I Fiumi di Alice – Recensione

I fiumi di Alice – Versione Estesa

Un’avventura da sogno

Alice è una ragazzina incolore, letteralmente, che non lascia trasparire le proprie emozioni facilmente. Le sue ansie e le sue paure nel mondo reale vengono a galla soprattutto la notte, quando si mette a dormire e la sua cameretta si trasforma, prende vita, si estende e nei suoi sogni è libera di viaggiare ed affrontare finalmente tutto quello che la turba. Questa è la mia interpretazione della trama de “I fiumi di Alice – Versione Estesa”, una nuova produzione indie per Wii U sviluppata dai ragazzi di Delirium Studios ed ispirata dalle musiche di un gruppo spagnolo indie/rock, i Vetusta Morla. Ho specificato “la mia” perché I fiumi di Alice non è il classico titolo che inizia raccontandoti una storia della quale poi diverrai parte, ma ti catapulta invece direttamente nel mondo di gioco, un mondo fatto di musica, personaggi bizzarri, animazioni delicate ed ambientazioni disegnate a mano, spesso poco più che abbozzate, ma incredibilmente espressive. Non essendoci nulla di testuale, chiunque è libero di interpretare come preferisce gli eventi, trovando un senso alle emozioni che scaturiscono pad alla mano.

Arte in pixel

Non è mio interesse alimentare l’eterno dibattito sul fatto che il medium videoludico possa o meno considerarsi arte, ognuno ha la propria opinione in merito, ma quello che è chiaro giocando I fiumi di Alice è che gli sviluppatori abbiano puntato moltissimo sulla componente artistica dell’esperienza, riuscendo nell’impresa. La protagonista principale dell’avventura, penserete voi, è Alice. Beh, per quanto mi riguarda non è esattamente così, infatti è vero che la ragazzina è il mezzo che fa da tramite tra i nostri input sul touch e lo schermo televisivo, ma a farla da padrona sempre e comunque è la musica. Le varie tracce che accompagnano l’esperienza sono ispirate alle diverse ambientazioni e senza dubbio, unite al piacevolissimo stile grafico, creano un quadro d’insieme pazzesco. Il ritmo di gioco estremamente lento, inoltre, aiuta a godersi l’accompagnamento sonoro e bisogna dare credito agli sviluppatori di aver saputo sfruttare al meglio il connubio gamepad/TV per quanto concerne l’audio, relegando gli effetti sonori agli speaker del controller, dando così una parvenza di sonoro 3D sorprendentemente riuscita, anche se la scelta migliore rimane quella di giocare con un bel paio di cuffie.


In cosa si sostanzia

Lo stile grafico ed il sonoro sono certamente la parte più curata de “I fiumi di Alice”, ma in cosa consiste effettivamente il titolo se lo si guarda con disincanto e lo si analizza sotto il profilo prettamente ludico? Ci troviamo di fronte ad un’avventura grafica nuda e cruda, di quelle abbastanza vecchio stile. Ci sono gli oggetti da raccogliere, gli enigmi da risolvere, i personaggi con i quali interagire e tutto l’arsenale base della buona avventura grafica, genere che forse ai giorni nostri sta un po’ nell’ombra rispetto al passato, ma ancora forte grazie alle tante produzioni indie che affollano gli store.I (pochi) problemi del gioco, effettivamente, iniziano quando si va ad analizzare il gameplay. Siamo di fronte ad un’avventura grafica classica, questo si, e gli enigmi per chi ha una certa esperienza col genere sono di difficoltà media, nulla d’inarrivabile. Quello che fa un po’ storcere il naso è l’effettiva “casualità” di certe scelte. Essendo il gioco molto onirico ed astratto, spesso risolvere un puzzle non è un processo logico, ma abbastanza casuale. Una volta entrati a fondo nell’esperienza, però, le cose migliorano, ma ad ingozzare ulteriormente il giocatore con un altro boccone amaro sono i bug. Chi è stato videogiocatore negli anni ’90 sa bene che non c’è nulla di peggio del dover ricominciare da capo un’avventura grafica perché eseguire una serie di azioni in un ordine non pensato dagli sviluppatori ha finito per bloccare qualcosa e questo è esattamente quello che mi è capitato nel mio primo walkthrough del titolo. Un altro bug ha poi fatto si che mi trovassi già tutte le informazioni sbloccate sul quaderno che Alice si porta appresso e che in teoria dovrebbe andare a completarsi a poco a poco, mentre la storia avanza, ho così dovuto ricominciare da capo per riuscire a proseguire.


Avventura visiva

I fiumi di Alice – Versione Estesa è un buon titolo, meritevole d’attenzione soprattutto se siete appassionati del genere. Il gameplay è molto classico e certamente non spicca particolarmente tra i suoi simili, ma ad elevare l’esperienza è la componente sonora, davvero magnifica e capace di riempire alla perfezione i numerosi tempi morti dell’avventura, volutamente studiati proprio per scaturire emozioni in chi sta giocando ed eventuali altri spettatori. La storia non è molto longeva, anche se tutto dipende da quanto siete ricettivi nello scoprire i diversi puzzle, ma il prezzo al quale il gioco è venduto, poco meno di 8€, è giustificato. Se vi ritenete appassionati di avventure grafiche dategli una possibilità, se invece non ne avete mai provata una, potete iniziare da qualche mostro sacro del genere, così andate sul sicuro.

Mi ritengo un appassionato di avventure grafiche ed un discreto conoscitore del genere avendo affrontato, in passato e recentemente, titoli come i vari Monkey Island, la saga di Broken Sword e diverse altre produzioni più o meno famose. I fiumi di Alice non mi ha stupito per il suo gameplay, infatti non porta nulla di nuovo al genere, ma ha saputo incantarmi con un sonoro ed una grafica degni di lode.

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