One Punch Man: A Hero Nobody Knows – Recensione

Recensito su PlayStation 4

I tie-in videoludici, specialmente quelli legati all’universo degli anime e dei manga, hanno spesso vissuto sorti alterne. Nella stragrande maggioranza dei casi, infatti, lo scarso successo delle conversioni in salsa videoludica delle più disparate opere del settore ha fatto sì che risultassero delle manovre tutto sommato dimenticabili, ben lontane dagli standard qualitativi delle loro più bastonate controparti cartacee o televisive. Negli ultimi anni il trend non è cambiato, nonostante gli sforzi di alcune software house, capaci, in alcuni casi particolari, di dar sfogo ad un estro quasi inaspettato, imbastendo così prodotti qualitativamente sopra la media. Basti pensare, per citarne uno, all’ottimo Dragon Ball FighterZ, capace di attingere al materiale originale in modo sapiente e solenne, confezionando per il grande pubblico un prodotto a tratti perfetto. A un prodotto tanto riuscito si sono contrapposti un numero sempre crescente di “fallimenti”, di prodotti ossia incapaci di sfruttare al meglio l’enorme potenziale a disposizione. Ne è un esempio lampante Jump Force, picchiaduro in salsa ruolistica che, pur vantando su un roster incredibile, proveniente da un po’ tutte le principali opere della gloriosa rivista Weekly Shonen Jump, non ha saputo convincere né i giocatori né gli addetti ai lavori.

I ragazzi di Spike Chunsoft, dopo l’enorme passo falso compiuto, sono tornati alla carica, esattamente un anno dopo, con un nuovo tie-in, ancora una volta dal potenziale elevato, la cui riuscita però era tutta da valutare. E così, ovviamente, quando One Punch Man: A Hero Nobody Knows è stato annunciato, la reazione di buona parte dei fan dell’opera di ONE e Yusuke Murata si è subito spaccata a metà, in un perfetto misto tra paura ed eccitazione. La possibilità di giocare nelle vesti di Saitama, Genos, Tornado, Bang o del simpaticissimo Spatent Rider ha indubbiamente generato tanta curiosità, rapidamente fugata dal timore di ritrovarsi per le mani l’ennesimo tie-in dalle dubbie qualità.

Dopo aver passato un po’ di tempo in compagnia del nuovo pargolo della software house nipponica, realizzato in compagnia dell’immancabile Bandai Namco, siamo pronti a rivelarvi se questi timori fossero o meno fondati. Volete un piccolo spoiler? La risposta, in cuor vostro, la conoscete già.

One Punch Man: A Hero Nobody Knows


ONE… story

La creatura di ONE, a cui successivamente Yusuke Murata ha dato forma, si basa su solide fondamenta, necessarie e determinanti ai fini di un successo mondiale quasi inarrestabile. Il fulcro della vicenda è un protagonista carismatico, incredibilmente sfaccettato, la cui storia svaria con abilità e destrezza tra generi diversi, con un risultato finale a tratti inattaccabile. Saitama è un ragazzo debole e soprattutto annoiato, la cui vita di tutti giorni è diventata rapidamente una vera e propria prigione, da cui il giovane decide di scappare in un modo molto particolare. Ridicolizzato da uno spaventoso essere e incapace di difendere i più deboli, il ragazzo decide di seguire un allentamento molto particolare, col fine ultimo di diventare più forte. Il più forte.

One Punch Man: A Hero Nobody Knows

Il risultato è quello che un po’ tutti conosciamo: Saitama diventerà talmente forte da sconfiggere ogni avversario con un sol pugno (da qui il nome, ndr), ritornando però in tal modo a uno status di depressione dovuto proprio alla sua forza eccessiva, che gli rende praticamente impossibile qualsiasi tipo di sfida. E la storia di One Punch Man: A Hero Nobody Knows si basa proprio su queste precise linee guida, approfittando appieno di un universo narrativo malleabile e perfettamente coniato. Il protagonista del titolo di Spike e Bandai Namco, di conseguenza, non è Saitama, bensì un altro eroe, un nuovo eroe, che così come Saitama dovrà partire da zero per dimostrare tutto il suo valore. Come potrete immaginare, il gioco parte proprio da qui, dalla creazione (attraverso un editor abbastanza modesto, destinato ad ampliarsi col tempo) di quello che sarà il nostro alter ego, destinato a scalare la classifica dell’Associazione Eroi per difendere gli innocenti dalla minaccia degli Esseri Misteriosi e, soprattutto, per far risonare con forza il proprio nome.

