Guitar Hero III: Legends of Rock – Recensione Guitar Hero III: Legends of Rock

Un rock più puro

Il grandissimo valore di Guitar Hero II (GH II) non ha certo bisogno di pubblicità: i risultati ottenuti da questo gioco in tema di vendite ma soprattutto in ambito tecnico sono assoluti; per un gioco musicale è un successo di gran lunga sopra la media, che ha confermato il primo capitolo della saga e ha inserito il suo genere nell’ottica del mercato mondiale. Una vera e propria rivoluzione che il titolo Harmonix e Activision ha portato avanti a testa alta senza guardare ai rischi, ottenendo risultati straordinari. L’incredibile innovazione, unita alla quasi perfezione tecnica del gioco, ha portato Guitar Hero II fra i più alti livelli del mondo videoludico, ascesa iniziata con il primo capitolo ma che solo con esso non si sarebbe mai potuta compiere: se infatti l’innovazione è un’arma fondamentale, la realizzazione tecnica di GH II è stata così nettamente superiore da concedergli un successo più che meritato ma difficile da ottenere, a causa del modo di giocare troppo diverso: con un controller chitarra.
Tuttavia grandissimo rilievo hanno sempre avuto i titoli presenti in “scaletta”, elemento principale che di volta in volta ha segnato le sorti di questo gioco: ebbene, la nuova arrivata Neversoft, sostituta della Harmonix, ha attuato in GH3 una scelta importante e volontaria cercando di dare una svolta definitiva a quello che si sarebbe potuto candidare come gioco dell’anno, cambiando un po’ la linea dello stile musicale, facendo forza su alcuni aspetti piuttosto che altri e avvicinandosi ad un rock più puro e da suonare.

Attraverso il fuoco e le fiamme!

Da appassionato di GH, ogni canzone con un ritmo di chitarra che mi lasciava sbalordito, diveniva virtualmente una potenziale candidata al nuovo GH3; la sorpresa è stata non vedere nessuna di queste, nonostante la strada intrapresa da Neversoft segua gli stessi criteri: assoli da paura. Sui 42 brani base l’elemento dominante è senza ombra di dubbio un ritmo di chitarra elevatissimo che porta ogni giocatore a mettere l’anima in qualsiasi canzone si misuri, trovando delle sfide davvero appaganti e un livello di difficoltà con standard più alti. Tuttavia, l’errore più grave da non commettere quando si giudica un titolo come GH è basarsi sulla posizione di quattro o cinque pulsantini colorati. Come già detto, l’innovazione è da elogiare, ma il successo di GH da tutto dipende tranne che dalla difficoltà di gioco o dalle ardue combinazioni di tasti e accordi: la vera anima di questo gioco sono le sue canzoni e la loro combinazione tra chitarra e tutto il resto. Forse però gli sviluppatori non hanno afferrato del tutto questo elemento, in quanto si sono avvicinati troppo ad un rock da chitarra più che da “suonare”: mentre prima la chitarra aveva un ruolo primario ma il testo e gli altri strumenti erano indispensabili per completare e innalzare ad alti livelli l’intero brano, adesso il giocatore è chiamato solo a premere tanti tasti consecutivamente cercando di ottenere il punteggio maggiore, trascurando nei casi più estremi anche il resto della canzone, che sarà così insignificante da non farsi nemmeno notare.
Potrà capitare qualche volta di perdere il ritmo della canzone o di arrivare a fine brano e non ricordarsi cosa si è appena suonato: la canzone in sé ha perso ogni rilevanza e conserva solo alcuni rari casi in cui riesce a farsi valere più della chitarra. Tutto è chitarra, tasti rapidissimi, accordi da paura o serie infinite di note che vi porteranno a dover fare una doccia una volta finito di giocare… finita quella doccia, però, non rimarrà più niente di quella canzone, solo qualche assolo che vi ha messo in difficoltà o il vostro punteggio finale. Una visione davvero deludente rispetto a quanto ci si aspettava da questo titolo che, nonostante i grandi nomi, non regge il confronto con il precedente. Vengono fortunatamente riproposti Rolling Stones, Gun’s N’Roses, Kiss, Rage Against The Machine e Pearl Jam, ma con titoli nettamente inferiori o appena alla pari di quelli già visti in GH2: Bulls On Parade e Welcome To The Jungle non possono mai reggere il confronto rispettivamente con Killing In The Name Of e la stupenda Sweet Child O’Mine e, nonostante ciò, costituiscono i migliori titoli di GH3 insieme a qualche altro brano. Le canzoni veramente degne di essere suonate si contano sulle dita di una mano e da sole “non valgono il prezzo del biglietto”: a parte quelle appartenenti ai sopra citati gruppi si aggiungono solo pochi nomi, ma con track comunque inferiori a quelle già elencate: Iron Maiden, Metallica, AFI, The WHO, Pearl Jam. Niente all’altezza degli stupendi 40 brani di GH2, dove solo qualche raro caso poteva stonare rispetto al valore generale del gioco.
I brani bonus invece si trovano completamente all’opposto di quelli base: mentre questi ultimi risalgono per la maggior parte agli anni ’60-’70-’80, le track aggiuntive sono quasi tutte realizzazioni nuovissime comprese tra il 2006 e il 2007, alcune anche parecchio conosciute (troviamo gruppi come Rise Against, Lacuna Coil e Kaiser Chiefs) e di un certo valore, che tutto sommato alzano gli standard relativi ai brani aggiuntivi, insignificanti nel capitolo precedente, ma non possono comunque nulla per sollevare la qualità dei brani del loro capitolo: insomma, se GH2 sarebbe stato capace di farvi innamorare del genere musicale e videoludico, GH3 non ci riuscirà di certo e anzi potrebbe allontanarvi se non dal primo sicuramente dal secondo.

