High On Life – Recensione

Recensito su Xbox Series X

La follia parte non appena si seleziona “Nuova partita”: il logo pixellato dell’FBI correlato dalla dicitura “Winners don’t use drugs” appare sullo schermo, facendoci fare un balzo indietro nel tempo a quegli anni ’90 nei quali era solito mostrarsi durante il boot di ogni gioco arcade importato negli Stati Uniti.

High On Life

Ma bando ai messaggi motivazionali e alla pubblicità progresso: è ora di godere del celebre, incredibile, pluripremiato “Buck Thunder 2”. In questo rivoluzionario FPS Buck, il protagonista, sarà impegnato a sconfiggere l’esercito del nuovo fidanzato alieno della propria ex moglie, lasciandosi guidare dal suo avvocato divorzista… Sì, avete letto bene, questo è l’inizio di High On Life, almeno finché vostra sorella Lizzie attirerà con insistenza la vostra attenzione facendovi scostare gli occhi dallo schermo, rivelando “Buck Thunder 2” come nient’altro che un clone di Doom di metà anni ‘90: un videogioco nel videogioco.

Lizzie è particolarmente esaltata dalla partenza dei genitori, finalmente si potrà far festa con abbondanti dosi di cocaina già posizionate in comode strisce su di uno specchio. Sarà proprio quest’ultimo a fungere da editor del personaggio permettendovi di scegliere fra una manciata di volti senza alcuna possibilità di personalizzazione. Poco male, in quanto tutto il gioco si svolgerà in prima persona e questa scelta influirà unicamente sul colore delle vostre braccia, almeno finché non verranno coperte dalla tuta spaziale.

Ma come si arriva nello spazio partendo da un coca party? Le risposte potrebbero essere molteplici e con diversi livelli di ironia (non fate uso di droga, bambini), ma quella corretta è una sola: grazie alla follia di Justin Roiland, celebre autore di Rick e Morty e Solar Opposites, nonché fondatore dello studio responsabile di High On Life: Squanch Games.

High On Life

Se conoscete anche solo un minimo le opere di Roiland, sarete al corrente della sua predilezione per alieni, flatulenze, bave e linguaggio scurrile: tutti elementi centrali anche in questo nuovo, folle FPS.

Il coca party di vostra sorella sarà infatti ben presto interrotto da un altro festino molto più in grande, questa volta su scala intergalattica. Il mondo verrà infatti invaso dal G3: una potente cosca criminale aliena intenzionata a schiavizzare gli umani al fine di usarli come droga. Non vi resterà quindi altra scelta se non diventare un cacciatore di taglie ed eliminare i boss del cartello, liberando così l’umanità da un destino fatto di schiavitù e asservimento alle narici di alieni sballati.

A darvi manforte in questa folle impresa ci sarà la pistola parlante Kenny, appartenente alla specie dei Gatlianiani e, come tutti i personaggi di High On Life, dalla chiacchiera decisamente facile e sboccata. Kenny non sarà tuttavia l’unico comprimario a soffrire di logorrea: anche Gene, Lizzie e tutti gli altri NPC saranno un vero e proprio fiume di parole che fra slang, volgarità, battute esilaranti e vere e proprie follie compenseranno abbondantemente il mutismo del protagonista grazie a un doppiaggio inglese di ottima qualità. La chiacchiera in italiano resta quindi una chimera e da un certo punto di vista è un bene. La localizzazione di un’opera del genere sarebbe infatti risultata estremamente complessa e, molto probabilmente, avrebbe inficiato negativamente sull’efficacia dei testi. Per contro, però, leggere così tante linee di dialogo nei sottotitoli diventa piuttosto difficile, se non addirittura impossibile durante fasi di shooting particolarmente frenetiche, impedendo così a chi non è particolarmente avvezzo alla comprensione dell’inglese di godersi appieno i dialoghi.

