprattutto non forza il giocatore a macinare ore per ottenere ciò che desidera.

Tutto è ottenibile in gioco. Nessuna microtransazione. Nessuna valuta premium.

Una durata definita, ma anche un limite strutturale

FBC Firebreak è pensato per essere completato. Gli incarichi non sono infiniti. I contenuti non si aggiornano ogni stagione. Giocare tutti gli incarichi, a tutte le difficoltà, sbloccando i potenziamenti e provando i kit disponibili richiede 8-10 ore. Non di più.

Chi cerca un titolo da giocare per mesi, un grind costante o una competizione online, qui troverà ben poco.

Anche i nemici, pur vari, finiscono per ripetersi. I boss sono scenografici (come quello fatto interamente di post-it), ma non abbastanza da sostenere una rigiocabilità prolungata.

Dove Firebreak mostra il meglio di sé è nell’ambiente. Le missioni si svolgono tutte all’interno dell’Oldest House, il labirinto governativo che abbiamo imparato a conoscere in Control. Cemento, luci fluorescenti, geometrie impossibili. Il design brutalista è tradotto con fedeltà.

FBC Firebreak Recensione Cooperativa

Ogni ambiente è chiuso, ma denso. Le stanze si alternano tra uffici, caveau, archivi corrotti, zone infestate da melma nera. Non ci sono elementi narrativi da scoprire, ma l’atmosfera è quella.

Chi ha giocato Control riconosce tutto. Chi non lo ha fatto può usare FBC Firebreak come porta d’ingresso.

Il gioco si affronta anche in solitaria, ma è consigliato giocare in squadra. Il matchmaking funziona, il gioco non richiede comunicazione vocale, ma la supporta. I ping sono utili, gli obiettivi chiari. Il design favorisce la collaborazione senza forzare dinamiche complesse. La curva di apprendimento è morbida.

Durante le sessioni di prova, il matchmaking ha funzionato bene sia con colleghi della stampa che con sviluppatori (riconoscibili dai nickname). Anche senza coordinazione diretta, si gioca con fluidità.

Prestazioni tecniche

Su PlayStation 5, Firebreak gira a 60 fps in modalità prestazioni, con risoluzione dinamica intorno al 2K upscalato. Il supporto ai grilletti adattivi e al feedback aptico è buono, in linea con quanto già visto in Control. L’ottimizzazione è stabile, anche durante gli scontri più affollati.

Manca però uno slider per il campo visivo (FOV), una mancanza che si fa sentire soprattutto in alcune arene più chiuse. Non si segnalano bug evidenti. Il comparto sonoro, come da tradizione Remedy, è ben curato: rumori ambientali, effetti sonori e audio direzionale sono funzionali e ben integrati.

FBC Firebreak Recensione Gameplay

FBC Firebreak non è per tutti. Non è per chi cerca uno sparatutto competitivo. Non è per chi vuole una nuova epopea narrativa Remedy. Non è nemmeno per chi vuole un co-op profondo e stratificato. È un gioco leggero, da consumare con calma o tutto d’un fiato, senza pressione. È un prodotto che vuole incuriosire nuovi utenti, non trattenere i veterani per decine di ore.

In quest’ottica, l’arrivo su Xbox Game Pass e PlayStation Plus è una mossa sensata. Permette a molti di provarlo senza acquistarlo direttamente. Chi apprezza, potrebbe poi approfondire Control, Alan Wake o altri titoli della casa finlandese. FBC Firebreak è un progetto parallelo. Ha una struttura definita, un’idea chiara, un’esecuzione solida. Ma ha anche limiti evidenti: pochi contenuti, poca varietà, una longevità che non va oltre la decina di ore. È uno sparatutto cooperativo che si distingue per semplicità, chiarezza e per l’assenza di qualsiasi sovrastruttura commerciale.

Remedy ha scelto di fare un passo diverso, forse più modesto, ma coerente con la propria identità. Non è un esperimento rivoluzionario, ma è un esperimento riuscito. E in un panorama multiplayer dove tutto vuole durare all’infinito, forse un gioco che vuole solo essere completato non è una cattiva idea.

6.9
Bene ma non benissimo.

Pro

  • Ambientazione solida, coerente con Control
  • Niente microtransazioni né live service
  • Buon comparto tecnico su console

Contro

  • Durata complessiva ridotta
  • Mancanza di opzioni avanzate (es. FOV)
  • Poche armi e kit disponibili
Vai alla scheda di FBC: Firebreak
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