Guitar Hero 2 però ha qualcosa da invidiare al successore.
Innanzitutto la battaglia fra rockstar. Un elemento nuovo e fresco che dona non pochi punti a GH3 e che ne costituisce, di fatto, l’elemento di forza: oltre ai grandi talenti che bisognerà fronteggiare (Tom Morello, Slash) sarà molto divertente il modo in cui ci si sfida: è stato eliminato lo star power, sostituito dalle battle notes, delle note speciali che se premute correttamente in successione (così come funzionano le normali frasi SP) consegnano al giocatore delle armi che possono variare di volta in volta, utili a far commettere degli errori all’avversario. Alzando infatti la chitarra (proprio come per attivare lo Star Power) scaricherete l’arma accumulata sulla leggenda che dovrà riuscire a suonare il suo pezzo il più possibile e proverà ad ottenere a sua volta un’arma da scagliarvi contro. Un corretto uso di questo Battle Power sarà la chiave per degli scontri mozzafiato e per riuscire a sconfiggere qualsiasi avversario vi troviate davanti.
Tra l’altro nelle battaglie si suoneranno pezzi originali volti proprio a dimostrare l’abilità con la chitarra e dovrete anche essere pronti a repentini cambiamenti dovuti alle armi utilizzate dall’avversario: di colpo infatti potrete essere temporaneamente chiamati a suonare quel pezzo ad una difficoltà più alta o con il doppio delle note previste, oppure gli indicatori base (i cerchietti vuoti che si alzano quando suonate la nota) verranno spostati più avanti rendendovi quasi impossibile suonare il pezzo, così come alcune scosse scuoteranno per un attimo la base dei tasti o creeranno dei sovraccarichi per i quali le note compariranno e scompariranno rapidamente disorientandovi. Tutto perfettamente adatto allo stile competitivo di queste battaglie che donano quel pepe necessario a ravvivare la vostra piatta carriera.

