NBA 2K Playgrounds 2 – Recensione

Recensito su Xbox One X

Scomparso NBA Jam, accantonato NBA Street, è stato il turno – ormai più di un anno fa – di Saber Interactive (Shaq Fu) e del loro NBA Playgrounds di riportarci a saltare come pazzi su campetti sparsi in giro per il mondo, sfruttando la licenza ufficiale della lega di pallacanestro americana. Il gioco ci aveva convinto solo in parte, specialmente prima di alcune patch che ne migliorarono il feel e la resa tecnica (soprattutto su Switch): oltre a presentare poche modalità e opzioni, il gameplay non raggiungeva assolutamente le vette di divertimento dei vecchi arcade, facendo finire in breve tempo il gioco nel dimenticatoio. Saber però, oltre a essersi impegnata nell’aggiornare il codice originale, ha pensato subito di non affliggersi, anzi, di annunciare e prepararsi a pubblicare nel maggio 2018 un sequel diretto, NBA Playgrounds 2, il quale avrebbe cercato di far quadrare definitivamente il cerchio e regalarci il titolo che tutti noi aspettavamo. Come potete evincere dalla release in ottobre e dal nome che accompagna questa recensione, qualcosa in quei mesi è successo e oggi siamo qui a parlarvi di NBA 2K Playgrounds 2, neoentrato nella “squadra” 2K Sports, recentemente visti in azione in WWE 2K19 e, ovviamente, NBA 2K19.

Se da una parte questa mossa ha portato a un piccolo rinvio del progetto, dall’altra NBA 2K Playgrounds 2 poteva beneficiare di questo cambio di publisher sotto diversi aspetti, ma purtroppo erano tante anche le “paure”, visti i recenti trascorsi della società americana in termini di micro-transazioni. E dobbiamo dirlo subito, queste paure erano decisamente fondate.

Una nuova stagione

Partiamo dagli aspetti positivi: NBA 2K Playgrounds 2 costruisce sulle fondamenta degli ultimi aggiornamenti del predecessore un’esperienza di basket arcade quantomeno competente. Sebbene la formula sia apparentemente simile a quella di NBA Jam, la realtà, gamepad alla mano, è parecchio differente. Anche qui infatti l’esperienza si compone di sfide 2 contro 2 di cestisti stilizzati dalle grosse teste con tanto di abilità e power-up insensati, ma la presenza di un indicatore di tiro impone un certo tempismo per realizzare anche solo schiacciate o tiri da 3, persino con specialisti di queste discipline. In altri giochi del genere era più una gara a chi sbagliava per primo, con tiri in fadeaway da metà campo che entravano nel canestro come se nulla fosse, mentre in NBA 2K Playgrounds 2 servirà un livello di abilità, soprattutto alle difficoltà più elevate, non da poco per portare a casa la vittoria. Il gioco di Saber denota una discreta profondità tra alley-oop, crossover micidiali e lay-up, risultando meno immediato e forse meno divertente per i neofiti ma più soddisfacente per chi volesse dedicarci del tempo. Peccato che tutto questo sia rovinato dal suo bizzarro sistema di esperienza e dalle statistiche dei giocatori, su cui torneremo presto.

NBA 2K Playgrounds 2

Giocabilità migliorata, dicevamo; peccato che restino ancora poche modalità in cui esprimere questi miglioramenti. NBA 2K Playgrounds 2 offre, oltre alle amichevoli online o in locale e alla simpatica ma limitata sfida per il tiro da tre punti, soltanto una modalità principale, la Stagione NBA, che prende il posto del basico tour mondiale dei playground contenuto in NBA Playgrounds. Le premesse per qualcosa di più articolato c’erano, tuttavia la Stagione si riduce a una banale serie di partite (15) da affrontare in sequenza, più i brevi play-off finali verso la vittoria del titolo. Non sembra neanche così male sulla carta, ma non è edificante constatare che ogni singolo campo ha lo stesso identico aspetto fatta eccezione per i colori della squadra di turno. La stagione sembra proprio un’occasione persa, anche perché toglie focus dagli splendidi nuovi 10 stage sparsi in giro per il mondo introdotti in questo sequel, ricchi di dettagli e di carattere ma confinati alle semplici amichevoli per un po’ di esposizione.

L’impronta di 2K

Quest’anno non siamo stati molto “teneri” con NBA 2K19, penalizzato per un eccessivo utilizzo di micro-transazioni che ne hanno permeato e corrotto la struttura. 2K Sports ha sfortunatamente applicato la formula anche in NBA 2K Playgrounds 2, sebbene in maniera non così invadente: qui i problemi principali stanno altrove. Esistono due tipi di valute: i Baller e i Gold Points, utili rispettivamente per acquistare pacchetti in stile FUT e sbloccare nuovi giocatori o cosmetici per agghindare i propri cestisti preferiti.

