Hypercharge Unboxed Recensione

Recensito su PlayStation 5

Hypercharge Unboxed Recensione
Hypercharge Unboxed Recensione

Toy Story è una serie molto cara all’Enrico che, ancora un po’ ragazzino dentro, non ha mai smesso di credere che, magari, davvero i nostri giochi, le nostre action figure, si muovono e hanno una loro vita, quando non li guardiamo. Fa parte del realismo magico come lo definiva Matthew Strecher, professore di letteratura all’università del Texas: “è quello che succede quando un ambiente dettagliatamente realistico viene invaso da qualcosa troppo strano per essere credibile”.

Dal primo Toy Story (1995) ne è passato di tempo, e l’anno prossimo ne vedremo un quinto capitolo, ma mi è sempre risultato strano che il What If al quale il franchise di Pixar risponde, non sia stato preso come base di più videogiochi, visto il potenziale semi-infinito che ha. Beh, Hypercharge Unboxed di Digital Cybercherries, studio britannico di 38 persone al loro secondo titolo, usa il trampolino narrativo dei giocattoli che prendono vita come base di uno FPS/TPS dai toni divertiti e divertenti.

È un titolo che non sono riuscito a godermi quanto gli sviluppatori avrebbero voluto, ma che ha idee abbastanza buone, dietro la plastica rigida della sua confezione. Peccato serva rompere la scatola per poter anche solo capire l’intento.

Hypercharge Unboxed Recensione

Come sempre, qualche dato spuro. In Hypercharge Unboxed impersioniamo un generico soldato, del quale potremo cambiare l’aspetto, al servizio del Sergente Max Ammo: il cattivone Major Evil ha infatti deciso che gli Hypercore, fonte di energia magica che permette agli umani di far sopravvivere i propri ricordi d’infanzia legati proprio ai giocattoli, meritano di essere distrutti, e noi dovremo aiutare Ammo a mettere più bastoni fra le ruote possibili a Evil.

L'impatto visivo è di altissima qualità
L’impatto visivo è di altissima qualità

È un incipit narrativo profondo come due dita d’acqua, ma è perfettamente a tono con quello che ci si aspetta da un gioco così, quindi non mi trovo a mio agio a deprezzare Hypercharge Unboxed per questa scelta che trovo onestamente centrata e coerente. I vari livelli sono peraltro introdotti con uno stile a pagina di fumetto che, nuovamente, capisce il tono che il gioco deve avere e lo veste con orgoglio.

Hypercharge Unboxed è strutturato in livelli, affrontabili da soli o in cooperativa locale e online fino a 4 giocatori; nel caso giocassimo offline, come nel mio caso, saremo accompagnati da bot nella campagna principale, mentre la componente PvP online richiede ovviamente di essere… online. Premetto che l’80% della mia esperienza con il gioco è stata in single player, perché non trovo la componente PvP abbastanza interessante o profonda nelle sue meccaniche da offrire qualcosa in più rispetto al gioco base. Dedicherò comunque un paio di paragrafi a questa componente, ma il focus è quasi tutto sulla campagna single player.

Scaffale!

Questa è strutturata, come dicevo, a livelli, ognuno ambientato in un ambiente diverso, da una cameretta, a un bagno, ai corridoi di un negozio di giocattoli. In ognuna di queste mappe si troveranno 3 Hypercore che noi dovremo proteggere, sia con costruzioni difensive dalla funzionalità di trappole o muri, sia a colpi di armi da fuoco. Ogni ondata ci lancia contro nemici più agguerriti, sia a terra che in aria, e l’ultima ondata si chiude sempre con un boss dalle abilità uniche.

La mappa in sé, oltre a munizioni e pacchetti salute, nasconde anche collezionabili e challenge nascoste, elementi utili a completare le missioni secondarie che Hypercharge Unboxed mette in primo piano nel momento in cui selezioniamo il livello: se solitamente gli obbiettivi principali richiedono di sopravvivere fino alla fine e di non permettere ai nemici di disattivare gli Hypercharge, le sfide secondarie ci spingono appunto a recuperare tutti i collezionabili della mappa (solitamente non più di una manciata, fra oggetti da trovare e adesivi da piazzare) o effettuare salti rapidi da due punti specifici del livello.

Il canovaccio narrativo è sottile e superficiale, ma adatto al trampolino di realismo magico dal quale il gioco decide di partire
Il canovaccio narrativo è sottile e superficiale, ma adatto al trampolino di realismo magico dal quale il gioco decide di partire

I livelli mostrano tutta l’abilità del team nell’aspetto più prettamente visivo di Hypercharge Unboxed: ogni singolo asset è colorato e accattivante, e ogni livello è piacevole alla vista, divertente da esplorare e una discreta realizzazione del What If narrativo al quale mi riferivo ad inizio recensione. Elementi dinamici come piattaforme e catapulte offrono nuovi modi di attraversare l’ambiente in modo o strategico o divertente, ma non vengono sfruttati a dovere.

