Ghost Pirates of Vooju Island – Recensione Ghost Pirates of Vooju Island

Stanchi dei soliti pirati cattivi che si combattono a vicenda per impadronirsi di un fantomatico tesoro? Bill Tiller, il cui nome è già noto per The Curse of Monkey Island e A Vampyre Story, ha ben pensato di piazzare come protagonisti una bellissima e prosperosa piratessa, un cuoco panciuto che si improvvisa un "duro" pirata e, a concludere il trio, uno sciamano strampalato che si diletta in arti voodoo. Bill Tiller cerca di riproporsi nel mercato con una scopiazzatura di The Curse of Monkey Island? L’impronta del prodotto che gli ha reso famoso il nome di certo non manca, ma al contrario siamo dinnanzi ad un titolo che si impone con una propria caratterizzazione.
 

 

Tra pirati e filibustieri

L’inizio per i nostri tre protagonisti non sarà, sin da subito, dei migliori. Dopo un filmato introduttivo che ci calerà nel vivo della storia, la bella Jane Starling, il cuoco Blue Belly e il misterioso sciamano Papa Doc avranno modo di incontrarsi tutti e tre, morti, sotto forma di fantasma, sull’isola Vooju, luogo di residenza dello stesso Papa Doc. La malefica moglie dello sciamano, Zimbi, si è infatti alleata ad un perfido personaggio, il pirata Barbaverde, con l’obiettivo di catturare un certo capitano Flint e creare una propria ciurma composta da temibili zombie, seppur privi di cervello. Dopo questo breve incipit avrete voi modo di scoprire le varie sfaccettature della stravagante storia proposta da Tiller.

Analizzando ora il gameplay vero è proprio, è bene partire dall’organizzazione stessa della trama fra i tre protagonisti. Ogni personaggio vivrà per l’appunto una propria storia in locazioni differenti dai restanti compagni, rimanendo comunque legata a ciò che stanno compiendo nel medesimo istante; si parla dunque di una vera suddivisione del lavoro fra i protagonisti. Accedendo all’inventario si potrà scegliere, in qualsiasi momento, quale personaggio utilizzare, permettendo al giocatore di alternare le varie sequenze di gioco. Per quanto riguarda la gestione dell’inventario, sarà in alcuni casi indispensabile chiedere il parere dei due protagonisti non presenti al momento su un determinato oggetto al fine di risolvere un enigma; tale azione è resa possibile da un particolare legame telepatico creato da Papa Doc. Per quanto riguarda la realizzazione degli enigmi, Ghost Pirates non prevede nulla di realmente impegnativo, ed i veterani di tale genere videoludico difficilmente si ritroveranno bloccati per lungo tempo in attesa dell’accensione della classica lampadina sopra la testa; la maggior parte di essi prevede varie combinazioni degli oggetti fra loro, e nel caso ci si soffermi troppo a lungo sulla risoluzione di un determinato problema si potrà benissimo cambiare personaggio come suddetto. Degna di nota è la gestione degli oggetti nell’inventario, i quali non saranno tutti contenuti materialmente al suo interno, seppur utili alla risoluzione dei puzzle: se ad esempio dovrete combinare oggetti pesanti o impossibili da contenere all’interno dell’inventario, gli stessi compariranno "trasparenti" e costituiranno la loro "rappresentazione mentale"; lo stesso sistema che venne adottato in A Vampyre Story.
 

 

Non è tutto oro ciò che luccica

Bill Tiller non si smentisce neppure questa volta, con una realizzazione dei paesaggi 2D davvero notevole, e che vi farà tornare alla mente i deliziosi scenari di  The Curse of Monkey Island. Si ricorda che tale titolo nulla ha a che fare con il capolavoro della Lucas, ma la mano di Tiller rimane ad ogni modo la stessa. A correlare lo sfondo del prodotto, i modelli 3D dei personaggi riescono ad amalgamarsi adeguatamente al 2D dei paesaggi, e seppur risultino sotto certi aspetti scarni, dal canto loro hanno una caratterizzazione "anatomica" più che buona. Nota di demerito per l’eccessiva formosità della sensuale Jane Starling, le cui sporgenze sono talmente esagerate e rimbalzanti che dopo un certo periodo di gioco riusciranno a dar fastidio anche al maschio più arrapato; un’esuberanza nella caratterizzazione dei personaggi che poteva essere risparmiata. Le stesse battute dei protagonisti ricadranno il più delle volte sulla sfera sessuale inerente alla stessa Jane Starling, perdendosi via via in una certa banalità di fondo.

Il sonoro è di buona fattura, caratterizzato da musiche inerenti al contesto di gioco e un doppiaggio inglese più che sufficiente, caratterizzato dai vari accenti dovuti alle origini dei protagonisti. Non mancheranno però sottotitoli tradotti adeguatamente in lingua italiana. Sfortunatamente i dialoghi non potranno essere saltati tramite la pressione di un qualsivoglia tasto, e saremo inutilmente costretti ad ascoltare ogni volta l’intero discorso emesso da un personaggio.

 

 

Leviamo l’ancora

Concludendo, Ghost Pirates of Vooju Island si presenta come un’avventura grafica piacevole, caratterizzata da una storia ricca di humor, che seppur molte volte ricade in banalità, saprà regalare qualche sorriso fra la sfera di avventurieri. Il chiudersi della trama non rende però grazia all’intero titolo, lasciando realmente dell’amaro in bocca. Bill Tiller non ha invece deluso nella realizzazione dei paesaggi, rendendo nuovamente onore alla sua mano artistica. Gli stessi personaggi perdono in certi frangenti parte del loro carisma. Interessante, al contrario, la possibilità di passare in ogni momento ad uno dei tre protagonisti, rendendo vario, sotto certi aspetti, il gameplay di gioco. Insomma, Ghost Pirates appare come un titolo riuscito a metà, che cerca in qualche modo di spiccare, ma che allo stesso tempo non ha ancora tutte le carte in regola per farsi riconoscere nel mercato videoludico; dalla mente di Bill Tiller ci si può aspettare ben altro che una discreta avventura grafica.

 

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