Onimusha: Dawn of Dreams – Recensione Onimusha: Dawn of Dreams

Recensione a cura di: Francesco "Kloud VD" Sassera

La stirpe degli Oni

Onimusha: Warlords, primo capitolo della serie, uscì nei nostri negozi nel Giugno del 2001. Essendo uno dei primi giochi per PS2, esso presentava una grafica rudimentale e un gameplay piuttosto legnoso, ma era comunque un ottimo gioco, degno di essere almeno provato, che però non piacque a tutti. Questo gioco introduceva inoltre Samanosuke Akechi e Oda Nobunaga, rispettivamente il protagonista e l’antagonista principali della serie, nonostante nel seguito, Onimusha 2, il ruolo di personaggio principale sia stato assegnato a Jubei Yagyu, personaggio epico, ma non altrettanto carismatico. Nel terzo capitolo, che presentava una grafica di altissimo livello e una giocabilità migliorata tantissimo rispetto al primo e al secondo capitolo, Samanosuke faceva il suo ritorno, con un’avventura temporale che coinvolgeva persino Jean Reno, nei panni di un poliziotto Francese intenzionato a difendere Parigi e la sua famiglia dai Genma, gli orribili demoni al servizio di Nobunaga. Dopo un’epica battaglia fra un Oda con poteri divini e un Samanosuke trasformato nel vero Onimusha, il terzo capitolo si concludeva mettendo la parola fine a una trilogia che non aveva mancato di appassionare moltissimi giocatori. Tre anni fa, la Capcom ha stupito tutti annunciando un quarto capitolo: Shin Onimusha: Dawn of Dreams. Il gioco non presenta nessun "4" nel titolo, ma comprende invece l’aggettivo "shin", che in Giapponese significa "nuovo": infatti esso non fa parte della storyline dei primi 3 Onimusha e, anche se fa riferimento ad essi e ripropone un gameplay costruito sulla base di quello degli "avi" (un elemento storico è ad esempio l’impossibilità di saltare), è a tutti gli effetti un gioco a sè stante, capace di farsi giocare anche da gente che non ha nemmeno sentito nominare la saga. Ma tiene fede al buon nome della serie? Cerchiamo di dare una risposta.

I ciliegi in fiore..

Il terzo capitolo si era fatto notare soprattutto per la splendida grafica a fondali poligonali, che prendeva il posto degli scenari prerenderizzati presenti invece nel primo e nel secondo capitolo. Com’è logico, in un passaggio simile ci si dovrebbe aspettare un grande calo di qualità, ma gli abili grafici della Capcom hanno fatto in modo che la differenza non pesasse troppo, regalandoci una Parigi perfettamente ricostruita e dettagliatissima. Questo nuovo quarto capitolo, pur non presentando grossi passi avanti nel comparto grafico, riesce comunque a stupire con ambienti ben costruiti ed enormi. Anche qui non manca la cura dei dettagli tipica della serie: è impossibile non emozionarsi vedendo gli effetti speciali scaturiti dalle armi o non stupirsi osservando la "pioggia" di petali di ciliegio, clichè tipico Giapponese, ma utilizzato raramente in un videogioco prima d’ora. I personaggi poi sono realizzati in maniera davvero ottima, come traspare dalla cura messa dagli animatori nei particolari e nei movimenti. Unica pecca (oltre all’assenza di un filmato iniziale degno della serie): certe mosse sembrano un po’ forzate e scattose. Ciò però non influisce molto sul gioco, che offre una grafica che non è seconda a nessuno nell’ambiente videoludico.

L’urlo della spada

Cominciamo dal punto debole del gioco: il doppiaggio Inglese. Non è il migliore che si sia mai sentito: certo, nella maggior parte dei casi le voci si addicono ai personaggi, ma i doppiatori non si sono impegnati molto nel mantenere la qualità delle voci allo stesso livello dei colleghi Giapponesi. E in un gioco pieno di dialoghi come questo, la cosa si fa piuttosto grave. Per fortuna però il sonoro non fa acqua da tutte le parti: le musiche, ad esempio, sono semplicemente spettacolari e decisamente epiche, e si addicono molto a un gioco come questo. Gli effetti sonori sono più o meno sugli stessi livelli: ogni movimento dei personaggi produce un suono diverso e i rumori scaturiti dalle lame in combattimento sono alquanto realistici. Insomma, su questo aspetto del gioco non c’è troppo da lamentarsi.

C’era una volta un samurai..