Con i piedi di plastica

Movimento e meccaniche di shooting sono i due elementi più importanti, nell’analisi di uno shooter, quindi partiamo da questi. Muoversi in Hypercharge Unboxed è… ok. Non c’è sicuramente il senso iperraffinato da “cocainorso” alla Call of Duty Black Ops 6, o il feel da tank dei character più attivamente all’assalto di Overwatch, ma siamo in una via di mezzo brutalmente troppo anonima.

Non mi aspettavo certo che un team relativamente alle prime armi riuscisse a centrare il bersaglio su uno dei generi più difficili da rispettare e richiamare quando budget ed esperienza sono piccoli, ma pur nelle possibilità del team sono convinto che il movimento potesse essere più snappy, più dinamico, più responsivo agli input dell’utente ma soprattutto alle necessità di gameplay.

Altrettano impreciso è lo shooting, con diversi problemi di feel e responsività visiva dei colpi subiti e di quelli andati a segno. Data la limitazione autoimposta del giocare offline, so che questi difetti non sono dettati da problemi di lag o simili, ma da una mancanza di polish delle meccaniche stesse.

Parlo di polish perché il level design è buono e stimola molto l’esplorazione, con aree nascoste benissimo e sfide piacevoli da affrontare, quindi so che l’obbiettivo del team era quello di creare un feel di movimento e shooting all’altezza di ambientazione e level design: purtroppo il voler qualcosa non lo rende reale, e due degli aspetti più importanti di un FPS/TPS sono due delle mancanze più grosse di Hypercharge Unboxed.

Il loop di difesa delle torri e costruzione delle difese diventa monotono molto presto
Il loop di difesa delle torri e costruzione delle difese diventa monotono molto presto

Il limite delle aspettative

Anche in funzione di questo, il gameplay risulta da subito ripetitivo e monotono. Le ondate sono sempre 3 più quella con il boss, il numero di monete disponibili nel livello è prestabilito quindi la costruzione delle difese attorno ai propri Hypercharge è violentemente lineare, e solo qualche boss è in grado di costringere a pensare diversamente, ma mai in modi che sorprendono, eccitano o provano in qualsivoglia modo a demolire la nebbia mentale che il gioco provoca dopo già una decina di minuti.

L’IA dei compagni bot è, come c’era da aspettarsi, incredibilmente limitata, tanto che alcune ondate anche relativamente semplici diventano al limite del gestibile per colpa di commilitoni inutili, senza mezzi termini. In questo, Hypercharge Unboxed rischia di ricadere nella rodata ciclicità del gioco “divertente se sono divertenti le persone con le quali ci giochi”, categoria che, devo dirlo, non giudico mai troppo bene, visto quanto dimostri pigrizia di design e poco coraggio nell’inseguire momenti di emergent gameplay più espliciti.

Le eventuali modalità PvP comprendono i classici Deathmatch, Deathmatch a Squadre, Cattura la bandiera, Re della Collina e Infezione. Purtroppo anche questo aspetto mostra poca originalità e varietà, e senza una base di giocatori solida, sia il godimento della componente multiplayer che la sua shelf life non possono arrivare a tanto.

Tecnicamente non ho avuto problemi di frame drop o simili, e i tempi di caricamento sono piuttosto ridotti.

Nel gioco interpretiamo un generico soldato al quale possiamo cambiare aspetto dopo aver sbloccato nuovi livelli di personalizzazione
Nel gioco interpretiamo un generico soldato al quale possiamo cambiare aspetto dopo aver sbloccato nuovi livelli di personalizzazione

Conclusioni

Lo sparatutto Hypercharge Unboxed parte da premesse interessanti, quelle di giocattoli che prendono vita, e riesce a costruire dei buoni livelli attorno a questo concetto, ma rimane troppo ancorato ad antiche sabbie mobili di design, con un loop da tower defense a orde riportato pari pari dai giochi di due generazioni fa, tanto da risultare molto velocemente stantio e scomodo.

Le meccaniche di shooting e movimento non sono all’altezza del genere e sprecano il potenziale messo sul tavolo dal level design, invece attento e stimolante a livello di esplorabilità. La componente coop non è completamente in grado di contrastare alcuni di questi inciampi, difetto sul quale dobbiamo accatastare una IA dei compagni bot insufficiente e una componente PvP probabilmente morta sul nascere.

Hypercharge Unboxed è un grande “Peccato!”, insomma, ma mai un errore troppo grande per non permettere ai britannici di Digital Cybercherries di imparare dagli errori e consegnare, perché no, una versione 2.0 che sistemi alcuni dei problemi di base del gioco.

6
Un enorme "Peccato!"

Pro

  • Il level design premia la curiosità e invoglia la sperimentazione
  • A livello visivo, ogni cosa è un centro perfetto

Contro

  • La narrazione è debole, ma può bastare per lo stimolo ideale al quale risponde
  • Muoversi e sparare non è piacevole come dovrebbe
  • Difesa delle torri contro le ondate? Nel 2025?
  • Componente PvP debolissima
  • IA alleata al limite dell'assente
Vai alla scheda di HYPERCHARGE: Unboxed
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