Tanta quantità, poca qualità

Ludicamente parlando, One Punch Man: A Hero Nobody Knows offre una struttura fin troppo poco originale e già ampiamente vista nel corso degli ultimi anni, in particolare nelle produzioni a cui il titolo si rifà molto. Per progredire nella storia il gioco utilizza l’espediente del Ranking degli Eroi (da C a S, come nell’anime e nei manga) per superare le missioni principali da un livello all’altro, “costringendo” il giocatore ad alternarle con tante attività secondarie. Da questo punto di vista, però, Spike ha dimostrato di aver imparato poco dal passato, confezionando un prodotto incredibilmente ripetitivo e poco interessante. Sia chiaro, svolgere le attività secondarie è molto remunerativo e come dicevamo poc’anzi risulta praticamente fondamentale ai fini della progressione anche nella storia principale, ma queste peccano tremendamente in termini di varietà e profondità.

One Punch Man: A Hero Nobody Knows

Ogni missione secondaria si riduce a una ripetizione perpetua delle stesse attività, diventando rapidamente un male necessario per il giocatore, quasi “costretto” ad affrontarle per non avere problemi nel portare a termine gli incarichi principali. Per accettare le missioni è necessario girovagare all’interno della città, che fa da cuore pulsante e hub di One Punch Man: A Hero Nobody Knows, in cui è possibile incontrare anche gli eroi più famosi che, spesso, assegnano anche loro missioni utili, tra le altre cose, a fortificare l’intesa con loro. Fortificare l’intesa con gli eroi sblocca ricompense molto utili, tra cui c’è la possibilità di utilizzare le mosse più famose di questi ultimi, personalizzando così il nostro alter ego attingendo alle arti degli eroi più famosi. Portare al termine le missioni principali, preoccupandosi anche di svolgere più attività accessorie possibile può portarvi via tranquillamente oltre le 30 ore di gioco, per una longevità (destinata ad aumentare e di molto nel caso voi foste dei completisti) molto buona. Peccato, però, che il tutto – lo ripetiamo – sia eccessivamente ridondante, rendendo molto difficile l’opera di empatizzare con i vari personaggi e soprattutto portare a termine un’avventura tutt’altro che indimenticabile.

ONE PUNCH!

Sul piano più pratico, valutare One Punch Man: A Hero Nobody Knows è ancor più controverso, specialmente se si valuta quello che è il cuore della produzione: il sistema di combattimento. Pad alla mano, infatti, il gioco porta su schermo un classico picchiaduro a squadre con un personaggio principale e due di supporto i quali, in base alle loro skill “reali”, offrono un contributo ben preciso alla battaglia. Negli scontri si avverte fortemente la vena ruolistica che avvolge la produzione, nella fattispecie analizzando le abilità e i parametri del personaggio utilizzato.

One Punch Man: A Hero Nobody Knows

Ogni livello conferisce dei punti abilità da spendere in diversi parametri, come la forza fisica, i punti salute o il fascino, soltanto per citarne alcuni, tutti utili per conferire una buona varietà di scelta in termini di sviluppo del proprio eroe. Anche le abilità seguono questo schema: avanzando nella storia è possibile sbloccare tutti e quattro gli slot disponibili per le abilità attive, che, appunto, possono essere selezionate in base non soltanto al proprio gusto ma anche alla specializzazione scelta. Ancora una volta, come dicevamo poc’anzi, il fattore ruolistico in One Punch Man: A Hero Nobody Knows si avverte fortemente, poiché le varie tipologie di specializzazioni offrono uno stile di combattimento ben diverso ogni volta: potenza, agilità, fascino, armi, sono solo alcuni esempi di quello che si può fare una volta iniziato a progredire nella storia, con tutto ciò che ne consegue in termini ludici.

