Last Window: The Secret of Cape West – Recensione Last Window: Il Segreto di Cape West

Se amate le atmosfere noir e i romanzi gialli, Last Window: il segreto di Cape West fa al caso vostro. Seguito spirituale di Hotel Dusk: Room 215, il nuovo gioco della software house Cing ci metterà nuovamente nei panni di Kyle Hyde per risolvere il mistero celato nel suo palazzo: per quale motivo la padrona di casa ha deciso di vendere di punto in bianco, sfrattando tutti gli inquilini? Tra personaggi misteriosi, fiumi di dialoghi e qualche enigma, esploreremo Cape West da cima a fondo, vivendo ogni momento di quello che più che un’avventura grafica si può definire come un vero e proprio romanzo interattivo.

 


Kyle Hyde, come tutti i personaggi di Last Window, ha carisma da vendere

 

Un romanzo punta e clicca

Fondamentalmente Last Window è strutturato come un’avventura grafica, anche se sviluppare su Nintendo DS ha permesso a Cing di realizzare un sistema di gioco intuitivo e interessante al tempo stesso. Così come accadeva in Hotel Dusk, impugneremo la console come un libro: sullo schermo alla nostra destra avremo una stilizzata visuale dall’alto e muoveremo il nostro personaggio trascinando lo stilo; allo stesso tempo, su quello di sinistra, avremo una visuale in prima persona dell’ambiente circostante, così come appare agli occhi di Kyle. In prossimità di oggetti o luoghi di particolare interesse sarà possibile passare alla visuale in prima persona anche sullo schermo di destra, utilizzando lo stilo per esaminare la scena e interagire con l’ambiente.

La vera spina dorsale del gioco comunque, diretta conseguenza dell’esplorazione di Cape West, sono i dialoghi: per scoprire cosa sta succedendo nel suo palazzo, Kyle dovrà frugare in ogni angolo e parlare con tutti gli inquilini. Molti scambi di battute daranno al giocatore la possibilità di scegliere le risposte da dare ai propri interlocutori, influenzando così l’esito della conversazione e permettendogli di scoprire più o meno dettagli. E’ un vero peccato che nessun dialogo, nemmeno quelli più importanti, sia stato doppiato; fortunatamente sopperisce a questa mancanza la scelta della grafica in stile fumetto interattivo – di cui parleremo tra poco –  che fa sentire solo a tratti la mancanza della voce dei personaggi. Mettiamo le mani avanti fin da subito, avvisandovi che Last Window è composto da fiumi e fiumi di dialoghi: nel suo tentativo di emulare un romanzo noir, il prodotto ci propone una serie pressoché infinita di testi scritti. Non che questo sia un male, intendiamoci: questi ultimi sono molto ispirati e presentano un’attenzione ai particolari che è raro trovare nel mondo dei videogiochi. Detto questo, tenete presente che per essere un’avventura grafica Last Window presenta pochi e semplici enigmi – sempre da risolvere con l’utilizzo dello stilo sullo schermo destro – e una ben più nutrita serie di dialoghi.

 


I dialoghi sono davvero ben scritti, e la possibilità di scegliere le risposte li rende sempre poco scontati

Un fumetto interattivo

Se narrativamente parlando Last Window si può tranquillamente paragonare ad un romanzo interattivo, in quanto a grafica il gioco di Cing è molto più simile ad un fumetto: immagini in bianco e nero che sembrano prese direttamente dagli sketchbook dei disegnatori si mischiano a disegni più definiti e colorati. Durante i numerosi dialoghi, inoltre, i vari personaggi si animano, cambiando espressione e postura in base al discorso: è questa la caratteristica che più fa apprezzare lo stile del gioco e che lo rende visivamente un ibrido tra videogame, fumetto e cartone animato.

Per quanto riguarda il livello di dettaglio, infine, siamo rimasti piacevolmente stupiti da come gli sviluppatori abbiano sfruttato le potenzialità della piccola console di casa Nintendo: benché non facciano gridare al miracolo, gli ambienti in tre dimensioni sono sempre ben definiti e ricchi di particolari, così come i brevi filmati di intermezzo. L’utilizzo dei due schermi in verticale, come se fossero le pagine di un libro, permette alla regia di sbizzarrirsi mostrando le scene da differenti angolazioni o immagini che scorrono da uno schermo all’altro, utilizzando in lungo e in largo le caratteristiche proprie del DS.

