God of War – Recensione God of War

Da Rau a Kratos: la Sony rimane violenta

Era l’ormai lontano 2003 quando la Sony, rompendo ogni possibile barriera delle censura, subendo anche parecchie critiche, presentò sul monolite nero la storia di un uomo di nome Rau nella famigerata avventura di "The Mark of Kri": il tutto si presentò come l’inizio di una trilogia, ma date le critiche e lo scarso successo del gioco, Rau vide la sua epopea finire senza nemmeno essere iniziata. Passa il tempo, e due anni dopo la censura spontanea di The Mark of Kri la Sony presenta al mercato videoludico la storia di un uomo che sembra voglia riprendere, almeno nella giocabilità e nell’aspetto, le sembianze del vecchio e corpulento Rau: stavolta si tratta di Kratos, soldato Spartano dell’antica Grecia al servizio degli Dei immortali. Stesso aspetto cupo, stesso carattere chiuso, stesso passato turbolento, stesse movenze e stessa crudeltà nel trucidare i nemici: Kratos, nel gioco che prende il nome di God of War, è proprio la rivincita della Sony nel campo della violenza, e questa volta sembra proprio non aver fallito.


"Gli Dei ti saranno accanto, Kratos"

La nostra storia inizia col corpulento e tatuato omaccione di nome Kratos nell’intento di precipitarsi dal monte Olimpo tentando di suicidarsi: una voce narra l’atroce passato di quest’uomo fino a quando non vi sarà un flashback e la nostra storia tornerà indietro di tre settimane. Mare Egeo, al largo di Atene, vi troverete a dover fronteggiare schiere di demoni mandati da Ares, dio della guerra in persona. Per quanto il protagonista possa imprecare e odiare gli Dei, loro gli sono sempre al fianco e nel corso del gioco non mancheranno di fornirgli man forte e poteri degni di un vero Dio: dallo sguardo pietrificante della Gorgona Medusa da parte di Afrodite, dal dono del fulmine di Zeus, fino alla tempesta di Poseidone. I boss del gioco, però, non saranno semplici demoni, bensì avrete tutta la mitologia greca da dover debellare: all’inizio del gioco il vostro nemico sarà l’Idra, ben conosciuta dagli amanti della saga Eraclea, per poi trovarvi di fronte alla già citata Gorgona Medusa, per arrivare al Minotauro, fino al famigerato Ares. Ares sarà infatti il vostro principale nemico ad Atene: quando sbarcherete infatti, troverete la capitale Greca messa a ferro e fuoco da un gigante che non si fa troppi problemi a distruggere ciò che trova dinanzi al suo sguardo. Kratos conosce quel gigante e lo sfida dicendogli che questa volta non andrà secondo i suoi piani: Ares non avrà vita facile contro Kratos, più che mai appoggiato dagli Dei. Perchè un uomo quale Kratos, che dalla vita con la forza potrebbe ottenere ricchezze, donne e lussuria, come testimonia la scena a bordo della nave poco prima dello sbarco ad Atene, decide di affrontare una battaglia così crudele contro lo stesso Dio della guerra? E’ il prezzo da pagare, come gli sarà spiegato dagli Dei, per poter lasciarsi andare alle spalle il suo passato poco dignitoso e infangato da malefatte che all’inizio del gioco saranno sconosciute al giocatore e successivamente chiarite. Un uomo contro il Dio della guerra, ecco cos’è Kratos ed ecco quale sarà la vostra storia: preparatevi a qualcosa di indimenticabile, a diventare appunto un God of War, un Dio della guerra.