NBA 2K Playgrounds 2

I Baller Points si guadagnano a un ritmo davvero lento completando partite e sfide, e la loro spesa va unicamente a procurarci nuovi giocatori, mentre i Gold Points (ottenibili tramite valuta reale online) permettono l’acquisto dei cosmetici e di un pacchetto da 10€ per sbloccare tutti i cestisti una tantum. Il sistema è davvero complesso e assolutamente frustrante, paradossalmente più per la progressione “naturale” dovuta ai Baller Points che per le micro-transazioni vere e proprie. Completando per esempio una stagione otterremo abbastanza crediti per acquistare nemmeno due pacchetti dorati (i più rari), con tra l’altro il rischio di trovarsi doppioni tra i quattro giocatori estratti dalla busta. Arrivare a possedere un roster vario di giocatori moderni e del passato da poter usare anche nelle altre modalità sarà un processo estenuante e ripetitivo, che ci potrebbe portare a rifare la stessa stagione negli stessi 15 campi da gioco tutti uguali per decine di volte prima di completare la lista.

Tenetevi forte, però, perché l’elemento più inspiegabile deve ancora venire, un qualcosa che va anche a inficiare la godibilità del gameplay, altrimenti solido. In pratica ogni cestista sbloccato, di qualsiasi rarità o qualità, parte da un livello di esperienza “Bronzo” da accrescere a furia di partite e punti esperienza, come in NBA Playgrounds. Se nel primo gioco, però, la crescita del giocatore sbloccava solo alcune animazioni particolari e ne migliorava solo leggermente le statistiche, in questo NBA 2K Playgrounds 2 i giocatori a livello bronzo sono delle schiappe. Scusate la parola da scuola elementare, ma era quella che rappresentava meglio la situazione. Prendiamo Steve Nash, canadese ex-stella dei Phoenix Suns e vincitore di due premi MVP, uno dei migliori tiratori degli ultimi vent’anni. Ecco, se selezionerete Nash senza averlo allenato, sappiate che le sue statistiche saranno di livello infimo, rendendo complesso anche solo segnare un canestro da tre punti da smarcato senza una buona dose di fortuna e una precisione pazzesca, senza contare la lentezza con la quale generalmente porterà a termine ogni mossa.

NBA 2K Playgrounds 2

Per raggiungere un livello di rendimento più consono al suo pedigree toccherà portarlo al livello Oro, anzi meglio ancora Diamante, facendolo crescere partita per partita magari contro la CPU e persino portando a termine alcune “sfide” sul campo. Non siamo avversi a elementi da RPG di questo tipo anche in un arcade, ma riflettete sull’assurdità di dover potenzialmente allenare 400 giocatori di basket in due-tre modalità per poter pensare di usarli con profitto online o anche solo per potervi divertire segnando qualche canestro difficile o potendo pensare di affidare il joypad a un vostro amico per una partita casuale. Tutto ciò vi porterà senza dubbio a specializzarvi in una manciata di giocatori, perché realisticamente non vi si potrà chiedere di spendere almeno un’ora su ognuno di essi per farlo salire di livello “grindando” per renderlo competitivo sul parquet come il suo statuto di stella dell’NBA dovrebbe imporre.

Basket mercato, questo sconosciuto

Se ciò non bastasse, nonostante le licenze ufficialissime e il rinvio, in NBA 2K Playgrounds 2 i roster delle squadre non sono aggiornati alle ultime mosse di mercato dell’NBA (iniziata in questi giorni inoltre!), con giocatori come Tony Parker ancora ai San Antonio Spurs o Carmelo Anthony non unitosi agli Houston Rockets: qualcosa che potevamo accettare quando Playgrounds era un gioco indipendente, ma ora non più. Pretendiamo una patch in tempi brevi.

E non è finita qui: persino nei settori tecnici, nonostante un miglioramento nei modelli poligonali, il gioco resta decisamente imperfetto, almeno nella versione da noi recensita su Xbox One X, nella quale abbiamo assistito a numerosi bug audio (la musica spesso spariva) e un quasi divertente glitch visivo che praticamente ha trasportato i nostri giocatori sulla superficie del Sole per la durata di una partita. Vi lasciamo il video qui, davvero imperdibile.

Se NBA Playgrounds poteva essere visto come un discreto primo tentativo, che poneva buone basi per un seguito, il sequel ci ha davvero deluso. Visti i miglioramenti nel gameplay, bastava per 2K Sports rifinire il prodotto, inserire un paio di nuove modalità e farci tutti felici. E invece l’introduzione delle micro-transazioni, di un livello di grinding davvero troppo alto e qualche caduta di stile come il mancato aggiornamento delle rose fa fare addirittura un passo indietro alla serie di Saber Interactive. Detto questo, la palla ora al team di sviluppo: nel caso l’economia del gioco venisse rivista in maniera sostanziale tramite aggiornamenti, il nostro parere potrebbe cambiare radicalmente perché le basi sono buone, ma allo stato attuale non possiamo in cuor nostro consigliarvi l’acquisto.

5.3

Pro

  • Giocabilità migliorata
  • Online discreto

Contro

  • Bug tecnici
  • Sistema di progressione tedioso
  • Micro-transazioni
  • Poche modalità
  • Roster ampio ma non aggiornato
Vai alla scheda di NBA 2K Playgrounds 2
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