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Inoltre, i sottotitoli soffrono di grandi problemi dal momento in cui dovessero esserci più personaggi che parlano in contemporanea, situazione in cui le linee di dialogo si mescolano e rendono complessa la comprensione delle frasi. Altre volte, mancano addirittura alcune traduzioni e capita che sporadiche linee di testo in inglese facciano capolino fra quelle in italiano.

Ma veniamo al gioco vero e proprio. High On Life è un FPS narrativo con elementi platforming e una spolverata di metroidvania. La parte di shooting risulta quindi la portata più ghiotta di questa ricca offerta e riesce a soddisfare più che efficacemente grazie ad una buona risposta dei comandi e ad un ottimo feeling generale. Elemento caratterizzante e peculiare non solo del gunplay, ma di tutta l’esperienza di gioco, è la componente biologica delle armi: caratteristica in comune con il recente Scorn, seppure dai toni profondamente diversi.

L’arsenale a disposizione del protagonista è infatti interamente composto da alieni Gatlianiani capaci di sparare proiettili composti da bave e palle di muco. Da questo punto di vista, le animazioni rendono bene la natura vivente delle armi, fra lo sballonzolamento delle parti più molli e il movimento di parti anatomiche durante la ricarica, il tutto accompagnato da un buon sound design che ne amplifica il senso di viscidume.

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Le armi sono cinque in totale, ognuna delle quali dotata di attacchi e abilità uniche, oltre che di voce e caratterizzazione differenti:

  • Kenny: è la pistola con la quale inizierete l’avventura. Grazie a lei potrete sparare sia colpi classici, sia globi rimbalzanti utili a rendere temporaneamente inoffensivi i nemici e ad attivare alcune piattaforme durante l’esplorazione dei livelli
  • Tello: il coltello. L’elemento più mentalmente instabile del vostro arsenale. Oltre a permettervi di colpire in melee, vi darà la possibilità di aprire forzieri e, allungandosi a mo’ di rampino, di raggiungere zone altrimenti inaccessibili.
  • Gus: il fucile. Il più tontolone del gruppo, causa grandi danni sulla breve distanza. Permette inoltre di attirare vicino a voi i nemici e di sparare dei dischi taglienti sfruttabili anche come piattaforme.
  • Sweezy: la mitragliatrice. È una chiarissima citazione della needle gun di Halo. Spara cristalli a raffica oltre a poter esplodere colpi caricati. Ha inoltre la possibilità di rallentare il tempo permettendovi di gestire meglio i nemici e di accedere a zone protette da ventole in azione.
  • Creatura: un’arma davvero poco convenzionale. Riporta sul suo dorso una nidiata di creaturine le quali, una volta liberate, attaccano a mo’ di sciame i nemici. Ma non finisce qui, perché queste possono anche essere sparate all’interno di anfratti particolarmente stretti così da attivare meccanismi diversamente irraggiungibili.

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Insomma, la varietà la fa da padrone e starà a voi scegliere l’arma e l’attacco giusto da utilizzare nella situazione più appropriata.

Inoltre, come avrete intuito, alcune abilità delle armi risultano fondamentali nell’esplorazione delle ambientazioni. Queste, insieme ad alcuni equipaggiamenti acquistabili per la tuta, vi permetteranno di ampliare man mano le zone visitabili nei vari livelli, dotando il platforming di una componente da metroidvania che non mancherà di stuzzicare i sensi dei completisti.

Se c’è una cosa che abbiamo imparato da High On Life (ma anche dalle opere animate di Roiland) è che lo spazio è un posto enorme ed eterogeneo. Viaggeremo infatti fra giungle e deserti, città futuristiche e centri di ricerca, e ogni ambientazione sarà dotata di buone dimensioni e verticalità che risulteranno tuttavia a volte mal sfruttate. Capiterà infatti di dover compiere grandi distanze prive di alcun punto d’interesse solamente per recuperare un forziere contenente soldi o collezionabili. Questo è un vero peccato considerata anche l’assenza totale di missioni secondarie, carenza malamente mitigata da sporadici scambi di oggetti che si possono compiere fra NPC e che restano desolatamente fini a se stessi.

