Freekscape: Escape From Hell – Recensione Freekscape: Escape From Hell

Ormai i Minis sono una presenza costante sul Playstation Network: nati con il dichiarato intento di creare prodotti fruibili dagli utenti che amano lo spirito più "portable" della PSP, ma utilizzabili anche su PS3, i giochi tascabili distribuiti tramite Digital Delivery stanno lentamente coprendo tutti i generi videoludici. Fa sempre piacere scoprire che, tra i tanti mini-giochi disponibili, qualcuno a volte emerge dal coro. E’ questo il caso di Freekscape, che nonostante l’anima da Minis merita un’analisi un po’ più approfondita rispetto ad altri suoi fratellini: il titolo di Creat Studio e Kidguru si dimostra infatti un buon platform-puzzle che nonostante qualche difetto non mancherà di divertire gli appassionati del genere.

 

Le scenette iniziali ci mostrano il protagonista in tutto il suo demoniaco e simpatico splendore

Stufo di stare all’inferno

 Nel gioco vestiremo i panni del piccolo demone Freek, che al contrario dei suoi "colleghi" è tutt’altro che demoniaco e non vede l’ora di andarsene dall’Inferno. Il piccolo Freek è infatti particolarmente incuriosito dal Paradiso ed un bel giorno, trovata una via di fuga, decide di intraprendere un viaggio verso le alte sfere celesti. Questi accenni di trama sono stilisticamente rappresentati con delle semi-animazioni iniziali che ricordano alcune recenti produzioni a cartoni animati: piene di colore, ben disegnate e spassose al punto giusto, le scenette si sposano perfettamente con la trama spensierata e lo spirito canzonatorio che pervade l’intero gioco, ambientato in un Inferno tutt’altro che cupo.

 

 

Come in un’infernale versione infernale di Cenerentola, Freek è sfruttato come donna delle pulizie!

 


Che diavoletto sarebbe, senza forcone?

Ogni demone che si rispetti ha, nell’immaginario collettivo, il suo bel forcone per tormentare i dannati. Naturalmente anche Freek non è da meno, anche se nel suo caso il tridente servirà più che altro ad ultimare il suo piano di fuga. Freekscape è infatti un platform-puzzle nel quale, attraversando i vari livelli di gioco, sarà necessaria una certa quantità di materia grigia per risolvere enigmi di varia natura che permetteranno di proseguire nell’avventura. Il fulcro del gameplay, oltre che sul classico sistema di salti tra una piattaforma e l’altra come nel più classico dei platform, ruoterà molto sulla capacità di Freek di catturare (inforcandoli!) i nemici, per poi utilizzarne le caratteristiche a proprio vantaggio. Sarà possibile, ad esempio, istigare una specie di cinghiale per farsi lanciare lontano, creare una sorta di "pogo stick" per saltare più in alto, o addirittura infilzare fino a tre creature contemporaneamente e usarle come ponte per superare gli ostacoli pià ostici.

I livelli in sè non sono particolarmente lunghi da portare a termine, ma buona parte di essi presentano interessanti meccaniche che richiederanno ben più del solito metodo "salta e corri" per raggiungere l’uscita: porte a tempo, fiumi di lava e salti non sempre azzeccabili al primo tentativo sono in grado di dare una buona dose di soddisfazione una volta superati. La rigiocabilità, poi, è garantita da bonus (rappresentati da peperoncini piccanti da collezionare per i livelli!) che una volta raccolti permettono di evocare nuove creature dai particolari poteri, utili ad esplorare le zone più impervie dei vari schemi per scoprire tutti i segreti del gioco.

 

Inforcare i "pogo-pogo" è tanto divertente quanto utile per raggiungere le piattaforme più alte

2D, ma in tre dimensioni

 Delle sequenze iniziali in stile cartoon abbiamo già parlato. Graficamente il resto del gioco è un po’ meno curato, ma lo sforzo fatto dagli sviluppatori è comunque apprezzabile. Tutto si sviluppa su movimenti bidimensionali del personaggio, controllabile tramite lo stick analogico. In effetti non è stata forse la scelta migliore, dato che per questo genere di giochi la croce direzionale riulta essere maggiormente reattiva e precisa. La scelta è stata però in questo caso obbligata, visto che alla croce è relegato il controllo della telecamera: è possibile infatti inclinare l’inquadratura in tutte le direzioni, per analizzare meglio l’area intorno a Freek e scoprire strade alternative altrimenti non individuabili. Questo tipo di azione è possibile perchè l’intero mondo di gioco è realizzato comunque in tre dimensioni e, anche se i controlli sono fedeli alle meccaniche del più classico platform bidimensionale, molto spesso assisteremo a cambi di angolazione che ci faranno apprezzre la tridimensionalità dei livelli.

 

Con le frecce direzionali si può ruotare la telecamera per pianificare le proprie mosse

 

 

Sinfonie infernali

 

Sarà che, come già detto più sopra, a volte tendiamo ancora ad approcciare i Minis con una certa perplessità, convinti forse che il loro essere giochi a basso costo si ripercuota sulla bontà della loro realizzazione. Come abbiamo già potuto sottolineare analizzando grafica e gameplay, fortunatamente, Freekscape è stato in grado di stupirci positivamente. Fa molto piacere scoprire che il titolo in questione non delude anche dal punto di vista audio: gli effetti sonori, ma soprattutto la musica, sono realizzati a regola d’arte. Anche se alla lunga rischia di rivelarsi un po’ troppo ripetitivo, il tema principale della colonna sonora è semplice ed accattivante, tanto che non è difficile scoprirsi a fischiettarlo una volta spenta la consolle. Naturalmente si tratta di un’aria spensierata e niente affatto lugubre, che ben si presta ad accompagnare le scorribande del diavoletto Freek attraverso il cartoonesco Inferno di Freekscape.

 

 I mostri accidentalmente uccisi riappaiono grazie ai portali con la loro effige

 

Difficile come tutti i platform

 Bisogna ammetterlo: dopo qualche partita a Freekscape non si può evitare di pensare ai due Oddworld, che tanto ci hanno divertito ai tempi della PSOne. Purtroppo Freek non ha lo stesso carisma di Abe, ma nonostante questo il gioco di cui è protagonista merita una possibilità. Si tratta pur sempre di un Minis, e benchè questo non giustifichi qualche grossolano e sporadico errore (più di una volta vi capiterà di cadere nel nulla perchè la telecamera impiega quell’attimo di troppo a cambiare angolazione), gli sviluppatori si sono impegnati per creare un titolo godibile sotto molti aspetti. Attenzione però: come tutti i platform, anche Freekscape presenta un livello di difficoltà che, in alcuni enigmi e alcuni salti, potrebbe rendere frustrante l’esperienza ai giocatori più occasionali. Tutti gli amanti dei platform vecchio stile vadano invece sul sicuro: Freekscape non è certo un capolavoro, ma nonostante la bassa longevità (una quindicina di livelli in tutto) saprà tenervi compagnia e divertirvi come pochi altri Minis sanno fare.
 

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