One Punch Man: A Hero Nobody Knows

Sfortunamente, però, questa grande libertà non si sposa con un sistema di combattimento altrettanto valido, che sin dalle prime battute mostra il fianco a diverse problematiche più o meno evidenti. La prima e più lampante è legata alle animazioni e più in generale al feedback dei colpi. One Punch Man: A Hero Nobody Knows è un prodotto ingessato, spettacolare certo, ma eccessivamente legnoso in quasi tutti i movimenti e incapace, nonostante la grande fedeltà al materiale originale, di restituire un vero appagamento dopo ogni colpo. A questo, poi, si aggiunge uno sbilanciamento gravoso del roster, a cui gli sviluppatori hanno promesso di lavorare nel corso delle prossime settimane. Alcuni dei ben 27 personaggi utilizzabili (tra supporto e non) sono nettamente più forti di altri e ciò compromette nettamente non soltanto il progresso generale nella storia ma anche e sopratutto la qualità dei match online e degli scontri versus in locale. Questo è un po’ ciò che accade con Saitama il quale, così come nella controparte cartacea, è capace di uccidere gli avversarsi con un solo colpo.

One Punch Man: A Hero Nobody Knows

Gli sviluppatori hanno compensato in parte questa lacuna relegando Saitama a personaggio esclusivamente di supporto ma, una volta entrato in gioco dopo aver atteso il countdown, provoca lo stesso effetto di cui vi parlavamo sopra. Nel corso degli incontri, poi, le interruzioni casuali (come catastrofi naturali, l’avvento di personaggi aggiunti da sconfiggere o l’aiuto di altri eroi) rischiano di compromettere e sbilanciare anche scontri ben delineati, con un risultato finale tutt’altro che invidiabile.

Spike Chunsoft come Murata

Sul piano tecnico e artistico, ancora una volta, One Punch Man: A Hero Nobody Knows si scinde esattamente in due, portando su schermo un lavoro caratterizzato da fortune alterne. Se da un lato l’opera di Spike Chunsoft è un vero e proprio omaggio alla serie principale e al lavoro di Murata, grazie anche a una realizzazione in cel shading di pregevole fattura, dall’altro evidenzia tutti i limiti di una produzione ben lontana da un livello qualitativo in linea con gli standard attuali. A pagarne le spese sono i modelli poligonali dei personaggi secondari, gli ambienti e gli interni, tutti caratterizzati da un lavoro svogliato in cui il riciclo e la bassa densità di pixel la fanno da padroni.

One Punch Man: A Hero Nobody Knows

Ma non solo: anche sul fronte della stabilità il gioco mostra il fianco a numerose problematiche, come il pop-in e il pop-up di NPC continuo e i cali di frame rate molto frequenti, che inficiano sulla godibilità del titolo in particolare per quanto riguarda la parte esplorativa e non tanto quella dei combattimenti in sé. In ogni caso, la ricostruzione del mondo di gioco è assolutamente encomiabile, risultando praticamente impeccabile ed estremamente fedele al materiale originale. A completare l’ottimo quadro d’ispirazione all’opera di Murata sono il doppiaggio (quello giapponese) e le musiche, tutte perfettamente in linea col materiale di partenza, su cui spicca la strepitosa intro del gioco, affidata alla band rock JAM Project, gli stessi artisti che hanno curato le opening delle due serie animate dell’opera di Murata e ONE.


In conclusione…

One Punch Man: A Hero Nobody Knows

One Punch Man: A Hero Nobody Knows riesce a replicare, grazie a un esagerato fanservice, le stesse emozioni dell’opera di Yusuke Murata e ONE, ma con tantissimi compromessi. Il primoè un sistema di combattimento lento e macchinoso, la cui spettacolarità viene messa a dura prova, appunto, da un sistema di comandi basilare e difficile da digerire. Il vero difetto della produzione rimane comunque quello legato alla creazione di un sistema ludico povero e ripetitivo, in cui le (tante) attività affrontabili per progredire nella storia o per sbloccare nuove abilità si riducono a un riciclo continuo di situazioni e modalità di gioco. Nel complesso, dunque, One Punch Man: A Hero Nobody Knows è un titolo che farà probabilmente felici i fan del mangaka nipponico, ma è ben lontano dal risultare valido in senso assoluto, risultando in buona sostanza un prodotto ibrido e dal carattere molto relativo. Spike Chunsoft ha, insomma, mancato ancora una volta l’occasione di portare a casa un buon traguardo, con la speranza che il prossimo tie-in possa risultare nettamente più a fuoco.

6

Pro

  • Fanservice riuscito
  • Artisticamente degno fedele al materiale originale
  • Ottima longevità
  • Tante attività da svolgere...

Contro

  • ... ma incredibilmente ripetitive
  • Combat system legnoso
  • Vena ruolistica marcata ma eccessivamente confusionaria
  • Alcuni personaggi sono troppo sbilanciati
  • Vari problemi tecnici
  • Graficamente sottotono
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