Il secondo elemento che Guitar Hero II può invidiare al terzo capitolo è una canzone. Non una canzone in quanto numero, bensì un preciso e singolare brano che da solo riesce a risollevare di gran lunga il valore di GH3. Una volta finita la carriera a livello medio assisterete ad una schermata di scorrimento crediti piuttosto particolare: mentre sul fondo si susseguiranno i vari nomi dello staff e i ringraziamenti, in primo piano vi verrà fatto un regalo speciale: avrete sbloccato e potrete suonare Through The Fire And Flames dei Dragonforce, senza l’accompagnamento del rockometro, del punteggio o di qualsiasi altro fattore del genere, solo voi e le note; le 1838 note a livello medio, caldamente sconsigliate per i sofferenti di cuore, che costituiranno la canzone più bella e assurda mai vista su un Guitar Hero. D’improvviso Freebird scende dal suo trono cristallino e viene totalmente devastata dall’incredibilità di questo brano, che a livello medio raggiunge quasi il massimo delle note a livello esperto della 9 minuti di Guitar Hero 2: è anche vero che Freebird è un delirio chitarristico solo per metà della sua durata, ma la canzone dei Dragonforce mantiene già a livello medio un ritmo forse superiore per tutta la sua durata, distaccando nettamente la rispettabilissima collega dei Lynyrd Skynyrd.
Se infatti c’è qualcosa in cui GH3 vince il confronto con il predecessore è proprio la track finale, la più lunga, bella e folle tra tutte: Through The Fire And Flames infatti è talmente inconcepibile per un giocatore normale da essere stata consapevolmente posta fuori dalla carriera; non a caso la prima volta che la si gioca equivale a suonarla in modalità pratica, senza punteggi, star power, rockometro o quant’altro: solo voi e le note.

Finalmente le sfide online!

La meccanica di gioco, eccezion fatta per la già descritta battaglia fra rockstar, è sempre la stessa: con il solito rockometro, il solito star power e i vari punteggi. Una serie di pulsanti in successione da premere al momento giusto per suonare correttamente il brano e ottenere così un punteggio che, a seconda del livello di gioco e della prestazione, vi farà acquisire denaro da spendere nel Guitar-Shop per acquistare chitarre, giocatori, canzoni, vestiti e tanto altro.
Tra le chitarre a disposizione, oltre alle solite Gibson Les Paul, SG ed Explorer, si trovano anche una Kramer (realizzata come controller nell’edizione Playstation 2 di GH3) e altre versioni modificate dei modelli appena elencati, oltre ad altri famosi esemplari di tutto rispetto; tuttavia anche in questo caso non si regge il confronto con il predecessore, che si presentava con una maggiore qualità di chitarre tra le quali stupendi pezzi Epiphone e Gibson.
Il resto è più un dettaglio che altro, con la solita varietà di personaggi, vestiti e piccolezze del genere che non serviranno nemmeno a perdere soldi o tempo.
Ottima innovazione, più come idea che utilità, è la carriera cooperativa, nella quale potrete iniziare il percorso verso la fama leggendaria insieme ad un compagno che potrà decidere se fare da chitarra o da basso, acustica o altro elemento che di volta in volta sarà disponibile come seconda scelta: la disposizione delle canzoni sarà diversa ma la meccanica sempre quella, con l’unica differenza di essere in due piuttosto che da soli.
Vero regalo invece è la nuova struttura dell’online, che finalmente vi permetterà di sfidare qualunque avversario in rete. Una volta connessi sceglierete il vostro sfidante e appena avrete deciso la canzone sulla quale misurarvi partirà la sfida. Una scelta da lodare che finalmente dà all’utenza quello che ci si aspettava: la possibilità di sfidare gli avversari più forti in tutto il mondo, elemento da non sottovalutare considerando l’incredibile spirito competitivo sviluppato  dalla difficoltà delle varie canzoni. Una novità che chiunque apprezzerà e che aumenta di non poco la valutazione generale di questo titolo, almeno per chi ha la possibilità di sfruttare l’online.
Il resto è ben strutturato come in GH2, con un ottimo tutorial, una carriera ricca di brani e tantissimi oggetti, modalità e opzioni, per la maggior parte sullo stesso stile dei capitoli precedenti.