High On Life

Gli sviluppatori hanno infatti optato per rendere High On Life un’esperienza lineare e guidata dai tanti (a volte troppi, ma regolabili nelle opzioni) scambi di battute. Le varie missioni principali verranno infatti sbloccate a gruppi di due o tre alla volta e l’ordine con le quali queste verranno completate è totalmente irrilevante. Una volta portate a termine, vi verrà imposto di andare in negozio e comprare nuovi equipaggiamenti fino a quel momento non disponibili, così da acquisire nuove abilità finalizzate al proseguimento della storia e quindi allo sblocco delle missioni successive.

Come svelato durante i gameplay trailer mostrati in occasione delle varie manifestazioni di settore, in High On Life la componente acrobatica è molto presente durante le boss fight. Queste ultime rappresentano i picchi di difficoltà dell’intero gioco, difficoltà che purtroppo si manifesta con una curva tutt’altro che crescente. Il primo boss, ad esempio, è molto più difficile del secondo, vuoi per la presenza di un elemento fatale all’interno dell’arena, vuoi per la poca praticità che il giocatore ha avuto modo di accumulare fino a quel momento.

Per il resto, a difficoltà normale tutto risulta piuttosto accessibile. Capiterà di morire, certo, ma la sfida non rappresenta mai un vero ostacolo al proseguimento, complice anche un’intelligenza artificiale assolutamente basilare.

High On Life

Purtroppo però, nel corso della mia partita è avvenuto qualcosa che non dovrebbe succedere mai. Qualcosa che, al contrario della difficoltà, ha rappresentato il vero ostacolo al proseguimento della mia esperienza di gioco. Dopo una decina di ore infatti, una morte avvenuta in circostanze evidentemente non gestite dal gioco mi ha fatto trovare al respawn una situazione piena di anomalie: porte che si animavano ma non permettevano di proseguire, NPC con i quali avevo interagito in precedenza privati di ogni interesse nei miei confronti, improvvisi crash di sistema e, infine, un boss che non si è mai presentato nell’arena preposta allo scontro. A nulla sono serviti i riavvii, ritornare all’hub centrale, provare ad esplorare zone nuove, neanche l’installazione delle ultime patch: dopo una decina di ore di gioco e una progressione che si attestava presumibilmente attorno al 66% non sono riuscito a proseguire ulteriormente, dovendomi quindi rassegnare all’unica opzione di ricominciare tutto il gioco da capo.

È molto probabile che questa situazione non si presenterà ad altri giocatori, indubbiamente sono stato sfortunato io. Però non si può soprassedere su un problema grave al punto da compromettere l’intera esperienza di gioco.


High On Life è godibile, divertente, a tratti esilarante. Un’esperienza certo non perfetta ma che avrei avrei premiato con un voto a cavallo dell’otto, consigliandola a tutti gli appassionati sia di FPS narrativi, sia della folle ironia di Justin Roiland. Alla luce di un respawn errato che mi ha portato a perdere tutti i progressi di dieci ore di gioco costringendomi a ricominciare da capo l’avventura, mi ritrovo purtroppo a consigliare il gioco con riserva, nella speranza che queste problematiche tecniche vengano presto risolte e i giocatori possano godere appieno di High On Life nella spensieratezza che quest’opera meriterebbe.

6.9
Un folle coca party si trasforma in FPS con armi viventi per salvare il mondo. Divertimento assicurato, ma con qualche riserva.

Pro

  • Divertimento assicurato
  • Gunplay di buona qualità e varietà
  • Caratterizzazione dei personaggi eccellente
  • Lo stile di Roiland è riproposto in maniera superba

Contro

  • Sottotitoli a volte problematici
  • Intelligenza artificiale scarsa
  • Progressione della difficoltà non lineare
  • Bug a volte bloccanti
Vai alla scheda di High on Life
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