 


La grafica è una via di mezzo tra fumetto e realtà, e la regia gioca sapientemente con il doppio schermo

Tra un enigma e un appunto sul diario…

Lo abbiamo già accennato in apertura durante l’analisi del sistema di controllo: Last Window è un’avventura grafica, ma si basa sulla narrazione piuttosto che sulla risoluzione di enigmi. Insomma, in altre parole non aspettatevi un gioco alla Professor Layton: in Last Window gli indovinelli ci sono, ma per la maggior parte si tratta di minigiochi risolvibili senza doversi spremere troppo le meningi. Il sistema di controllo prevede sempre l’uso del pennino, da utilizzare per esaminare gli oggetti e interagire con l’ambiente che si sta osservando. Kyle ha sempre con sè anche un comodo block notes: apritelo e prendete appunti scrivendo direttamente con lo stilo per non dimenticare indizi importanti che potrebbero servirvi in seguito.

Finendo di analizzare il gameplay relativo a enigmi e interazione con l’ambiente di gioco, non possiamo fare a meno di sottolineare alcuni passi avanti fatti rispetto al gameplay del precedente Hotel Dusk. Innanzitutto, in Last Window non dovremo mai andare a zonzo tra le varie stanze del palazzo in cerca di qualcosa da fare: gli obiettivi saranno sempre chiari e comprensibili e sapremo in ogni momento cosa fare per proseguire nella storia. In secondo luogo, aggiunta altrettanto piacevole, delle icone sullo schermo ci permetteranno di semplificare alcune azioni altrimenti macchinose da portare a termine: per rispondere al telefono che squilla, ad esempio, non dovremo girare per la stanza cercando l’apparecchio, avvicinarlo, passare alla visuale in prima persona ed esaminarlo, ma ci basterà selezionare l’apposita icona che comparirà quando questo inizierà a suonare.

 


Gli enigmi sono abbastanza semplici, e consistono generalmente nell’esaminare l’ambiente circostante

Di poche parole, ma con  tanta musica

Nonostante la mancanza del doppiaggio nei dialoghi, il comparto sonoro di Last Window merita ugualmente una buona votazione: dal punto di vista prettamente musicale, infatti, siamo rimasti positivamente sorpresi. Le varie tracce strumentali che si possono ascoltare durante l’avventura non presentano nulla al di fuori dell’ordinario, ma sono gradevoli e appositamente pensate per accompagnare le scene senza mai stonare rispetto a quello che viene presentato sullo schermo. Le atmosfere sono anche in questo caso studiate per portare la mente ai vecchi film noir, mentre lo stile musicale – complice la grafica simil cartone animato – ricorda a tratti i lungometraggi di Lupin III di qualche anno or sono. Un lavoro di tutto rispetto, insomma, che certo non potevamo mancare di sottolineare.

 


L’atmosfera noir che pervade Last Window è egregiamente sottolineata da musica e immagini

Un gioco/romanzo tutto da capire

Come Hotel Dusk, anche Last Window: il segreto di Cape West fa parte di quei giochi in grado di attrarre giocatori e respingerne altri, in un rapporto di amore e odio che solo i titoli non orientati al mass-market riescono ad instaurare con gli utenti. Gli amanti delle avventure grafiche per DS tengano presente che, nel bene e nel male, non ci troviamo di fronte all’ennesimo Professor Layton: in Last Window gli enigmi sono gerarchicamente – e volutamente – posti al di sotto della narrazione e i lunghi dialoghi sono i veri protagonisti della scena. In ultima analisi, ecco il nostro consiglio: i fan di Hotel Dusk lo acquistino pure a occhi chiusi; chi non ha mai provato il genere ma è disposto a vivere un’esperienza alternativa, gli dia una possibilità: se amate leggere la bontà della narrazione saprà certamente catturarvi.

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