Dal garage all’inferno!!

Ebbene, anche Guitar Hero 3, con sorpresa per molti utenti, si dona una trama!
Se si può definire tale, la storia della carriera seguirà più o meno la strada percorsa in GH2 con il furgoncino in tour, dai bassifondi cittadini ai grandi concerti che diverranno leggenda. Tutto ciò è stato decisamente migliorato con una rivisitazione grafica notevole: adesso ogni traguardo (il superamento di un gruppo di canzoni) sarà accompagnato da una scenetta in stile cartoon che vi mostrerà chiaramente i progressi della vostra band. Tutto inizierà con una chiamata improvvisa: mentre starete provando nel vostro garage verrete chiamati ad esibirvi in una serata “per giovani talenti”, dove sarete notati da un produttore discografico; questo vi proporrà subito un contratto e da lì inizierete ad esibirvi. Non sempre però tutto andrà come vorrete e qualche volta disobbedirete al vostro produttore per fare contenti i vostri fan più particolari (come i detenuti di un carcere di massima sicurezza posto su un’isola sperduta): da qui inizieranno i primi disaccordi con la produzione, ma il vostro obiettivo è diventare delle rockstar a qualsiasi costo. Dopo la battaglia fra band nel deserto partirete per un tour in Giappone, ma una volta concluso non ci starete più: avete perso la vostra vera anima, e le brillanti vittorie contro Tom Morello e Slash, nonché la notevole fama accumulata sino ad allora, vi portano a pretendere più indipendenza e ad abbandonare il vostro produttore (Lou). Solo in quel momento, quest’ultimo, vi si rivela per quello che è veramente: mostrandovi il contratto secondo il quale possiede la vostra anima, vi spedisce direttamente al suo inferno e assume le sembianze del diavolo, deciso a rovinarvi perché vi siete ribellati. Ma non basteranno certo un po’ di fiamme o un’eternità di sofferenze a mettervi paura, quindi con decisione affronterete le sfide di Lou e lo sconfiggerete in una rock battle “all’ultima anima”. Una volta sconfitto il diavolo tornerete nel mondo reale in sella a delle stupende Harley così potenti da volare all’interno del portale, come dei veri rockettari.
Per quanto insignificante nell’ottica del gioco, è una trama ben curata (soprattutto dal punto di vista grafico), divertente e perfettamente adatta al leggendario stile di vita di una rockband, totalmente allo sbando e incurante di una qualsiasi forma di organizzazione, razionalità o igiene, con solo una gran voglia di rockeggiare in qualunque momento.

E tutto ciò viene abilmente trasmesso esclusivamente dalla grafica.
Il rinnovo totale dell’estetica di questo capitolo è notevole e pregevole, con un tocco anime jappo/americano significativo e una fantasia non indifferente: soprattutto nelle scenette della carriera, i personaggi in stile deformed visibili durante l’esecuzione dei brani sono abilmente convertiti nello stile cartoon, con inoltre movenze ed espressioni davvero eloquenti che trasmettono subito il significato della scena al giocatore. Ma oltre a ciò anche negli altri casi, come l’intro precedente al menù, queste vignette animate vengono riproposte e riscuotono sempre un notevole successo. Il resto si ripresenta senza cambiamenti: stessa scaletta, personaggi molto simili e animazioni identiche, con solo qualche piccola eccezione.
Una di queste è la terribile mancanza (almeno a quanto sembra) di Morty, il personaggio simbolo di GH2 che insieme alla sua caratteristica chitarra valeva fino all’ultimo cent tutti i soldi spesi per comprarlo: solo per il piacere di poter suonare con le mani della morte in “persona”.
Le altre sono davvero insignificanti, relative più che altro ai palchi nei quali esibirsi, ma per il resto le innovazioni si chiudono qui, soprattutto anche per il fatto che sarebbe inutile portare dei cambiamenti eccessivi a qualcosa che ha già trovato stabilità e va bene così.