Nel Giappone medioevale, un samurai, chiamato "Soki" dagli amici, si trova suo malgrado a dover fermare il neo-shogun Hideyoshi Toyotomi, che sta progettando di invadere tutta l’Asia grazie alla potenza derivatagli dal patto col dio dei demoni Genma, Fortinbras. Soki, accompagnato da cinque alleati che si uniranno a lui durante il corso del gioco, deve affrontare dapprima miriadi di demoni, per poi arrivare allo scontro con i diretti subordinati di Hideyoshi e con lo shogun stesso. Questa non troppo complicata trama si divide in due dischi, che vedono il gruppo combattere sì per un unico fine, ma anche per raggiungere ognuno un suo personale scopo: Soki vuole eliminare Hideyoshi perchè era il suo "padre adottivo", Roberto deve sistemare i conti anche lui con il padre, Tenkai è interessato a distruggere Fortinbras, Jubei vuole eliminare l’assassino del suo clan, mentre Ohatsu è determinata a uccidere una certa persona, per averla umiliata. Si tratta certamente di un passo avanti rispetto ai capitoli precedenti, dove lo scopo era semplicemente arrivare a sconfiggere il nemico per impedirgli di conquistare il Giappone.

Questo gioco non è Devil May Cry

Non aspettatevi perciò di vedere i protagonisti eseguire salti da Super Saiyan di ottantacinquesimo livello ma anzi, aspettatevi di non vederli saltare affatto. Come già detto, da sempre nella serie di Onimusha i personaggi sono impossibilitati al salto. Ma, non essendo questa possibilità contemplata nel gameplay, non pesa affatto sul gioco. Inoltre non pensiate di potervi scatenare con mosse ultracoreografiche che premiano la "stilosità": qui le mosse sono ridotte a poche, indispensabili combo, non concatenabili fra loro ma molto efficaci anche singolarmente. Per poter sfruttare a pieno ogni personaggio, inoltre, occorre potenziare lui e le sue armi: per la prima cosa, occorre farlo salire di livello, sconfiggendo nemici vari e sfruttando i punti acquisiti in questo modo per potenziare i vari parametri. Per upgradare le armi, invece, è sempre necessario uccidere nemici, ma bisogna anche assorbire le anime da essi rilasciate per riuscire a ottenere una spada (o una lancia..o dei guantoni..o una wakizashi..o un fucile) degna di questo nome. Il potenziamento ha ricevuto numerose modifiche rispetto ai primi capitoli: innanzitutto, il livello massimo raggiungibile dalle armi e le armature è aumentato: da 3 per entrambe è passato a 10 per le prime e 100 per le seconde. Inoltre sono disponibili molte più armi: non si riesce a fare due passi senza inciampare in un oggetto più potente di quello che già si ha. Certo, potrebbe sembrare una cosa positiva, ma per coloro che amano raggiungere il massimo livello in qualsiasi sezione significa ore e ore spese ad affettare i nemici per ottenere le anime necessarie ad intraprendere il potenziamento. Ogni personaggio ha inoltre dei poteri speciali, attivabili tramite la pressione simultanea dei tasti R3 e L3, ma solo nel caso si posseggano abbastanza sfere viola: nel caso di Soki, ad esempio, esso si trasformerà in Onimusha, potendo così godere di velocità e potenza maggiori, oltre ad una temporanea invulnerabilità. Si tratta di poteri in grado di ribaltare le situazioni più complicate, ma reperire le anime viola non è facile come dovrebbe essere: i nemici ne lasciano andare veramente poche. Nel complesso però la giocabilità è più che sufficiente, e offre molti momenti di divertimento.

Quanto durerà la quarta generazione degli Oni?

Come già menzionato, la vicenda si divide su due DVD: non si tratterà quindi di un’avventura da due orette scarse! Anzi, se si vuole ottenere tutte le migliori armi e potenziarle al massimo, o se si vuole trovare i rarissimi Amuleti Oni, o ancora se si vogliono completare le Prove di Valore, il gioco potrebbe portarvi via anche più di quaranta ore. Senza dubbio una durata sopra la media in un gioco d’azione, e non rimpiangerete nessuno dei minuti speso con questo gioco.

E adesso aspettiamo il quinto capitolo della trilogia

Insomma, Onimusha: Dawn of Dreams è un gioco d’avventura di tutto rispetto, con meccaniche da GDR d’azione e una giocabilità molto buona, oltre ovviamente a una grafica superlativa. Attenzione però: se siete degli hardcore-fan della serie, i nuovi protagonisti potrebbero non piacervi.

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