FRU – Recensione

Dopo 48 ore di sviluppo senza sosta alla Global Game Jam del 2014 in Olanda, un gruppo di ragazzi, fra cui l’italiano Mattia Traverso, produsse quello che fin da subito parve come il miglior gioco pensato per Kinect, che ricordiamo a quei tempi ancora parte imprescindibile della strategia di Xbox One.

Stupiti dell’incredibile successo raggiunto dal concept, il team decise di fondare la propria compagnia Through Games e proseguire lo sviluppo della loro opera trasformandola in un’esperienza più completa e adatta al grande pubblico.

Da quel momento non si hanno avuto praticamente più notizie sul proseguire dello sviluppo, fino a qualche giorno fa, ben due anni dopo, con il rilascio improvviso e definitivo su Xbox One di FRU.

Un portale per un’altra realtà

L’idea alla base di FRU è tanto semplice quanto geniale: ogni livello ne contiene in verità due, uno visibile fin da subito, e l’altro che fa capolino all’interno della sagoma del nostro corpo, il quale agisce da ponte fra i due. Il risultato è un platform completo che unisce al tempismo dei movimenti sul joypad la necessità di memorizzare piattaforme e ostacoli, aggiungendo al tutto inoltre la coordinazione del proprio corpo all’interno dello scenario.

Il gioco è strutturato in 4 capitoli principali, ognuno focalizzato su una meccanica particolare: dal primo, più semplice e immediato, in cui facciamo apparire o scomparire sezioni dei due livelli, fino all’ultimo, nel quale dovremo, tra le altre cose, tracciare col corpo i confini di un mare in cui far nuotare il nostro personaggio. Tutto ciò continuando a muoverci – fisicamente – per evitare ostacoli o per creare dei veri e propri passaggi segreti grazie ai quali proseguire nella nostra avventura. Non mancano ovviamente i collezionabili, con 24 totem più o meno nascosti che, una volta raccolti tutti, sbloccheranno la modalità cooperativa – e non solo…

Questa, fra l’altro, era stata inizialmente pensata come modalità base del gioco (venne annunciata nell’unica uscita pubblica all’E3 2014) salvo poi un ripensamento degli sviluppatori che hanno deciso di focalizzarsi sull’esperienza in single-player, lasciando comunque il coop come aggiunta bonus.


È come guardare contemporaneamente a destra e sinistra

La particolare formula di FRU porta l’approccio ai vari scenari ad un livello totalmente nuovo rispetto allo standard del genere: il fatto di dover muovere il protagonista (possibile impugnando il joypad anche con una sola mano), e contemporaneamente doverci posizionare adeguatamente con il nostro corpo, magari nella direzione totalmente opposta, ti manda il cervello in pappa. Ho perso il conto delle volte in cui, analizzata la situazione e deciso come muovermi, sono partito con il mio piano per ritrovarmi a morire pochi secondi dopo perché ho invertito i movimenti del mio corpo con quelli del personaggio; senza contare poi le pose ridicole che in certi casi sono necessarie per il completamento del livello. Proprio in questo senso dispiace un po’ che non ci sia alcun sistema di registrazione video della persona inquadrata, perché sicuramente ci sarebbe stato materiale sufficiente a riempire qualsiasi bacheca Xbox.

La curva di difficoltà nella progressione dei livelli è calcolata molto bene, con i puzzle che diventano via via sempre più impegnativi, senza però raggiungere vette impossibili. Peccato però che tutto questo divertimento duri poco, sono infatti necessarie solo 3 orette per completare il gioco, e se ne aggiungono giusto un paio volendo raccogliere tutti i collezionabili.


Occhio ai dettagli

Non c’è nessuna introduzione, nessuna didascalia, FRU ci immerge direttamente nell’azione, lasciando alla sua atmosfera quasi fiabesca il compito di accompagnarci fra i vari scenari. Infatti, se dal punto di vista del concept il gioco è uguale a quello presentato due anni fa, è proprio nella sua componente grafica che l’opera ha subito – come ci si poteva aspettare – il miglioramento più evidente, sia per quanto riguarda la definizione degli elementi dello scenario, che per la scelta dei colori e del contrasto fra le tonalità che distinguono le due realtà.

Anche l’audio non è da meno, con una soundtrack che fa un ottimo lavoro nell’accompagnarci di livello in livello, con una piccola chicca che a mio parere però merita davvero, e cioè il cambio di intonazione a seconda che il personaggio sia all’interno o all’esterno della nostra sagoma.

Possiamo quindi dire che FRU ha mantenuto fede alle speranze che lo portarono alle luci della ribalta due anni fa, dimostrandosi come uno dei più bei platform su Xbox One, e senza ombra di dubbio come il miglior gioco per Kinect.

Purtroppo i giovani ragazzi di Through Games hanno impiegato troppo tempo nel concludere lo sviluppo (e forse non hanno scelto un ottimo periodo di lancio, visto le sudate che ti costringe a fare); fatto sta che nel frattempo la periferica Microsoft ha subito un inesorabile declino, soprattutto a causa degli altri game designer, i quali non hanno saputo sfruttarla come avvenuto invece per questo videogame.

È questo forse il difetto più grande di questo piccolo capolavoro, che proprio a causa dei pochi Kinect ancora collegati alle console non riuscirà ad avere tutto il successo che merita; ma se ancora ne avete uno, spolveratelo, riattaccatelo di corsa e comprate FRU, avete finalmente trovato il senso che cercavate in questa periferica.

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