Piccolo appunto sulle chitarre

Il modello originale del controller-chitarra di Guitar Hero III è senza dubbio la riproduzione della Gibson Les Paul, disponibile per Playstation 3, Nintendo Wii e Xbox 360, mentre per le altre versioni, PS2 e PC, abbiamo rispettivamente una Kramer e la riproposta di una Xplorer, già vista nella versione X360 di GH2. La Les Paul, così come le altre, è dotata ovviamente dei cinque tasti colorati, del plettro per la pennata, del distorsore (whammy) e degli altri vari pulsanti. Come caratteristiche vere e proprie invece presenta diverse innovazioni: fra tutte la possibilità di giocare wireless, senza alcun filo legato alla console, per scatenarsi in qualsiasi acrobazia mentre suonate i brani più folli; attenzione però a due elementi, ovvero il rischio di rimanere a batterie scariche durante l’esecuzione di un brano (ed in base al brano quest’interruzione potrebbe essere grave) e la relativa mancanza di tutti questi brani folli per i quali scatenarsi. La nuova chitarra ha però l’importante utilità di rimpicciolirsi smontando il manico e accorciandone notevolmente la lunghezza, fattore molto utile quando si hanno parecchi amici, dotati di un altro controller chitarra, con i quali scontrarsi o affrontare la carriera cooperativa, ma non è nulla di indispensabile in quanto già un Gibson SG è abbastanza piccola da entrare in valigia, anche se rimane una caratteristica in più. Infine la possibilità di applicare diversi faceplates, intercambiabili, e personalizzare al massimo la propria chitarra per dare quel tocco rock in più. Tuttavia, il nuovo controller è anche più pesante (e si sente), forse per via del wireless, e ciò potrebbe dare fastidio sia all’immediato utilizzo che in caso di partite prolungate, a meno che non siate allenati a dovere. Inoltre i pulsanti adesso, per ottenere un design più elegante, sono molto più scuri e il loro colore è appena indicato nei bordi: potrebbe sembrare una sciocchezza, invece vi troverete davvero disorientati quando sarete costretti a spostare la mano per eseguire gli accordi più distanti e dovrete ritornare rapidamente alla posizione iniziale, con conseguente errore. Insomma, una chitarra con dei bonus in più ma altrettanti malus, non da elogiare ma nemmeno da condannare: tutto dipende molto da quali aspetti si considereranno maggiormente. In ogni caso, è d’obbligo sottolineare la bellezza e l’eleganza di una Les Paul, che gioca alla pari o forse è appena superiore alla splendida Gibson SG di GH2 per Playstation 2.

Per concludere…

Guitar Hero III è in definitiva un titolo valido, basato sul genere che forse più di tutti può attirare l’utenza, pieno di grandi nomi, bei titoli e con la perfetta giocabilità già vista nel capitolo precedente; l’inserimento della possibilità di scontrarsi online con avversari umani è un elemento importantissimo che dona un aspetto nuovo a questo gioco, davvero meritevole di essere provato. Tuttavia, è evidente l’inferiorità di questo capitolo rispetto al secondo della saga, considerato invece un vero capolavoro. Per chi ha giocato entrambi non può esserci nemmeno paragone e prendere GH3 potrebbe rivelarsi una spesa inutile se si possiede già un controller chitarra e non ci si può connettere in rete. Per chi invece lo prova per la prima volta potrebbe essere controproducente, capace di dare un divertimento immediato che si potrebbe spegnere in pochissimo tempo: è consigliato invece prendere assolutamente Guitar Hero II, un must have per i videogiocatori esperti e gli amanti del genere musicale, che conquisterà i vostri cuori e vi farà davvero appassionare a questa saga meritevole di una grande attenzione, e magari dopo provare l’ultimo capitolo per allargare la propria esperienza e provarne gli aspetti migliori.

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