Just Cause – Recensione Just Cause

Just Cause, come tutti quei i giochi d’azione più specificatamente classificabili come "cloni di GTA", prometteva, a pochi mesi dalla sua uscita, di rivoluzionare la suddetta categoria.
Le premesse erano allettanti: dalle anteprime si intravedeva sempre la succulenta veste grafica, un’ambientazione da urlo, una trama promettente e soprattutto tanta, tanta azione.
Come succede poi spesso il titolo, appena uscito sugli scaffali, non riuscì pienamente nel suo intento.
Ma cosa c’è di buono e cosa invece è andato decisamente storto nello sviluppo di Just Cause?

Pronti per la REVOLUTION?

Nel gioco impersoniamo un agente segreto, tale Rico Rodriguez, più che un James Bond, una specie di Superman, più cattivo e con le pistole, capace di generare un "casino totale" anche nelle paradisiache ambientazioni dove è stato mandato a operare.
Non aspettatevi di sapere altro sulla caratterizzazione psicologica del personaggio, è un duro, pronto a tutto tranne che a morire, fedele al suo paese, cinico e brutale con le donne, come il tradizionale stereotipo degli Schwarzennegger e discendenti ci ha abitutato, non gli scapperà nemmeno una volta di dubitare delle sue catastrofiche azioni, di mettere in dubbio la sua ridicola missione o gli ordini suicidi che riceverà.
Rico è un duro ed è tutto quello che serve a noi per la nostra missione, assolutamente niente di più.
Il gioco inizia con il trasporto dell’agente sull’isola di San Esperito, ovvero l’ambientazione più vasta mai ricreata in un videogioco, con i suoi ben 1025 chilometri quadrati, l’elicottero vi lascerà ad una ragguardevole distanza dalla terra, giusto per farvi apprezzare la vostra prima discesa in paracadute.
Se dovessi scegliere un solo motivo per consigliarvi l’acquisto di Just cause, prenderei ad esempio proprio questi primi minuti di gioco, quando il sole è appena sorto e controllate il vostro alter ego mentre cade nel vuoto, riuscendo a guardare con un solo colpo d’occhio tutte le isole che compongono i mille metri quadrati di gioco.
E’ impossibile nasconderlo: si tratta di una sensazione unica, che solo ora, la nostra 360 riesce a farci gustare a pieno dettaglio senza l’ombra di uno scatto o di un rallentamento.
Dopo l’esordio da oscar, vi ritroverete ad affrontare le prime missioni del gioco, e inizieranno a farsi sentire i problemi, in quanto appena finita l’"estasi" della discesa paracadutata si comincia a scoprire la mediocrità del gioco vero e proprio.

AHIA! Sono cascato un pò male

Il motore grafico, capace di gestire gli scenari da urlo sopracitati con un ragguardevole livello di dettaglio, soffre sulle distanze ravvicinate.
Vi accorgerete infatti che i PNG, oltre che non essere molto dettagliati, sono quasi tutti uguali, reagiscono tutti allo stesso modo alle vostre azioni e sono dotati di un’IA decisamente insufficente.
Gli elementi dello scenario, come le strade e le foreste, saranno anche abbastanza dettagliate, ma non riescono a tenere il confronto con i giochi più recenti, né con quelli un pò più anziani; del resto, quando un gruppo di sviluppatori punta sulla quantità più che sulla qualità e raffinatezza del prodotto, queste cose sono comuni.
La città di Vice City, ad esempio, nell’omonimo GTA 3, seppur centinaia di volte più piccola, riusciva a mantenere un livello di dettaglio molto alto, in tutti i suoi punti.
Quando parlo di dettaglio non intendo solo qualità delle Texture o degli sfondi di cui JC riesce a vantare buoni risultati in alcune parti della mappa, ma di elementi presenti sullo scenario, di costruzioni, di posizione degli edifici, di strade studiate appositamente per essere percorse in un determinato modo, etc.
In questo i ragazzi della Rockstar, riescono a surclassare quegli dell’Avalanche Studios.
Infatti, un altro difetto che coinvolge la veste grafica è proprio la mancanza di elementi interessanti per kilometri e kilometri.
Gli edifici e le cittadine che dovrete liberare come missione secondaria (in tutto sono più di 100), risultano essere quasi del tutto uguali l’una all’altra ed anonime, quello che le differenzia è solo la loro posizione sulla mappa.
In altri luoghi, invece, si è tenuto più conto del livello di dettaglio, proponendo costruzioni originali, come il night club sopra al vulcano, soltanto perché sono coinvolti dalla storia principale ed il giocatore ci deve passere e vederli per forza.
A cosa servono più di mille chilometri quadrati se poi non avete nulla da metterci?

