Men in Black Most Wanted Recensione
Men in Black Most Wanted è un gioco che inciampa dolorosamente, ma nella sua caduta rotola fino ad un inaspettato successo. In questa recensione vi citerò vari elementi del titolo VR sviluppato da Sony Pictures Virtual Reality e ognuno di questi può essere preso come – e da un certo punto di vista è – un difetto.
Eppure, non posso negare di essermi divertito nella mia esperienza nei panni dell’Agente L nella sua caccia alla razza aliena che gli ha cancellato la memoria. E non si tratta nemmeno di un divertimento da “gioco pessimo che però riesce a intrattenere”, anzi.
Nonostante la licenza molto nostalgica e il comparto grafico scadente, Men in Black Most Wanted mi è sembrato un prodotto confezionato con amore. Un richiamo ai giochi dell’epoca PlayStation 2 riportato nella nuova tecnologia VR, riproponendo un pacchetto di nostalgia in una forma fresca per la stessa natura della realtà virtuale.
Men in Black Most Wanted Recensione
Men in Black Most Wanted inizia mettendoci nei panni di Agente L, un Man in Black privato di memoria: assieme alla sua partner dovrà portare avanti un’indagine su una razza di alieni arrivata clandestinamente sulla terra. Sin da subito ho notato una strana ambivalenza nel progetto.
Come tanti giochi VR che si impostano come delle avventure in prima persona classiche, ha diversi problemi. L’impatto grafico è scadente, l’interazione ambientale è minima e dove è presente, non è molto responsiva. Tuttavia le performance son fin da subito solide e la scrittura è divertente.
Lo humour classico del franchise di Men in Black è assolutamente azzeccato in questo gioco: non sembra una scopiazzatura forzata per monetizzare la nostalgia, sembra una vera e propria nuova avventura in linea coi film. Tanto è bastato per farmi proseguire oltre il prologo poco brillante arrivando quindi al primo livello, momento nel quale il gioco ha svelato le sue carte.

Un’avventura da Playstation 2
Essenzialmente Men in Black Most Wanted è un gioco d’avventura per PlayStation 2, realizzato interamente in realtà virtuale. La struttura del gioco non è concentrata sul fare una singola cosa bene, né sull’offrire un costante pacing che tenga incollate allo schermo.
Invece, Most Wanted propone vari scenari differenti, come una serie di piccoli “generi” che fanno da intervallo tra i corridoi da sparatutto più classico. In questi momenti si dovrà impersonare il Man in Black durante le sue indagini, stando attenti a non essere visti dai comuni cittadini e cancellando loro la memoria quando necessario.
Non si tratta di nulla di eclatante, ma ho apprezzato molto questo approccio. Non solo perché le indagini e l’utilizzo del neuralizzatore sono parte dell’appeal dei Men in Black, ma anche perché questo mi ha permesso di dare una dimensione precisa a Most Wanted ed interpretarlo come un gioco su licenza vecchio stile, di quelli che facevano ai tempi in cui uscivano i film del franchise originale.
Da questo punto di vista, trovo geniale la realizzazione del gioco. Non solo punta sulla nostalgia per un franchise degli inizi 2000, ma lo fa creando un’esperienza videoludica molto ancorata proprio a quegli anni. Involontariamente, questo aiuta anche la presentazione grafica, la quale rimane bruttina ma che son riuscito a reggere meglio contestualizzata al fatto che stessi essenzialmente giocando un titolo PlayStation 2.

Un semplificatissimo Alyx
Per quanto riguarda le fasi di shooting, gli sviluppatori han preso più di qualche pagina da Half Life Alyx… ovviamente non riuscendo nemmeno minimamente a replicarne la cura. Agente L ha un guanto gravitazionale in grado di portare a sé oggetti e anche di manipolarne la gravità in modi un po’ più complessi, ma la sua responsività non è delle migliori.
Il sistema di mira funziona, così come il modo in cui sono integrati i menù, anch’essi molto simili allo sparatutto di Valve, ma è tutto fatto “benino” e tende a non essere una UX particolarmente comoda. In particolare, spesso non riuscivo a posare gli oggetti nella borsa ed ero costretto a farli cadere a terra, cosa molto fastidiosa nelle sezioni di indagine nelle quali i personaggi si insospettiscono se vedono, che ne so, un mitragliatore laser per terra.
Però, per la maggior parte, Men in Black Most Wanted funziona. Non sorprende ma fa il suo compito egregiamente e senza annoiare. La sua scrittura rimane divertente, i personaggi hanno del carisma e i livelli sono abbastanza vari da volermi far continuare.
Purtroppo devo segnalare che non sono riuscito a giocare quanto avrei voluto perché, per non capisco bene quale motivo, il gioco mi ha provocato più volte della sensibile motion sickness. Le opzioni di comfort sono presenti e sono anche abbastanza articolate da permettere di creare l’equilibrio perfetto per ciascun giocatore, eppure con me non funzionano.

Penso sia l’unione tra lo stile grafico cell shading e il movimento libero a darmi problemi, tuttavia è la prima volta che succede e non posso dire con certezza che si tratti di un limite del gioco stesso. Sottolineo solo che avrei voluto giocare più a lungo, ma purtroppo sono stato limitato a sessioni relativamente brevi, causa nausea sempre dietro l’angolo.
Men in Black Most Wanted è un gioco che non si presenta benissimo…eppure riesce a fare esattamente ciò che un titolo su licenza dovrebbe. Propone un’esperienza familiare per i fan di Man in Black, in un contesto completamente nuovo e con una realizzazione sorprendentemente buona. Non è un titolo miracoloso, si tratta di una versione estremamente semplificata di Alyx, ma fa ciò che deve per divertire e sicuramente troverà un suo pubblico nei fan del franchise.
Man in Black Most Wanted è un divertente gioco su licenza "da Playstation 2"
Pro
- Scrittura divertente
- Sezioni di investigazione gradite
- Shooting funzionale
Contro
- Graficamente bruttino
- A volte poco responsivo