"Usa il dono degli Dei, Kratos"

Nell’ introduzione si paragonava God of War a The Mark of Kri, chi ha provato il secondo avrà ben capito di cosa si parla dicendo "crudeltà nei combattimenti".
Per chi non avesse ancora compreso chi sia Rau, è sempre bene trattare un così particolare stile di combattimento e una così ben organizzata giocabilità. Come prima cosa è d’obbligo dire che l’azione sta alla base di tutto e che la Sony ha calibrato al meglio la giocabilità riuscendo a trasportare il giocatore: la reattività di Kratos è infatti eccezionale, tanto da permetterci di avere una ottima padronanza già dopo pochi istanti di gioco.
La scelta di delegare all’analogico destro la possibilità di fare una rapidissima capriola nella direzione prescelta, ideale per evitare i colpi, e con l’analogico sinistro di spostarsi per poi attaccare immediatamente dopo appare quanto mai azzeccata. La cosa che molto probabilmente colpisce di più, oltre la magnifica reattività del protagonista, è l’evoluzione dello stesso: conquistando ed entrando in possesso di alcune sfere dal colore rosso sangue si accumuleranno punti che potranno essere spesi sia per l’evoluzione delle armi che dei poteri divini, facendo diventare Kratos in ogni momento sempre più una macchina da guerra invincibile. Analizzando poi gli scontri con i veri e propri boss di livello, come i già citati Minotauri, Idra, Medusa, Cerbero e Ares, in determinati momenti darete vita ad attimi definibili "minigiochi" nei quali dovrete seguire le indicazioni che compariranno sullo schermo, e premere i tasti indicati portando a termine azioni degni di un vero dio della guerra.


La Sony ama Atene e l’Omega

Tecnicamente la produzione Sony è un vero e proprio monumento, valorizzante al massimo, alla bontà dell’hardware PS e le ambientazioni di God of War non sono divise in livelli ma fanno parte di un unico, enorme mondo che si apre senza soluzione di continuità di fronte al giocatore, per una formula finale che si traduce in assenza di caricamenti, niente attese…una manna dal cielo per tutti gli amanti del mercato videoludico. I dettagli sono curati in maniera semplicemente meravigliosa e ogni maestosa figura, come Ares durante il primo incontro, viene resa talmente bene che la mente del giocatore non potrà mai dimenticare tali immagini. Grafica eccellente da una parte sonoro non da meno dall’altra. Un doppiaggio magistrale e carismatico guida la storia di Kratos e l’accompagnamento musicale lascerebbe di stucco ogni orecchio umano: le musiche di sottofondo, riconducibili ad un meraviglioso Requiem di Verdi o di Mozart, per il cupo suono e il rimbombar di voci latine sullo sfondo, sono il fiore all’occhiello di questo meraviglioso sonoro. La domanda che bisogna porsi è, però, la seguente: cosa c’entra l’Omega con Kratos e il God of War? Per tutta Atene, infatti, sarà possibile trovare ad ogni piè sospinto l’ultima lettera dell’alfabeto greco disegnata sui pavimenti o sull’entrate dei templi: allegoria per far capire che Kratos sarà la fine del dolore prodotto dalla guerra…o un sempllice abuso dell’alfabeto Greco??


Uno Spartano ad Atene

Un’altra domanda, in conclusione, da porsi riguardo God of War è perchè la Sony ha messo nelle mani di uno Spartano le speranze di salvezza della capitale greca Atene? Dov’è finito lo Spartano che giudica come effemminati epicurei, e l’ultimo aggettivo è tutt’altro che glorificante, i suoi avversari Ateniesi? Godetevi questo attimo, perchè non rivedrete mai più uno Spartano vendere la sua vita per gli acerrimi rivali Ateniesi, e non vedrete molto spesso un gioco di tale bellezza, per quanto concerne la giocabilità, il sonoro, la grafica, e in parte anche la trama. Ma tranquilli, se volevate la pecca che nega l’aggettivo di perfetto a questo gioco, basta controllare la voce longevità: God of War termina in un quantitativo di ore a dir poco insoddisfacente, ma con la piega monotona e spasmodicamente assassina che inizia a prendere verso la fine, chiudere subito la storia era la mossa più azzeccata da parte della Sony. Tutto sommato, anche se passano gli anni, God of War rimane un capitolo che potrebbe far concorrenza anche agli attuali colossi del mercato videoludico: ora la curiosità sta nel vedere se la Sony riuscirà ad eguagliare il successo col secondo capitolo della serie.

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