Allora, rivoluzioniamo o no?

Le vere e proprie note dolenti del titolo arrivano analizzando il gameplay del titolo.
JC riesce ad ancorarsi solidamente alla tradizione dei cloni di GTA che hanno spopolato sulle vecchie generazioni di console, proponendo più difetti che elementi positivi.
In primis la guida dei veicoli risulta difficile e decisamente troppo arcade, rendendo anonimi e monotoni tutti gli spostamenti su quattro ruote ed ancora più ostici quelli con le due ruote.
I veicoli saranno numerosi, ad eccezione di quelli dell’Agenzia (recapitabili quasi in qualsiasi luogo da un comodo elicottero) soffrono di una scarsa caratterizzazione, poca cura per i dettagli, molti bug, e soprattutto il traffico, sia all’interno delle città che nelle strade, è alquanto scarso e tende ad "apparire" all’improvviso, compromettendo magari qualche pericoloso inseguimento.
Niente da segnalare invece per i velivoli, ben caratterizzati e divertentissimi da guidare, che spaziano da piccoli ma versatili elicotteri fino ai più potenti cacciabombardieri.
Grazie ai velivoli ed all’elemento "aria", più in generale, il gameplay riesce a dare il meglio di se, facendosi perdonare i difetti cui accennavo prima.
Più esagerata, ma non poco spettacolare, è stata la scelta dei programmatori di dotare Rico di un invisibile ma istantaneo paracadute, capace di aprirsi a vostra discrezione, sia mentre salterete fuori da un veicolo in corsa (sempre controllabile, anche dal tetto!) sia che decidiate di buttarvi da un’alta rupe, intenti a fare del bungie jumping.
Questa nuova abilità di Rico rende il gioco decisamente più irrealistico, ma aumenta il divertimento e la possibilità di sfruttare l’ambiente circostante, di scalare un alto monte per poi gettarsi nel vuoto con il paracadute.
Del resto, quale pretesa di realismo può avere un titolo in cui il protagonista riesce a sopportare valanghe di proiettili senza battere ciglio?

La rivoluzione è finita, indovina un pò chi vince

La trama non presenta niente di spettacolare, ma nemmeno banali colpi di scena, tali da mantenere vivo l’interesse dello spettatore.
Procede tranquilla, grazie a filmati in computer grafica (pessimamente realizzati) che presentano molto sommariamente i nuovi obiettivi di missione.
Una volta che l’avrete finito, vi verrà poca voglia di rigiocarlo o completare tutte le missioni secondarie, che risultano prima di tutto infinite, poi uguali e infine monotone.
L’impianto sonoro si difende bene, senza infamie e senza l’ode, e risulta capace di regalare musiche orecchiabili, come quella nel menù principale, grazie alle quali il giocatore si immedesima maggiormente nell’ambientazione del gioco.
Da lode, invece, il coro che si sente mentre siamo in discesa libera una volta gettati da un veivolo.

La famo? O non la famo?

Direi che JC risulta un acquisto consigliato agli amanti dei giochi d’azione che si ritrovano in un momento di stallo fra un GTA e l’altro.
Questo gioco pur non essendo assolutamente un capolavoro, soprattutto su 360, riesce a regalare delle sensazioni uniche al giocatore, complice una fantastica ambientazione; rimane dunque un gioco senz’altro da provare e per coloro che volessero acquistarlo ricordiamo però la necessità di sorvolare sopra i difetti già citati, e di non aspettarsi troppo a livello di profondità da questo titolo.

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